Per la terza volta nel giro di otto mesi, il popolo greco è nuovamente chiamato alle urne. Ma l’astensionismo rischia di essere il vero vincitore di queste elezioni, con un’affluenza che rischia di essere la più bassa nella storia della Grecia.
Non c’è da stupirsi in fondo. Appena otto mesi fa, il neoeletto a maggioranza assoluta Alexis Tsipras annunciava la sua lotta all’austerità e all’Europa della troika tra l’entusiasmo, forse un po’ troppo affrettato e sicuramente ingenuo, delle piazze. Ma nonostante il rivoluzionario referendum dello scorso luglio, in cui il governo chiedeva ai suoi cittadini di esprimere il proprio parere sul piano presentato da Commissione Europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale, senza peraltro allegare i testi delle proposte, Tsipras ha finito per capitolare, accettando il piano di salvataggio triennale da 86 miliardi e sottoponendo il popolo greco a nuove e più pesanti austerità.
E mentre Yanis Varoufakis, l’ex ministro delle Finanze del governo Tsipras , tuona che il voto di oggi servirà solo ad “annullare il coraggioso quel coraggioso “oxi” che il 62% dei greci” aveva pronunciato nel referendum di luglio, è proprio con queste elezioni che Tsipras mira a rafforzare la posizione di Syriza, fortemente compromessa dall’emorragia interna dello scorso agosto che ha portato alla nascita del partito di estrema sinistra Unità popolare (Lea).”Oggi la Grecia esercita il suo diritto democratico e decide del proprio futuro. Serve un governo forte con un mandato per quattro anni”, ha annunciato dopo aver votato nel seggio di Kypseli, il quartiere popolare di Atene dove risiede.
Ma l’ottimismo di Tsipras si scontra con le reali possibilità di riuscire a creare un governo solido dopo le elezioni di questa giornata. Syriza dovrà, infatti, fare i conti con il partito conservatore Nea dimokratia di Vangelis Meimarakis, che, forte dell’appoggio dell’elettorato medio, mira a creare un esecutivo dalle larghe intese. “Noi cerchiamo una collaborazione con chi è disponibile per dare alla Grecia un governo solido e duraturo”, ha dichiarato Meimarakis. Ipotesi subito stroncata da Tsipras che dichiara “innaturale governare con Nea Dimokratia”.
Preoccupante è anche il crescente consenso del partito di estrema destra Alba Dorata tra la fetta più giovane della popolazione. Alba Dorata ha sapientemente sfruttato l’emergenza migranti e ora rischia di diventare il terzo partito del Paese. “Rappresentiamo il ‘no’ del popolo greco”, ha
affermato il suo portavoce Ilias Kasidiaris. “Siamo l’unica opposizione“.
Ma a prescindere dal risultato delle elezioni, il cammino della Grecia sembra essere già segnato. Il nuovo governo si limiterà a muoversi all’interno del percorso già tracciato dagli accordi con i creditori internazionali e dalla volontà di rimanere nella zona euro. Il prezzo? Un’austerità che rischia di diventare perpetua.
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