Quanto un uomo può essere legato a una maglia? Non stiamo parlando di semplici e banali maglie, stiamo parlando di quelle con i numeri e il nome di chi le indossa. Tranquilli, sappiamo che nel mondo ci sono cose più importanti di 11 uomini che rincorrono un pallone. Sappiamo tutto, ma siamo fatti così.
Dicevamo, quanto può valere quella maglia per una persona? La storia e l’esperienza personale mi garantiscono che quell’amore e quell’attaccamento possono arrivare a livelli che certe volte si fa fatica ad immaginarselo rivolto ad una persona. Alcune volte però la passione, la dedizione e l’incondizionato amore non bastano neanche per le storie più belle. E che fare quando tutto quello in cui credi viene stravolto da qualcuno che non ti capisce, che non ti rispetta e che non ascolta la tua voce?
E’ la situazione che si sono trovati a vivere loro malgrado alcuni tifosi del Manchester United Football Club, una delle più gloriose e titolate squadre anglosassoni. Erano gli anni dei giovani Cristiano Ronaldo e Wayne Rooney, gli anni degli addii di Roy Keane e Van Nistelrooy, ma soprattutto gli anni di Malcom Glazer. Glazer attraverso una scalata acquista il Manchester United, la sua politica devota al merchandising, e al più in generale “calcio moderno”, è la goccia che fa traboccare il vaso per i nostalgici tifosi del Manchester.
Negli anni di Sky, della Premier League con i biglietti più cari della storia del calcio, di Abramovich e dei Glazer c’è chi decide di mandare al diavolo tutto questo che con il calcio ci combinano ben poco.
Ed è qui che nasce la storia della Cenerentola d’Inghilterra, l’Fc United of Manchester. I colori sono gli stessi, il nome a grandi linee è uguale, solo un piccolo refuso, ma la differenza con i grandissimi “Red Devils” è che questa è la storia di chi non ha ancora smesso di sognare. E’ la storia di chi ha deciso di riprendersi ciò che è suo, ciò per cui ha viaggiato, speso soldi, pianto di disperazione e di gioia e magari fatto a botte.
L’idea di una nuova squadra era ancora considerata “l’ultima delle possibilità”, ma per alcuni “era l’idea più eccitante: creare una squadra a nostra immagine e somiglianza di tifosi, invece di accettare passivamente il modello proposto da altri”.
Una squadra dei tifosi per i tifosi, utopia allo stato puro.
Utopia dicevamo, utopia fino a quando ben 900 persone decisero di mettere il proprio nome accanto allo stemma del club, allora a quel punto divenne realtà. Una splendida e genuina realtà. Ognuna di queste persone (che rappresenta una quota) ha diritto di mettere voce su ogni decisione del club.
Dopo tanti bei discorsi però era arrivata l’ora di darsi da fare e di pensare alla cosa più importante in un contesto del genere: il pallone. Fu scelto un allenatore alla prima esperienza, Karl Margisson e furono fatti dei provini dove si presentarono centinaia di ragazzi. Una volta messa in piedi la rosa era ora di partire, precisamente dalla North West Conference, nove serie sotto la Premier League dei “padroni”, con lo stadio del Bury a fare da campo per le partite casalinghe in attesa dello stadio di proprietà e un entusiasmo che difficilmente si avverte nelle grandi squadre. Il successo è subito straordinario ed immediato: tre promozioni di fila in tre stagioni fino alla Northern Premier League, una specie di Eccellenza italiana. Tutto questo però ovviamente senza montarsi la testa: si gioca per divertimento e non per soldi, nessuno sponsor e lo stadio verrà costruito grazie all’esclusiva generosità dei tifosi.
“L’FC United è: passione, spirito di aggregazione, elementi reali e importanti. Il progetto deve essere tutto questo: l’opposto del miliardario di turno che vuole solo spalmare i suoi debiti in giro, a cui il calcio non interessa, vedendolo solo come un nome su un pezzo di carta. Ogni volta che lo United scende in campo manda a fare in culo il calcio moderno e grazie a questo sarà sempre un’altra grande stagione”.