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Giuseppe Garbarino tra Bizet e Čajkovskij

Ieri sera si è tenuto, nell’usuale cornice della Terrazza di Massa, il penultimo concerto della ventiduesima edizione del Festival Sinfonico. Ospiti della serata l’Orchestra Sinfonica di Grosseto ed il Maestro Giuseppe Garbarino, già noti al pubblico per essersi esibiti nelle passate edizioni del Festival.

Il programma, decisamente nazional-popolare, era diviso in due sezioni molto dense: nella prima sono state eseguite le Carmen suite n.1 e 2 di Georges Bizet, seguite dalla celeberrima Marcia funebre per una marionetta di Charles Gounod e dalla Danza Ungherese n.5 di Johannes Brhams; nella seconda la Suite op.71a dal balletto Lo Schiaccianoci di Pëtr Il’ič Čajkovskij e le Danze Polovesiane dal Principe Igor di Aleksandr Borodin. In relazione al programma, è accaduto qualcosa di poco chiaro, difatti erano state annunciate le due Suites orchestrali tratte dalla Carmen di Bizet, mentre è stata eseguita una selezione di brani dalle sopracitate Suites. A onor del vero non so se sia un errore dello staff del Festival nella stesura del programma o se il M° Garbarino ha preferito “accorciare i tempi” del concerto, sta di fatto che così come sono state annunciate delle variazioni rispetto al programma ufficiale, si sarebbe potuto tranquillamente precisare che non si sarebbero eseguite integralmente le due Suites  (a fronte dei dodici brani complessivi, ne sono stati eseguiti sette). Bisogna essere chiari in quel che si fa e soprattutto mantenere ciò che si promette al pubblico: se dovessi tenere un concerto che prevede, ad esempio, l’esecuzione delle Suites Inglesi n.2 e 3 di J. S. Bach e invece delle due composizioni per intero eseguissi un potpourri delle medesime non credo sareste molto contenti, o sbaglio?  Ad ogni modo, come ho già detto, non so se si sia trattata di una semplice svista di chi ha steso il programma.

Il M° Giuseppe Garbarino

L’esecuzione è stata generalmente molto buona, a parte qualche imprecisione che in sede d’esecuzione è comunque tollerabile, tenendo presente che la Terrazza si trova all’aperto, senza la disponibilità di una cornice di case a chiudere l’ambiente e a creare un minimo d’acustica. Purtroppo la poco accorta scelta del Comune di Massa circa la sede del concerto ha messo in difficoltà gli esecutori, anche perché in questo modo il concerto è stato esposto a tutti i fastidi dei luoghi all’aperto: chiasso d’ambulanze, elicotteri, vociare di passanti e quant’altro. Molto precise e pulite le Carmen Suites ma “mancavano di sale”: avrei preferito sentire quel bel calore spagnolo che Bizet comunica così bene, non troppo brillante l’Aragoneise, poco sensuale l’Habañera. Ho invece apprezzato Les Toréadors per la spavalderia dell’orchestra e la Marche des contrebandiers per la sua aura grottescamente misteriosa, molto ben resa dalla direzione di Garbarino. La Marcia funebre per una marionetta (nota al grande pubblico come sigla di Alfred Hitchcock Presents) è un brano insidioso, contrappuntistico in alcune sue parti e soprattutto scarno, limpido, perciò un qualsiasi errore si sarebbe avvertito chiaramente. Non ci sono stati problemi nell’esecuzione, anche se anche qui avrei preferito colori più decisi. Colori che non sono assolutamente mancati nella Danza Ungherese n.5 di Brhams: brano corposo e popolaresco, è stato interpretato dall’orchestra con un suono pieno e rotondo, molto folkloristico e coinvolgente. Unica pecca, il finale: laddove Brhams indica poco ritenendo, l’orchestra ha eseguito il passaggio a tempo ed in mf, sciupando così la sorpresa finale del brusco in tempo e f. Peccato davvero, altrimenti l’esecuzione sarebbe stata davvero eccellente.

L’Orchestra Sinfonica di Grosseto in una delle passate edizioni del Festival Sinfonico

Dopo una breve pausa, il concerto è ripreso con la Suite dallo Schiaccianoci. La direzione di Garbarino qui è stata più decisa, cosa che ho molto apprezzato, così come ho apprezzato la delicatezza della Danza araba. Tra tutti i brani della Suite è quello forse meno conosciuto, perciò molti direttori tendono ad abbandonarlo un po’ a se stesso: se viene bene, sennò ci si riprende con la Danza cinese; invece l’esecuzione di questa danza è stata molto curata e molto sentita dal Maestro. Avrei invece preferito una Danza degli zufoli più briosa e con le percussioni al posto giusto (così come nelle Carmen Suites le percussioni non hanno brillato e addirittura alcune volte i piatti sono stati arbitrariamente soppressi). Molto coinvolgente invece il Trepak (riproposto come bis assieme a Les Toréadores e alla Danza Ungherese n.5) ed il famoso Valzer dei fiori, così come ha colpito molto il pubblico la Danza della fata confetto in cui il tema principale è stato eccezionalmente esposto dall’arpa invece che dalla celesta. L’akme della serata si è avuto con le Danze Polovesiane di Borodin, autentico fuoco d’artificio, pirotecnico, chiassoso e multicolore che mi ha molto soddisfatto per l’interpretazione particolarmente fragorosa – ma anche lirica nell’Andantino con moto – del M° Garbarino, cosa che sorprende ancor di più se si considera che ha settantotto anni ed ha saputo gestire un concerto interamente sinfonico e con brani di questa complessità (e per di più con tre bis finali!). Direi che Maestro e orchestra hanno largamente meritato i dieci minuti di applausi che li hanno sovrastati alla fine del concerto.

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