Per l’occasione, il M° Bartoletti ha presentato un programma tanto interessante quanto eterogeneo: da Johann Sebastian Bach a Brahms passando per Franck e Schumann, ed è lo stesso Bartoletti a spiegare il motivo di questa particolare scelta: per quanto la musica organistica sia progredita col passare dei secoli, i compositori hanno sempre guardato a Bach come modello e la sua influenza si avverte sempre in modo netto. Che si tratti della forma, di un modo particolare di trattare il materiale armonico, l’ombra di Bach continua ad allungarsi sui compositori successivi. Ed è proprio con due composizioni bachiane che si apre il concerto: la Passacaglia e Fuga in do minore BWV 587 e il Preludio-Corale “Liebster Jesu, wir sind hier” BWV 731.
Bartoletti ha un’invidiabile intesa con la musica di Bach, che interpreta con gusto e piacevolezza: è il caso della Passacaglia e Fuga, eseguita con la stessa precisione e raffinatezza degli intagli di un ebanista, che il Maestro ha saputo presentare al pubblico con estrema chiarezza e puro spirito bachiano, ad esempio nella violenta espressione del tema della Fuga, esaltandone lo spirito febbrile con virtuosismo agile e rabbioso. Rispetto a questa prima monumentale composizione, il Preludio-Corale costituisce il perfetto bilanciamento: la sua grazia alata – spesso serena, a volte umbratile – costruisce attorno agli spettatori l’illusione di un universo sonoro etereo, una sospensione del tempo, sostenuta dal M° Bartoletti con grazia magistrale.
A queste prime due composizioni è seguito il Secondo corale in si minore di César Franck, un’opera dichiaratamente postbachiana già dal titolo, brano impervio e singolare, interpretato dal Maestro con piglio quasi pianistico (penso alle dodici variazioni della Passacaglia iniziale). Con questo Corale, Bartoletti ha dato fondo all’espressività sua e del magnifico organo della chiesa di San Niccolò, combinando in modo acuto ed effettistico i vari registri. L’esecuzione di questo Secondo corale è stata la conferma di una frase che lo stesso Maestro mi ha detto a fine concerto, ossia che non ha voluto puntare sulla spettacolarità dell’esecuzione ma che il suo obiettivo era portare al pubblico della musica su cui riflettere, concettuale ma pur sempre piacevole all’ascolto.
Anche le due composizioni di Robert Schumann, i numeri 3 e 4 dai 4 Skizzen für den Pedalflügel op.58 sono da inquadrare in questa ottica, e costituiscono un breve ma interessantissimo intermezzo che apre la strada al pirotecnico finale, il Preludio e Fuga in sol minore op. post. di Johannes Brahms. Questa composizione, nonostante adotti spesso un linguaggio più moderno, è di fattura squisitamente bachiana, tanto che verrebbe quasi da pensare che sia una sorta di “divertissement alla maniera di Bach”: dopo un Preludio intenso e folgorante come una Toccata, subentra la Fuga, condotta con il gusto tutto bachiano dell’invenzione contrappuntistica. Un vero trionfo, che ha mietuto ampi e immediati consensi da tutto il pubblico.
Al termine dell’intenso programma, il M° Bartoletti ha voluto regalare al proprio pubblico due bis: una gustosissima improvvisazione di carattere contemporaneo (affermando una volta di più, se fosse ancora necessario, la sua strabiliante bravura nell’arte dell’improvvisazione) e la celeberrima Toccata dalla Toccata e Fuga in re minore “Dorica” BWV 538 di Bach, congedando la platea con le sue sonorità arcaiche e il suo aggressivo virtuosismo.
Luca Fialdini
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