Spesso, negli anni, abbiamo sentito nei telegiornali una parola dai contenuti misteriosi: la parola “condono”. Citando Wikipedia, esso consta in un provvedimento emanato dal legislatore o dal Governo, tramite il quale i cittadini che vi aderiscono possono ottenere l’annullamento, totale o parziale, di una pena o di una sanzione.
Un’altra espressione spesso citata è la seguente: “abuso edilizio”. Ancora citando Wikipedia, con tale espressione si intende un reato penale che consiste nel realizzare un intervento edilizio senza permesso di costruire o senza dichiarazione di inizio attività.
Abuso edilizio e condono non dovrebbero mai legarsi fra loro, ma nella realtà italiana il rapporto in questione ha assunto toni drammatici, spesso di corrispondenza ma non sempre univoca: si determinano casi di abusivismo edilizio senza che neanche il condono possa esplicare la propria funzione deterrente dell’illegalità, e dall’altra il condono può non essere di tipo edilizio.
Il fenomeno dell’abusivismo edilizio ha una portata enorme: “il fenomeno produce – secondo Michele Buonomo, presidente regionale di Legambiente – 25 mila manufatti abusivi l’anno”, nella sola Regione Campania. Immaginate l’estensione di tale fenomeno sul piano nazionale. L’abusivismo edilizio non si determina soltanto nel momento in cui vengono costruite mastodontiche ville o appartamentini lussuosi nella periferia cittadina, ma anche quando si costruiscono modeste abitazioni, con la complicità della malavita locale, su terreni che non sono adatti all’insediamento abitativo: case sulla spiaggia, ai pendici dei vulcani, o anche costruite con materiali scadenti. Un esempio di tale ultimo caso è la funesta vicenda della Casa dello Studente dell’Aquila, una macchia che dovrebbe suscitare la vergogna di ogni cittadino di cuore.
Il fenomeno dell’abusivismo non si sostanzia soltanto nel possedere una casa non a norma: allacciamento fognario, corrente elettrica, allacciatura spesso sono velatamente oscurate, per non parlare delle tasse ad esse connesse. Ecco un altro contatto, spesso non adeguatamente sottolineato: abusivismo edilizio ed evasione fiscale spesso, non sempre, vanno d’accordo.
Una domanda sorge a questo punto spontanea: il Governo, le forze politiche, come reagiscono a questo fenomeno? Ci si aspetterebbe una dichiarazione al veleno verso il fenomeno dell’abusivismo edilizio, ed invece lo strumento spesso utilizzato è quello del condono: il Governo incentiva i cittadini a dichiarare le proprie proprietà in cambio di una riduzione, o addirittura della rimozione, della sanzione punitiva amministrativa o penale che discenderebbe dalla relativa norma incriminatrice. Un gioco a nascondino dove lo Stato perde, sempre.
Un’altra domanda, un po’ meno spontanea, sorge a questo punto: perché lo Stato non interviene adeguatamente per limitare il fenomeno di sfruttamento del suolo? Perché non si interviene adeguatamente, anche rimaneggiando la Costituzione ed il suo art. 117, definendo una competenza ambientale esclusivamente statale e approntando piani di salvaguardia nazionale?
Come se ci fosse bisogno di nuove abitazioni. Secondo i dati disponibili ad Aprile, nel solo Comune di Roma vi sono 51 mila case invendute. Se invece guardiamo al numero delle case vuote, il dato è allarmante: secondo il rapporto “Ambiente Italia 2011”, nella sola Roma vi sarebbero oltre 245 mila case vuote, 165 mila a Cosenza, 150 mila a Palermo, 144 mila a Torino, 109 mila a Catania. Per un totale di 800 mila e poco più case vuote in cinque città.
La risposta sarebbe la più banale e anti-economica: restituire il verde ai cittadini.
E’ beffardo, il destino. Due canzoni vecchissime, l’una di Giorgio Gaber e l’altra di Adriano Celentano, sembrano essersi prese la propria rivincita sul corso del tempo. Due canzoni che denunciavano, a modo loro, lo sfruttamento estensivo del suolo e l’irruento migrare verso una realtà cittadina i cui vizi erano sotto gli occhi di tutti, nella dimensione in cui de-umanizzavano l’individuo.
Giorgio Gaber – Com’è bella la città
Adriano Celentano – Ragazzo della via Gluck
“Eh no, non so, non so perché, perché continuano a costruire, le case e non lasciano l’erba [..] Se andiamo avanti così, chissà, come si farà, chissà..”
“Com’è bella la città, com’è grande la città, com’è viva la città, com’è allegra la città! Piena di strade e di negozi, e di vetrine piene di luce, con tanta gente che lavora, con tanta gente che produce, con le reclame, sempre più grandi, coi magazzini, le scale mobili, e i grattacieli sempre più alti e tante macchine sempre di più..”