In arrivo un evento importante ed innovativo a Firenze per i diritti di tutti, per dedicare la massima attenzione a chi subisce violenza, indipendentemente dal genere o dall’orientamento sessuale. Un flashmob, organizzato dalla pagina facebook Antisessismo, sarà in Piazza della Repubblica il 6 giugno alle ore 16:30 per chiedere l’estensione dei servizi e dei centri antiviolenza alle vittime maschili eterosessuali ed a quelle LGBT. Alla luce dei fatti, oggi non possiamo più ignorare l’esistenza della violenza sugli uomini e non possiamo più limitarci a classificare come unica emergenza la violenza sulle donne, quella che parla dell’uomo contro la donna, il femminicidio.
Si stima, a livello globale, che circa 1 persona su 4 abbia sofferto di violenza domestica e 1 su 5 di violenza sessuale. Circa il 50% delle relazioni in cui avviene violenza domestica avviene anche violenza sessuale, senza distinzione di genere. Oltre 30 anni di ricerche hanno mostrato che questi tipi di violenza avvengono in pari percentuali tra uomini e donne di qualsiasi orientamento sessuale.
Ecco altri dati per cui dovremmo preoccuparci: uno studio del 2013 del Robert Koch Institute, parte del Ministero Federale della Salute tedesco, afferma che le vittime di violenza fisica nell’anno precedente erano più uomini che donne, e che nella frequenza di chi fosse l’autore di violenza fisica non vi fosse differenza significativa tra i sessi. A proposito della violenza domestica, preso un totale di 6mila persone, è stato verificato, dallo stesso studio tedesco, che l’1,3% delle donne intervistate ha usato violenza fisica contro il proprio partner, mentre la percentuale tra gli uomini era dello 0,3%; per quanto riguarda la violenza psicologica parliamo di un 3,8% femminile sul partner contro il 2,8% maschile.
Allarghiamoci: secondo le 343 indagini accademiche di Martin S. Fiebert del Department of Psychology della California State University, avendo preso a campione poco meno di 450mila persone, le donne sono come o più aggressive fisicamente degli uomini nei rapporti col partner/coniuge del sesso opposto; uno studio del 2007 dell’American Journal of Public Health rivela che il 23% delle relazioni sono violente, che di queste il 49,7% è reciproco e il 50,3% è non reciproco, e che di quelle non reciproche il 70,7% delle volte la violenza è perpetrata da donne mentre solo nel 29,3% da uomini; una ricerca del 2012 sul Journal of Aggression, Conflict and Peace Research dimostra che il 53% delle vittime di violenza domestica sono uomini e che il 47% sono donne.
Purtroppo, oltre alle vittime maschili eterosessuali, vengono dimenticate le vittime LGBT, in quanto meno visibili essendo lesbiche, gay, bisessuali e transessuali il 5-10 % della popolazione. Il Journal of Interpersonal Violence nel 2005 ha affermato che “gli studi esistenti rivelano analogie tra la violenza domestica tra persone di sesso opposto e dello stesso genere nella prevalenza, nei tipi di abuso e in varie dinamiche”
Ho posto qualche domanda ad Alberto, uno degli amministratori della pagina.
Il flashmob cercherà una sensibilizzazione della popolazione su tematiche che i media non affrontano e sembrano evitare. Manca l’informazione. Credi che oltre a questo problema la maggior parte degli italiani abbia ancora una mentalità troppo retrograda e “bigotta”?
Il problema è che in Italia sono ancora molto influenti i ruoli di genere che fanno vedere le vittime maschili di abusi fisici o peggio ancora sessuali come “meno uomini”, nei casi di stupro su uomini o si nega il problema, o si afferma che la vittima abbia apprezzato la violenza, o ancora la si insulta con appellativi omofobi quali “frocio”, ecc. Si crede che la violenza sia una questione di forza, quando lo è invece di attitudine psicologica e quindi che gli uomini non la possano subire; si crede che se la subiscono non possa essere grave come quella femminile, quando invece è dimostrato che il partner più debole fisicamente fa maggiore affidamento su armi od oggetti e con essi riesce a ottenere lo stesso grado di gravità di quello più forte e a sovrastare la potenza corporea maggiore di quest’ultimo. Inoltre, c’è una tendenza a vedere i problemi di genere come unicamente femminili, come se i ruoli non avessero oppresso anche gli uomini portando gli uomini a essere la maggior parte dei suicidi, dei morti sul lavoro, la leva obbligatoria solo per i maschi, e molto altro. Questo modo di pensare tende a far rigettare i problemi maschili in quanto considerati di una “classe privilegiata”. Infine, si crede che la violenza domestica sia una questione eterosessuale quando essa è presente nella stessa misura nelle coppie lesbiche e gay, e tra l’altro questo fatto è la prova più evidente che la violenza non sia un problema di un solo sesso.
Dunque l’Italia ha ancora bisogno di evolversi, ma siamo già in moto. Dopo l’evento: ti aspetti un riscontro positivo?
Credo di sì, probabilmente anche per il modo in cui abbiamo cercato di impostare la nostra linea, senza un continuo “dare la colpa” a qualcuno ma agendo propositivamente per richiedere un servizio che manca. Abbiamo da sempre motivato le nostre posizioni con dati peer reviewed, ignorando le lotte ideologiche in favore di un’apertura alla lotta per i diritti di tutti e di tutte, non a caso nella nostra manifestazione richiediamo oltre all’estensione dei servizi per le vittime maschili anche quelle femminili lesbiche e bisessuali. Spesso si è agito contrastando un cambiamento, sperando che evitando di parlare – ad esempio – delle vittime femminili di violenza domestica, la situazione “rimanesse paritaria”, in quanto quelle maschili vengono ignorate. Una situazione “paritaria” in cui entrambe le parti stanno male non serve a nessuno e soprattutto non è giusto: se lotto è per stare tutti meglio, non per far restare tutti “nella stessa barca”. I servizi d’aiuto vanno incoraggiati ma allo stesso tempo va richiesta imparzialità: se si agisce in questo modo sono sicuro che si possano ottenere risultati. Il motivo per cui non c’è stato un cambiamento finora penso sia perchè si è agito per togliere, e non per mettere. Noi invece siamo per il mettere, per l’estendere, ed è per questo che avremo successo.
Questo si trova solo su Facebook, ma è pubblico ed è un recente esperimento sociale tutto italiano:
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