Il Lago dei Cigni è uno dei balletti più amati e più rappresentati del grande repertorio classico, indimenticabile e riconoscibile fin dalle prime note della poetica e struggente musica di Čajkovskij. La sua prima esecuzione è stata messa in scena il 20 febbraio 1877 al Teatro Bolshoi di Mosca e da allora nel corso degli anni la fama del balletto è accresciuta sempre più, vedendolo protagonista di innumerevoli rappresentazioni. Anche Fabrizio Monteverde, uno dei coreografi più apprezzati della danza contemporanea italiana, si è cimentato su questo tema firmando per la compagnia del Balletto di Roma una versione in chiave “insolita” di un classico d’eccezione, rispetto alle sue tradizionali messe in scena. Il coreografo infatti, alla passionevole trama dei due amanti Siegfried e Odette, intreccia quella de Il canto del cigno di Anton Cechov, facendo rivivere ai protagonisti la loro passata avventura d’amore. E’ così che nasce quindi Il Lago dei Cigni ovvero “Il Canto”.
Analogamente al protagonista cechoviano, vecchio attore ormai malato che ripercorre i ruoli di una lunga carriera, i personaggi del Lago sono degli “anziani” ballerini che, ricordando una giovinezza ormai svanita, percorrono nuovamente gli atti di un ulteriore Lago, questa volta definitivo. I movimenti infatti sono scattosi, talvolta ripetuti e “sofferti” a causa dell’avanzata età, senza perdere però la speranza in un lieto fine. Variazione notevole (e ben riuscita) in questa versione è la danza dei quattro cignetti – il pezzo più famoso insieme al pas de deux dei due amanti – eseguita dai quattro anziani cigni muovendo mani e braccia a tempo di musica, imitando i movimenti i passi che solitamente sono eseguiti in punta di piedi.
I protagonisti lottano per il loro amore, il quale però è tristemente destinato a finire, portando entrambi alla morte (inevitabile). Odette, condannata ad una vita di perpetua metamorfosi tra donna e cigno, umana e animale, combatte con tutte le sue forze per cercare di liberarsi dalla sua prigionia, marionetta del malvagio stregone Rothbart. È lei la vera protagonista della pièce, il personaggio di riferimento a cui ruota la storia ed è lei infatti a svanire per ultima “dietro il velo” che costituisce il confine tra la vita e la morte. Spogliatasi delle sue vesti e della sua vecchiaia, è pronta a mettere fine all’interminabile replica della storia passata del Lago, scivolando oltre la barriera che delimita il passaggio alla morte.
Sebbene questa messa in scena sia innovativa per un Lago dei Cigni e contornata da scenografie realizzate unicamente dai passati vestiti giovanili e colorati dei personaggi, ora lanciati in aria ora ammucchiati in piccole montagnole ora erti a creare una sorta di portale tra la vita e la morte, il pubblico è rimasto particolarmente colpito dalla performance dei ballerini, applaudendo più volte durante la rappresentazione e a chiusura del sipario.
coreografia, regia ed allestimento scenico di Fabrizio Monteverde, i costumi di Santi Rinciari, le luci di Emanuele De Maria, saranno protagonisti sul palcoscenico Roberta De Simone (Odette), Siro Guglielmi (Siegfried), Claudia Vecchi (Odile), Luca Pannacci (Rothbart) e la Compagnia: Placido Amante, Marcos Becerra, Saverio Cavaliere, Roberta De Simone, Siro Guglielmi, Monika Lepisto, Valentina Pierini, Luca Pannacci, Eleonora Pifferi, Raffaele Scicchitano, Azzurra Schena, Claudia Vecchi, Stefano Zumpano.
Annalisa Castagnoli
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