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Gigolò per caso – Recensione

Uscito nelle sale italiane lo scorso 17 Aprile, Gigolò per caso, scritto, diretto e interpretato da John Torturro vede quest’ultimo affiancato nella recitazione dal solito pungente  Woody Allen, tra l’altro uno dei rari casi in cui si presta a recitare in film altrui. La pellicola tratta la storia di Fioravante  (Torturro) e Murray (Allen) che in condizioni economiche piuttosto precarie decidono di arrotondare cimentandosi nel  mestiere più antico del mondo. Il primo è un artista fioraio ma compie anche numerosi altri lavoretti come idraulico ed elettricista mentre l’amico è un libraio costretto a chiudere la propria attività. Quest’ultimo durante una seduta con la sua improbabile dermatologa viene coinvolto alla ricerca di un uomo che partecipi ad un menage a trois con la stessa dottoressa, così decide di chiamare l’amico. Murray, spinto per di più dalle remunerate paghe, convince l’inizialmente titubante Fioravante, diventando così il suo manager o meglio un pappone che gli combina una serie di incontri con donne altolocate di mezza età alla ricerca di semplici attenzioni mai avute dal marito oppure alla ricerca di altre forti emozioni. Fioravante si cala perfettamente nelle vesti di un gigolò professionista fino a quando però non incontra Avigal. Quest’ultima, rimasta vedova del rabbino, è una donna molto religiosa e se dapprima molto chiusa, grazie a Fioravante, si riappropria, in un certo modo, di un senso di libertà e di giovinezza che le era stato negato dalla comunità chassidica in cui viveva. Il protagonista e la fragile Avigal vivono una platonica storia d’amore ma scoperti dalla congregazione religiosa della quale la donna fa parte attireranno su di loro lo sdegno e l’indignazione della stessa comunità. Il film, oltre alla coppia Torturro – Allen, vede nel cast Sharon Stone e Sofia Vergara nelle vesti di due clienti del protagonista, Vanessa Paradis che interpreta Avigal e Liev Schreiber follemente innamorato di quest’ultima nei panni di un vigilante del quartiere ebraico. Il film è sorretto dal convincente duo Torturro Allen, che basandosi proprio sull’assurdo, creano il preludio a situazioni irreali e grottesche; infatti i due, interpretando un’improbabile coppia formata da un gigolò richiestissimo e dal suo manager, strappano diversi sorrisi. Il film però è pervaso da un atmosfera vintage e nostalgica e benché, neanche troppo infondo, si tratti un tema come quello della “prostituzione”, esso risulta essere assolutamente leggero, addirittura romantico e mai volgare. Nella regia, Torturro, al suo quinto tentativo, si ispira chiaramente al collega attore (Woody Allen) ma nonostante il risultato sia una commedia leggera e piacevole si ha la sensazione, neanche troppo velata, che possa essere avvenuto un malaugurato spreco del tanto talento messo a disposizione dagli attori nello stesso film. Insomma bravo, bene ma si poteva fare meglio.

Alessio Nicolosi

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