Da alcuni mesi a Kiev si stanno verificando delle violente sommosse contro il governo ucraino, che da anni ormai è accusato di non rispondere più ai reali bisogni della popolazione. Non è quindi, è giusto specificarlo dato ciò che è stato ventilato dai media italiani, una protesta di attivisti pro-UE, ma un susseguirsi di rivolte contro il “malgoverno”. Questo paese, l’Ucraina, per ragioni storiche (fino al 1989 era occupato dalla Russia sovietica, e prima ancora faceva parte dell’impero russo zarista), ha una consistente minoranza etnica russa in Crimea che aspira all’annessione con la Russia. Le proteste di Kiev e questa volontà della Crimea, hanno fatto in modo che il presidente russo Vladimir Putin si mobilitasse in questi giorni per tutelare gli interessi delle etnie russe in Ucraina, e difenderle dai tumulti degli ultimi mesi. Putin ha quindi ordinato delle “esercitazioni militari” al confine con la Crimea, che sono terminate con una vera e propria invasione del suo territorio. Conoscendo, però, la figura dell’ex-colonnello del KGB, è bene fare una riflessione: siamo sicuri che non ci siano altri interessi in merito a questo intervento? Questa domanda sorge spontanea, sapendo che nell’Ucraina passano i gasdotti che riforniscono tutta l’Europa, compresa l’Italia, e che Putin è sostenuto politicamente dalla Gazprom, la più grande azienda di estrazione di gas naturale della Russia, che avrebbe tutti i legittimi interessi ad appropriarsi di questi gasdotti, per ottenere maggiori profitti, o comunque fare pressioni sul governo ucraino, che ha un debito insoluto con quell’azienda di almeno 1,5 miliardi di dollari. Comunque, le manovre militari russe hanno sùbito suscitato tensioni nell’opinione pubblica internazionale e, prime fra tutte, quella dell’UE, che tuttavia non sembra intenzionata a chiedere sanzioni alla Russia, probabilmente per paura di un’eventuale ritorsione da parte della Gazprom, che praticamente detiene il monopolio del gas europeo, e degli Stati Uniti, che sembrano essere più decisi a sanzionare la Russia, ma neanche questi ultimi, probabilmente, attueranno i loro propositi, per via dei cospicui interessi legati ai capitali finanziari americani investiti in Russia. Queste eventuali contromisure a tale iniziativa sono comunque trascurabili in confronto alle vere armi che gli Stati Uniti hanno usato per ovviare alla poco auspicabile avanzata russa verso occidente. Se ci concentriamo sugli andamenti finanziari degli ultimi giorni, notiamo che, nei primi giorni dell’invasione, gli spread tra Rublo ed Euro, e tra Rublo e Dollaro avevano toccato i massimi storici, senza considerare che, in totale, la Borsa Valori di Mosca, e quindi anche la Gazprom, ha perso mediamente 11 punti in 2 giorni; invece, dopo l’annuncio (poi rivelatosi falso) di Putin del ritiro dei suoi militari, la Borsa moscovita ha ottenuto punti di rialzo in quasi tutti i suoi indici. Le aspirazioni di Putin potrebbero quindi svanire sotto il peso dello Zio Sam che sta facendo prevalere i suoi interessi di stabilità con il mezzo più convincente a sua disposizione: la speculazione finanziaria.
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