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Il bacio in sospeso di Riccardo Bertoldi

Riccardo Bertoldi torna nelle librerie con “Abbiamo un bacio in sospeso (io e te)” (Ed. Rizzoli) e lo fa con la stessa magia che già ci aveva regalato con “Resti?”

Finalmente, forse, ho capito cosa mi manca: le conclusioni. È che io amo le cose che cominciano, non quelle che finiscono. È più forte di me. Vorrei riuscirci davvero a salutare le emozioni come se niente fosse, rivolgere loro un cenno della mano e sentirmi improvvisamente di nuovo felice. Ma non ce la faccio. Rimango impigliato nelle pieghe dei brividi che mi ha lasciato chi è passato di qui, negli sguardi che mi hanno catturato, nelle mani di chi ha stretto le mie.

Leonardo ha trent’anni, fa il fotografo e tutte le mattine, sul treno che prende per andare a lavoro, incrocia lo sguardo di Sara, che gli ravviva le giornate.

Appena uscito da una lunga storia però, Leonardo ha paura di amare di nuovo e non sa come avvicinarsi a lei. Un giorno decide di farsi coraggio e le lascia sul sedile dove è solita sedersi, una fotografia che le ha scattato di nascosto. Questo suo gesto lo porterà finalmente a conoscere Sara: i due si ritroveranno alcune sere nel negozio di musica dove lei lavora e, a serrande abbassate (come a voler lasciare tutto il resto del mondo fuori) si sveleranno l’un l’altro nel modo meno convenzionale che esista. Sara, infatti, inventerà un gioco: lui si farà conoscere da lei attraverso le fotografie che scatta e lei attraverso i testi delle canzoni che scrive. Ma si sa, la vita è piena d’imprevisti…

 

Riccardo ha centrato il bersaglio per la seconda volta: ha centrato la storia, i suoi protagonisti, i luoghi e le parole. La storia è molto più semplice della prima (dove veniva toccato il tema della malattia) ma non per questo meno riuscita; i suoi protagonisti sono più grandi e più maturi; ci si sposta in due città (Verona e Napoli) ma Nosellari ( e anche “Resti?”) torna a salutarci tra qualche pagina del libro.

Il libro è ben costruito e ho apprezzato molto la presenza alternata dei personaggi in modo da non abbandonarli lungo lo svolgersi della trama: riusciamo così a seguire in maniera lineare e molto chiara la vita del padre di Leonardo, dei suoi amici e la sua storia con Sara.

Seppur con una trama meno drammatica rispetto a quella di “Resti?”, troviamo in questo libro temi cari alla fetta più giovane della nostra società: la paura di amare e di essere feriti, il rapporto con il genitore e l’accettazione dell’infelicità pur di seguire i canoni che la realtà in cui viviamo ci “impone”.

La scrittura di Riccardo rimane quella che sa raccontare i sentimenti così come sono: il modo in cui scompone il sentimento dell’amore e la sua modalità di raccontarci i piccoli frammenti di cui è composto, lo rendono uno scrittore che ben può cavalcare l’onda rosa della narrativa italiana.

Infine, lo studio della copertina è eccezionale: se in “Resti?” la tazzina del caffè raffigurata in copertina ci ricordava di quanti caffè sono diventati storie d’amore, qui ci riporta indietro nel tempo e ci fa tornare nostalgici. Infatti, è proprio un’audiocassetta a essere raffigurata sulla copertina che tanto ci attira, se vista su uno scaffale. Ma la magia più grande sta proprio nel momento in cui incontriamo quella stessa audiocassetta nel libro…

 

Non vi resta che leggerlo!

 

Veronica Tati

 

 

 

 

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