Pubblichiamo una riflessione arrivata da un giovane studente di architettura livornese ; buona lettura!
Ha suscitato molto scalpore la proposta di Daniele Caluri di trasformare quel che resta dell’incompiuto Mausoleo di Ciano nel deposito di zio Paperone. Il successo – non solo mediatico – riscosso da una provocazione cosi eclatante mi ha portato ad un tentativo di riflessione più profonda.
Come affermato da Caluri stesso, spiegando la sua idea, “il significato dell’operazione artistica è quello di dissacrare un simbolo del Ventennio con un’immagine grottesca, innocente, appartenente a un mondo di fantasia, in modo tanto più efficace quanto più l’icona è conosciuta. Mettendo quindi quel simbolo in ridicolo, svuotandolo di significato (se mai l’abbia avuto)”
L’intento di ridicolizzare un’opera quale il mausoleo in questione è indubbiamente molto interessante ma non condivido nella sostanza la realizzazione proposta da Caluri. E’ un’idea frivola e superficiale. è una proposta si provocatoria ma priva di un’approccio intellettuale serio e articolato che si basi su un pensiero veramente profondo.
Se l’obiettivo filosofico è quello di dissacrare e ridicolizzare – e, va riconosciuto, c’è riuscito -, non posso che ritenerlo culturalmente povero per il motivo che si percepisce l’assenza di una riflessione concettualmente più approfondita.
L’autore della proposta ha successivamente espresso ciò che pensa del Mausoleo: “il Mausoleo di Ciano non ha nessuna di queste caratteristiche: non storica, non artistica, non religiosa, con l’aggravante che fa oggettivamente caà”.
Caluri è in errore a negare il valore storico e culturale del Mausoleo di Ciano, denota grande superficialità e la mancanza di comprensione necessaria per giudicare. Senza dubbio la costruzione del Mausoleo non è dovuta a nobili intenti ma non per questo ci si può permettere di giudicare con espressioni approssimative e prive di motivazioni.
Il Mausoleo nasce come un monumento di carattere architettonico, che si differenzia dunque da monumenti quali le statue per il motivo che crea degli spazi da vivere e condividere. In parole più semplici: nel Mausoleo di Ciano si può entrare, cosa che chiaramente non si può fare con il David di Michelangelo. Per questo motivo, se si vuole trovare una soluzione oculata bisogna iniziare a riferirci al mausoleo come ad un edifico da riqualificare e pertanto servono soluzioni filosofiche applicate all’architettura.
Fare del mausoleo il deposito di zio Paperone sarebbe plausibile solo se si trattasse di un’installazione temporanea, con l’obiettivo ci concentrare il dibattito cittadino su un landmark che i livornesi amano e frequentano, dando vita a un dibattito serio e costruttivo. Nulla più.
Il vero recupero del mausoleo si deve basare su un pensiero più elaborato e ritengo che l’unico modo per stravolgere l’idea iniziale che ha portato alla sua costruzione è farlo diventare un luogo di condivisione, culturalmente significativo e soprattutto intellettulmente utile a chi lo visita.
Per me, il punto di partenza deve essere trasformarlo da luogo concepito per celebrare un’unica persona a luogo pensato per la collettività, andando oltre le provocazioni.
Luigi Marri