Quattro giorni fa, sul sito del MiBACT (Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo) è stato pubblicato l’elenco delle orchestre ed associazioni musicali che riceveranno contributi statali e l’entità di questi. I dati sono a dir poco allarmanti: oltre sessanta tra orchestre ed associazione si sono viste azzerare i fondi statali, mentre altre sono state pesantemente penalizzate. Tuttavia, prima di gridare allo scandalo, è bene osservare con precisione il quadro d’insieme, ascoltando sia chi difende la decisione del ministro Dario Franceschini sia chi lo accusa.
Detto in modo molto spiccio, la versione del Ministero e dei suoi sostenitori è la seguente: il Ministero ha voluto modificare radicalmente il sistema d’assegnazione dei contributi statali e, in alcuni casi, l’entità dei suddetti in modo da poter riequilibrare il sistema, fortemente compromesso da lunghi anni di c.d. contributi a pioggia. Pertanto si è provveduto a stilare una classifica ragionata di tutte le realtà musicali e a stabilire quali di queste fossero meritevoli di ricevere gli agognati fondi ed in quale misura.
In una lettera inviata a La Stampa, Salvatore Nastasi – direttore generale dello spettacolo – asserisce questo: “Nel 2015 […] il ministro Franceschini ha deciso di incrementare le risorse del Fondo Unico nei settori prosa, musica e danza per dare maggiore sostanza a una riforma per la prima volta non dettata da esigenze di austerity. I dati, infatti, vanno analizzati nel loro insieme […]. Per sgombrare il campo dalle interpretazioni e anche dalle gravi imprecisioni riportate [nell’articolo de La Stampa, ndr.] (solo per fare alcuni esempi, si parla, per la musica, di un taglio del 73% dei fondi alla prestigiosa Orchestra e Teatro di Tradizione Haydn di Bolzano, quando invece il valore esatto è di un aumento del 24%, […]), sarebbe giusto che si desse risalto ai dati reali: nel 2015, per il teatro, la musica e la danza sono stati stanziati dal Ministro oltre 141 milioni di euro, con 10 milioni in più rispetto al 2014, di cui circa 5 milioni per il teatro aumentando sino a 83 il numero delle compagnie finanziate di innovazione e ragazzi, circa 1 milione per la danza, e circa 4 milioni per la musica. È vero, qualche soggetto molto ben sostenuto in passato vede ridursi il finanziamento: ma è proprio per effetto del giusto riequilibrio.”
Detto così, sembra che finalmente tutte le cose siano al loro posto e che il sistema dei finanziamenti pubblici per la musica sia effettivamente equo e bilanciato. Ma cosa intende il signor Nastasi con “giusto riequilibrio”? Consiste, ad esempio, nel tagliare di circa 75.000 euro i contributi della prestigiosa Accademia Musicale Chigiana, che ha ospitato compositori come Prokof’ev, Casella, Ravel, Webern, Hindemith, De Falla. Oppure nell’escludere il Premio Internazionale Vittorio Gui di Firenze, o ancora nel tagliare di 240.000 euro la sovvenzione per la Fondazione Arturo Toscanini di Parma. Il contributo per l’Emilia Romagna Festival è stato azzerato, così come quelli per gli Amici della Musica di Firenze (associazione che esiste da quasi cento anni ed ora è prossima alla chiusura) e all’Orchestra dell’Università di Rom Tre. Persino la celeberrima Arena di Verona è stata colpita dalla scure del Ministero: per la prima volta dalla sua fondazione, l’Arena si trova in difficoltà a pagare i musicisti del Festival Lirico ed è già stato annunciato che la lunghezza della stagione lirica 2016 è stata notevolmente ridotta. Dove sono l’equilibrio e la saggezza tanto ostentati dai portatori d’acqua di questa “riforma”?
Senza contare che gli azzeramenti voluti dal Ministero stanno causando alcuni imbarazzi: ad esempio, il Centro Ricerche Musicali è chiamato il 3 agosto dallo stesso ministro Franceschini per inaugurare con un’installazione sonora d’avanguardia la Palestra Grande di Pomeri e quattro giorni dopo lo stesso Centro si è visto azzerare i fondi. E dato che i tagli riguardano la stagione 2015-2016, molte realtà musicali si sono trovate costrette ad annullare impegni già calendarizzati. «Questa è la perfidia somma. – tuona il Maestro Salvatore Accardo – Quale immagine diamo ai tanti artisti già invitati, italiani e stranieri, per impegni che ora in molti saranno costretti a disdire?».
Addirittura sono stati invitati all’interno della stagione lirica dell’Opera di Roma, musicisti come Elton John, Ludovico Einaudi e Bob Dylan. A parte che è palesemente un’operazione commerciale che non ha alcuna rilevanza come proposta artistica, ma poi sorge spontaneo un interrogativo: i (pochi) fondi stanziati dallo Stato per la stagione lirica vanno a riversarsi nelle tasche di tre musicisti pop? Questa è la situazione – e la considerazione – della musica nel nostro Paese.
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