L’estate livornese sta finendo, settembre significa rimettersi sotto, i neodiplomati sono intenti a cercarsi un lavoro, o a studiare per i test di ammissione, gli universitari invece, aspettano di sapere se i loro prof sciopereranno o no, indecisi se “fare l’imbuzzata” per passare l’esame o godersi fino all’ultimo aperitivo la spensieratezza dell’estate.
E poi ci sono loro, Cosimo e Alice, che il 10 settembre partiranno per il Brasile, per aiutare chi è nato dalla parte sbagliata del mondo, per sostenere chi quotidianamente cerca a proprio rischio e pericolo di strappare piccole e pulite mani alla malavita. Per aiutarli a casa loro.
Alice Romiti e Cosimo Gragnani hanno 21 e 22 anni e sono volontari del “Faggio Vallombrosano”, onlus cattolica che si occupa di sostegno a distanza per bambini in Brasile, Angola, India e Honduras: i progetti sono tutti incentrati sull’istruzione, in zone dove il concetto di scuola pubblica non è mai arrivato.
Il Faggio fornisce quaderni, matite, volontari di supporto agli insegnanti e sostegno economico alle scuole, cercando di aiutare più bambini possibile, come a Kangandala in Angola, dove sono stati raccolti i fondi per la mensa di 40 bambini, ma poi questi sono diventati 800 e allora quel poco che c’è deve bastare per tutti.
Lo scorso giovedì Cosimo e Alice hanno parlato alla paninoteca “Quo Vadis” del loro viaggio in Brasile, a San Paolo, Rio de Janeiro e nel Mato Grosso do Sul: dal 10 al 28 settembre dovranno svolgere il delicato compito di capire se i soldi donati dal Faggio vadano nella direzione giusta, individuando i casi in cui è necessario tagliare i fondi e quelli, viceversa, in cui serve ampliare l’aiuto.
Un lavoro difficile, ma saranno coadiuvati da Marco Del Lucchese, 37, responsabile di tutti i progetti avviati dal Faggio, che ci spiega come alle volte sia sufficiente osservare la cura con cui un bambino tratta un semplice quaderno o dei pennarelli, per capire che quella famiglia è indigente: “gli oggetti superflui o le mancanze più evidenti sono indizi importanti che basta cogliere”.
Alice studia giurisprudenza ed è alla sua prima esperienza umanitaria, è carichissima, teme di avere difficoltà col portoghese, è “entusiasmata dall’idea di poter toccare con mano il vero significato dell’aiutare”, ma vuole anche “capire di più il mondo e quali siano i problemi veri”.
Cosimo invece studia antropologia, è già stato 3 mesi in India con l’associazione “GoEco India”, nello stato del Karnataka a insegnare ai bambini l’inglese e i metodi per la coltivazione sostenibile. Pure lui teme le difficoltà con la lingua, ma anche di non essere in grado di svolgere al meglio il proprio compito. Parte per “aiutare gli altri e se stesso allo stesso tempo, per avere nuovi punti di vista e per fare un’esperienza tosta”.
Valentina Comitini ha 26 anni, è già stata 6 mesi a Kangandala in Angola, col Faggio, facendo supplenze per alfabetizzazione e dando una mano all’organizzazione. Lei non ha avuto grosse difficoltà, a parte il disagio iniziale dell’essere al centro dell’attenzione, in quanto donna bianca e occidentale (quindi automaticamente ricca, per gli angolani). Valentina ha imparato ad essere versatile, in Angola l’arrangiarsi è una necessità, più che un’arte: “quando vedi un bambino di 3 anni che viene da solo a farsi medicare, sporco e con un machete in mano, tutto il resto perde di importanza…”
Alice, Cosimo, Valentina, Marco, ma anche Olga Simoni, 15 anni che gestisce la pagina facebook, Sara Lo Coco 16 anni che disegna le borse e le etichette per la onlus, Daniela Lai, 25, che si occupa di piccoli progetti di comunicazione, Martina Kutufà, 22, che aggiorna quotidianamente il sito internet. Perché il “Faggio Vallombrosano” è una bella realtà livornese fatta principalmente di giovani tra i 16 e i 25 anni, che tolgono parte del loro tempo a se stessi per aiutare chi sta peggio, ricordandoci che non possiamo essere veramente felici se qualcuno sta soffrendo, in ogni parte del mondo.