Qual è quella serie che, nonostante ne sia stata trasmessa la seconda stagione a metà Marzo su Sky Cinema, nonostante sia innegabilmente attuale e nonostante sia molto apprezzata in Gran Bretagna, è ancora ed immeritatamente semisconosciuta in Italia? Black Mirror.
La mini serie, nata nel 2011 ed esportata nel Bel Paese solo a fine 2012, dalle atmosfere claustrofobiche, ci presenta un ventaglio di scenari in cui le vittime-carnefici siamo noi, gli abitanti del tecnologico Primo Mondo. E’ infatti il nostro rapporto con la tecnologia, con i media, il cardine di questa produzione britannica: eccessiva spettacolarizzazione della vita privata, dipendenza dalle nuove trovate tecnologiche, abuso dei mezzi di comunicazione, chi più ne ha più ne metta. I finali degli episodi non sono mai come ci aspettiamo (o auguriamo) siano. E forse quello che ci colpisce di più è proprio il fatto che ad essere rappresentati sullo schermo siamo proprio noi: Black Mirror non tratta di future società distopiche, non è ambientato in un ipotetico 2100, ma ai giorni nostri, nel nostro domani.
Ed estremamente attuale e quasi inquietante, considerata la situazione politica italiana, è l’episodio “vota Waldo!”, che chiude la seconda stagione, nel quale un personaggio animato, l’orsetto blu Waldo, che fa satira all’interno di un programma televisivo, viene candidato alle elezioni. Il suo fare aggressivo, il suo avercene per tutti, dai Laburisti ai Conservatori, il suo gridare ‘siamo stufi, andate tutti a casa ’, il suo sfruttare nuovi ed efficaci mezzi di comunicazione, lo porterà a diventare il guru politico per buona parte degli elettori. Il finale, che ovviamente non vi svelerò, allibisce e turba.
Particolare, in questa produzione, è anche la struttura delle stagioni: ogni serie è composta di soli 3 episodi, ognuno dei quali è indipendente dagli altri due sia per trama che per cast; l’unico punto di contatto è il tema, sebbene sia trattato volta volta in modo diverso.
Ma chi c’è dietro questa serie dal pessimismo penetrante? Charlie Brooker, classe 1971, giornalista e presentatore britannico, famoso per il suo humor tagliente ed il suo sarcasmo, che non hanno pietà per nessuno. Dal pugno di Brooker è nata l’intera seconda stagione, mentre la prima è stato un lavoro a quattro (o meglio, sei) mani con sua moglie, Kanaq Huq, e Jesse Armstrong.
Il comico inglese prima della creazione di Black Mirror, ha prodotto e scritto un’altra miniserie: Dead Set. La storia si apre con un’ennesima apocalisse zombie, stavolta in Inghilterra, ma i protagonisti troveranno un rifugio sicuro: la casa del Grande Fratello. Anche qui Charlie è stato capace di parlare di televisione e di media con intelligenza, ed in una chiave del tutto originale.
Al di là delle serie o mini serie tv, Brooker si è dedicato e si dedica tutt’ora alla presentazione di programmi di satira e di informazione sulla televisione britannica ed il suo nome è volato, ancor prima che uscisse la drama series della quale stiamo parlando, in Italia, nel 2011, a causa (o per merito) delle sue taglienti considerazioni sui processi a carico di Silvio Berlusconi ( http://www.youtube.com/watch?v=VomJjhltTYk )
Per concludere, Black Mirror, figlia di una mente ironica ed estremamente acuta come quella di Charlie Brooker, è il nostro specchio oscuro. E se non sarà spunto di riflessioni, almeno saranno sei entusiasmanti puntate da godersi, con un pizzico di ansia.
Lavinia Salicchi
Molto carino l’articolo, brava 🙂