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Il fallimento di Hollande

François Hollande era quella icona “Socialist-Pop” da contrapporre ad “Angie” Merkel e alle politiche liberali di Austerità, l’unico in grado di tradurre in realtà gli ideali socialisti del “Front de la Gauche”, il solo a poter imprimere una svolta progressista ad una Europa conservatrice e di destra.

Ecco, dopo appena un anno di mandato l’unico risultato concreto davvero raggiunto da Hollande è quello di essere divenuto il Presidente più impopolare della Storia Francese, debole di un consenso del 22%-25% dell’elettorato, al pari di quello della Le Pen, Leader della formazione di estrema destra del paese, e staccato di ben 8 punti dal redivivo e suo vecchio avversario Nicholas Sarkozy, sconfitto nell’aprile scorso alle elezioni.

Le ragioni di questo vero e proprio crollo di popolarità sono inquadrabili lungo due direttrici, una di carattere interno e dovuta alla inconsistenza delle politiche socio-economiche di Hollande, l’altra di più ampio respiro ascrivibile ad una difficoltà di tendenza generale delle forze di sinistra fortemente “ideologiche” a costruire interventi concreti per uscire dalle crisi che dal 2009 colpiscono ripetutamente l’Europa.

Partiamo dall’analizzare le difficoltà interne.

Durante la Campagna Elettorale del 2012 Hollande cercò di mostrarsi come L’anti – Sarkozy”, l’uomo comune francese spaventato da una crisi economica generata da terzi, preoccupato per la situazione sociale del paese e desideroso di fermare i tagli orizzontali messi in pratica dal suo competitor “Sarkò”.

La scelta effettivamente portò a risultati ed il candidato socialista riuscì a volare alto, sconfiggendo il suo avversario e riportando “La Gauche”  alla guida dell’Eliseo dopo 17 anni.

Il Neo Presidente della Repubblica Francese attuò quindi delle politiche economiche a vantaggio della  Classe Media assumendo nuovi dipendenti pubblici, soprattutto insegnanti, e istituendo una nuova imposta, chiamata “Super-Tassa”, del 75% su tutti i redditi superiori al milione di euro.

Tali manovre tuttavia ad oggi non hanno prodotto alcun effetto.
La situazione francese dopo un anno appare paradossalmente peggiorata, piegata da un deficit molto elevato stimato secondo le proiezioni per il 2013 tra il 3,5% e il 5%, divorata da una disoccupazione vicina all’11% in continua salita.

I disastri economici hanno poi portato Hollande ad accelerare l’approvazione dei “Matrimoni Civili Omosessuali”, scontentando però larghe fasce della popolazione non solo per la scelta politica, di per se divisiva, ma anche per la tempestività con cui essa viene attuata in un momento tragico per l’economia francese, morsa sia dalla recessione sia dalla disoccupazione.

A tutto ciò si uniscono le problematiche internazionali.

Hollande è divenuto la prova tangibile che certe politiche tipiche della sinistra socialista sono del tutto inefficaci all’interno delle nostre economie di mercato, economie contraddistinte in questo momento da forte volatilità di capitali, elevato debito pubblico, e instabilità finanziaria.

E’ bastato che il Presidente Francese annunciasse la “Super-Tassa” per scatenare fughe di capitali e di investimenti verso altri Paradisi fiscali come la Russia o Cipro e il caso di Gerard Depardieu, scappato dalla Francia per salvare i suoi “risparmi”, è certamente emblematico.

L’assunzione di nuovi insegnanti e dipendenti pubblici più che risollevare la domanda interna ha solo aumentato il deficit statale ben oltre i Parametri di Maastricht( 3% annui) e non ha aumentato in alcun modo l’occupazione, oramai dipendente essenzialmente dal settore privato e non da quello pubblico.

In questo quadro desolato non è un caso che Hollande negli ultimi giorni si sia scagliato nuovamente contro le misure di austerità “imposte” da Berlino e dalla Merkel, colpevoli a suo dire di strangolare la ripresa.
Poco importa se Hollande abbia partecipato per un anno alle riunioni del Consiglio Europeo, approvando senza colpo ferire tutte le politiche proposte da quella stessa Germania che, secondo le ultime proiezioni,  dovrebbe guidare la ripresa nel 2013 con una crescita del PIL dello 0,5%, superiore alle stesse stime precedenti.

La sorte oramai segnata di questa “Icona” Socialist-Pop dovrebbe far riflettere nel contempo le formazioni progressiste europee al fine di ideare nuove strategie ed identità politiche .

Quel mito di contrapposizione al Libero Mercato e alla Finanza è oramai finito, il Crollo del Muro di Berlino e la consequenziale globalizzazione hanno esportato un modello economico che bene o male è oramai predominante, uniforme ed accettato dalla maggior parte della popolazione mondiale.

Sotto la Torre Eiffel il volo di Hollande, per ora molto confuso nella sua traiettoria, potrebbe subire ben presto un crollo fatale e definitivo, a quel punto solo chi in Europa avrà il coraggio di avvalersi di nuove ricette, liberali ma non per questo “Conservatrici”, potrà ancora correre fra i cieli del progresso.

 

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