La musica classica è di un’inimmaginabile vastità.
In essa si ritrova un patrimonio unico, che spazia dai secoli più remoti sino ad oggi, tra una miriade di compositori ed il loro differente stile.
Proprio per la sua smisuratezza, l’approccio al repertorio classico è diverso da persona a persona, ognuno ha la sua caratteristica formazione, sia essa accademica o autodidattica (alcuni, invece, non ne hanno proprio..). Certo è che nel bagaglio culturale della collettività i grandi nomi, quali Mozart o Beethoven, sono indubbiamente presenti.
Basta però addentrarsi un poco nell’universo della musica classica per accorgersi di quanto sia limitativo riassumere secoli e secoli di storia in una decina di nomi.
Non essendo per me nemmeno lontanamente immaginabile parlare in una manciata di pagine di un tale argomento senza incorrere in gravi omissioni, mi “limiterò” a parlare di uno dei numerosi autori, tanto importanti quanto poco conosciuti. Oggi parlerò di Franz Liszt.
Franz Liszt è stato un pianista e compositore, nato il 22 ottobre 1811 a Raiding, piccolo villaggio ungherese.
Non molti sono a conoscenza della sua esistenza, probabilmente la sua figura è sempre stata coperta da quella del ben più noto Chopin, nato appena un anno prima.
Questo è un gran peccato: Franz Liszt è considerato uno dei più grandi pianisti di tutti i tempi, si dice che “neppure Vladimir Horowitz, noto pianista del ‘900 dalla tecnica formidabile, avrebbe retto il confronto”!
Anche in qualità di compositore si è reso estremamente prezioso, scrivendo alcune delle più belle pagine della letteratura pianistica di sempre.
La sua figura è indissolubilmente legata a quella del pianista virtuoso, ma il suo genio si è spinto ben oltre.
Tanto per dirne una: il poema sinfonico, tipo di composizione musicale per orchestra, composto da un solo movimento, che sviluppa un’idea musicale da spunti di ben altra natura (filosofica, mitologica, romanzi etc..), è stata ideata da Liszt!
Il recital, termine diffusissimo in ambito musicale, è stato “inventato” da Liszt!
Entriamo un po’ nel dettaglio, in qua e là.
La formazione musicale di Liszt fu estremamente precoce e si avvicinò allo studio del pianoforte sin dalla tenera età, dimostrando un talento fuori dal comune.
Presto ebbe inizio la sua carriera di concertista, che porterà avanti tutta la vita.
E’ documentato tra i molti episodi che, al termine di un concerto a Vienna (aprile 1823, Liszt ancora undicenne), Beethoven (!!!), presente nel pubblico, si alzò, salì sul palcoscenico e abbracciò il fanciullo tra le generali acclamazioni.
Il giovane Liszt fu allievo di Carl Czerny, e a lui dedicò una raccolta di 12 studi per pianoforte, in diverse tonalità.
Questi studi, datati 1826, saranno destinati a divenire, dopo anni ed anni di rimaneggiamenti e rivisitazioni, i 12 Studi d’Esecuzione Trascendentale, caposaldo dell’operato di Liszt (l’audio del 12° studio è scaricabile dal link a fondo articolo).
Il termine “trascendentale” fa riferimento all’intento di raggiungere l’essenza stessa della musica servendosi di una sofisticata tecnica pianistica, che non sia però fine a sé stessa.
Gli studi trascendentali sono considerati ancora oggi un repertorio di estrema difficoltà, accessibile a ben pochi.
La terza versione è quella definitiva e più diffusa, ma esiste anche una seconda versione, estremamente più complessa, che esplorava i “limiti dell’eseguibilità e delle possibilità della mano umana”, che ovviamente Liszt era in grado di eseguire con naturalezza! (Quest’ultima informazione è stata confermata da documenti cartacei, il primo compositore di cui sono pervenute registrazioni audio è il francese Camille Saint-Saëns, caro amico di Liszt).
Basterà ascoltare una volta l’intera raccolta per rendersi conto che i 12 studi cantano una musica sublime, che in alcuni di essi raggiunge le vette più alte. La tecnica pianistica è solo un mezzo per arrivare a ciò.
Liszt fu ispirato anche dalla figura di Niccolò Paganini, assistette ad un suo concerto e ne rimase incantato. Riprendendone i temi di alcuni capricci per violino, scrisse 6 studi d’esecuzione trascendentale “d’apres Paganini” (il più noto di essi è “la Campanella”, 3° studio).
Compose anche 5 studi da concerto, ognuno dal carattere fortemente evocativo: uno studio che rimanda alla danza di gnomi (“Gnomenreigen”), uno ai mormorii della foresta (“Waldesrauschen”) e così via.
Compose 3 concerti per pianoforte (il 3° rimase sconosciuto fino al 1989!), in cui il virtuosismo è contrapposto a momenti estremamente contemplativi.
“Famose” sono le 19 rapsodie ungheresi, che riprendono motivi musicali della cultura tzigana, tanto vicina alla tradizione popolare di Liszt, riproponendoli sotto nuove forme e colori.
Liszt scrisse anche numerose “parafrasi” musicali, trascrivendo per pianoforte musiche di Beethoven, Berlioz, Wagner, Schumann, Von Weber e Saint-Saëns.
Si occupò anche di musica sacra, dopo anni ed anni di composizioni ispirate al mefistofelico ed al faustiano.
Il buon Franz fu anche un eccellente orchestratore, scrisse 12 poemi sinfonici, 2 sinfonie ed altre opere religiose.
Ebbe contatto con Chopin, suo amico e che gli dedicherà il 12° studio op. 10 “Rivoluzionario”, con Berlioz, Wagner (suo genero, che riceverà sempre sostegno da parte di Liszt sul piano musicale), Mendelssohn, Schumann e Bizet.
Il suo 11° studio trascendentale, “Harmonies du Soir”, sarà d’ispirazione per l’omonima poesia pubblicata 6 anni dopo da Baudelaire nella sua celebre raccolta “Le Fleurs du Mal”,.
Forse non era necessario fare un elenco delle sue composizioni (sì, perché sarebbe anche autore di 4 valzer mefistofelici, 4 Liebestraum, la raccolta degli anni di pellegrinaggio, una sonata…), certo è che dietro ognuna di esse v’è una storia ed un perché.
Liszt è un autore non sempre facile all’ascolto, per un “profano”, ma basterà ascoltare il Liebestraum n°3, o il 12° studio trascendentale “Chasse Neige” (tempesta di neve, a questo rimandano le raffinatissime armonie e movenze del brano) per capire che siamo di fronte ad un genio assoluto.
Lorenzo Innocenti