Al di là della bravura esecutiva e dell’interpretazione, ho apprezzato molto lo spirito con cui le due musiciste hanno accolto e guidato il pubblico nel programma costruito ad hoc: brani corti, spesso molto conosciuti, sempre piacevoli all’ascolto, così da coinvolgere, divertire e – soprattutto – incuriosire non solo gli addetti ai lavori ma anche il pubblico comune. Se si vuole avvicinare il grande pubblico al mondo della musica colta non va spaventato, bisogna stimolare la curiosità partendo da qualcosa di relativamente semplice ed agevole da seguire, come il celeberrimo Jesus bleibet meine Freude dalla Cantata BWV 147 di Johann Sebastian Bach, il Canone dal Canone e Giga in re maggiore di Johann Pachelbel, l’Ave Maria di Charles Gounod, l’Habanera dalla Carmen di Georges Bizet e molti altri.
Un concerto “tra sacro e profano”, in cui gli spettatori si sono piacevolmente lasciati condurre trai quattordici brani del programma, ora più noti ora meno, ma sempre validi e interessanti. A proposito dei pezzi meno noti, ha suscitato grande emozione la splendida Ave Maria di Caccini, tanto per la bellezza della musica quanto per l’interpretazione molto sentita e partecipe del duo. Tra le composizioni auliche hanno trovato posto anche brani meno “formali”, come il Pizzicato di Sylva di Léo Delibes, la canzone Tico Taco di Pablo De Lucia ed il famoso Playing Love di Ennio Morricone (quest’ultimo non eseguito in duo ma dall’arpa sola ed espressamente dedicato alla vittoria agli Oscar 2016 del compositore). Insomma un concerto davvero per tutti che ha coinvolto, stupito ed emozionato l’intero pubblico. Al termine del programma è stata eseguita la temibile Ciarda (o Csárdás) di Vittorio Monti («spaventa tanto gli accompagnatori quanto i solisti» ha detto l’arpista Veronica Pucci), che ha dimostrato una volta di più – se ce ne fosse ancora il bisogno – il valore e la professionalità di questo duo che spero di poter riascoltare presto.
Luca Fialdini
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