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Esperimenti Culturali: La Jam Letteraria a cura di Rachele Salvini

Esperimenti Culturali: La Jam Letteraria a cura di Rachele Salvini

Scrivere di una raccolta di racconti è sempre interessante, ma ancor di più può esserlo se l’antologia in questione offre un campionario variegato di autori e personalità che, uniti, sono riusciti a dare alla luce un prodotto capace di mantenere una coerenza ed al tempo stesso abbia al proprio interno un animo mutevole e suddiviso in tante sfumature quante sono le persone che vi hanno partecipato con i propri lavori.

Iniziando, dunque, da questa semplice premessa si è consapevoli fin da subito che la Jam Letteraria curata da Rachele Salvini si presta ad essere letta ed intesa più come un esperimento che come un tradizionale prodotto editoriale, sebbene, al suo interno, abbia tutti gli elementi e la maturità per essere considerato come tale.

In questa antologia di racconti si parla di paure, follie, timori, paradossi e personalità al limite di una qualsiasi razionalità di fondo, ci sono personificazioni e metafore che portano a riflettere su chi siamo oggi e in che modo ci approcciamo alla nostra esistenza; se avrete la pazienza di arrivare fino all’ultimo racconto potrete persino leggere una bellissima storia che sembra uscita fuori da uno di quei folli video che talvolta si trovano in rete, quelle parodie geniali che di tanto in tanto arrivano in Facebook e sono condite da tutta quella serie di battute o azioni volgari e scorrette che ci costringono ad abbassare il volume della periferica attraverso la quale le gustiamo, stando comodi su un anonimo sedile del solito treno regionale, durante la pausa tra una lezione e l’altra o dopo pranzo. Se avete fame di un thriller, o di una casa sinistra tutt’altro che tranquilla, se cercate la descrizione di una città sporca e sprofondata nel lerciume dell’amoralità, non avrete di che preoccuparvi una volta preso in mano il vostro computer, o tablet, o copia stampata ed iniziato a leggere questo “diversificato scrigno di storie”.

Il cuore pulsante di questo progetto sembra essere quello di dimostrare, fondamentalmente, due aspetti non scontati che, a prescindere da ciò che vi è scritto al suo interno, possiedono un valore ancor più concreto se contestualizzato con l’ambiente in cui la Jam Letteraria è nata.

Il primo è legato all’ambiente cultura nel quale questo volume ha preso vista, è cresciuto ed, infine, è stato pubblicato in forma di ebook. Livorno è una città interessante, ad un primo impatto è persino affascinante, specialmente se la si guarda dal mare; con i suoi alberi lungo le strade che costeggiano la costa, i suoi tramonti da cartolina e tutta una serie di monumenti storici questa città di provincia sa scaldare il cuore dei suoi abitanti e dei turisti che, di tanto in tanto, ci mettono piede, fermandosi una notte o due, prima di portare i loro soldi nelle grandi metropoli toscane o nei borghi medievali di fama internazionale. A Livorno, tuttavia, c’è un problema: la cultura sembra essere sepolta sotto un duro strato di disinteresse. I cinema chiudono, i teatri pure, le librerie sono dimezzate e gli eventi culturali sono divenuti cosa rara da pescare tra le vie labroniche.

La Jam, nel suo piccolo, è una tenue luce di “speranza”, pur non essendo l’unica, perché focolari di interessanti iniziative, per fortuna, ci sono, ma a questo progetto va concesso il merito di essere un prodotto unico nel suo genere che viene direttamente dal basso, da quella parte della città che, dopo aver goduto di una certa esperienza e essere in grado di avere una propria consapevolezza, smette di prendere ed assorbire e inizia a dare, e quel che dà, a noi lettori, e dimostra, a tutti, è che persino a Livorno, oggi, così come nelle grandi città, è possibile dar vita ad un piccolo club di appassionati o aspiranti scrittori dal quale far uscire un’antologia brillante, non perché questa sia colma di storie bellissime o illuminanti, non tutte vi piaceranno (fidatevi!), ma perché il semplice fatto che esista e che sia stata portata avanti con una certa professionalità e costanza fa di quest’ultima un testamento importante di cui andar fieri ed un manifesto di assoluto valore di un certo lento movimento cultura che dai giovani inizia finalmente a muoversi e macinare consensi e riscontri anche per quel che concerne l’ambito dell’editoria, della lettura e dei libri.

Il secondo, ed ultimo, punto su cui  è bene soffermarsi sta nei contenuti della Jam Letteraria curata da Rachele Salvini. Se di un’opera è sempre bene analizzarne il contesto in cui è stata realizzata, anche sotto il profilo sociale, poiché questo può influenzare l’autore, o in questo caso sarebbe opportuno dire “gli autori”, dall’altro bisogna considerare i contenuti per quello che semplicemente sono, cercando all’interno di essi quella fiamma capace di dar vita alle storie con cui ci confrontiamo e nelle quali ci immergiamo. Sebbene l’introduzione fatta da R.S. sia una perfetta sintesi ed analisi di quello che troverete nella raccolta, coloro i quali, magari, vogliono saperne fin da subito un po’ di più riguardo al materiale che caratterizza questa antologia vi basterà sapere che, nel leggerla, sarete messi davanti ad un complesso caleidoscopio di personalità talmente lontane tra loro che, unite, formano un insieme complesso ove nessuna ha la supremazia sull’altra.  Non esiste il “racconto madre”, né vi è una sola storia che dà senso al tutto, ma alla base c’è un equilibrio di fondo capace di stregare il lettore, spronarlo a proseguire nella lettura e invitarlo a fidarsi del prossimo racconto anche se quello appena letto non lo ha soddisfatto. Questo è stato reso possibile, in particolar modo, dalla cura riposta nella scelta delle storie qui proposte, e dalla maniera in cui esse sono offerte a chi le legge: alcune sono lunghe, altre brevi, altre vorreste finissero il prima possibile, magari perché sapete già a cosa state andando incontro o non vi piace il protagonista, altre ancora le vorreste più complete o che non finissero mai, ma su come vi relazionerete ad esse, in tutta franchezza, è affar vostro, e questo, grazie al cielo, rimane uno dei privilegi di essere lettori.

Sorprenderà, magari non a molti, riscontrare che alcuni di questi lavori appartengano al genere horror, o che si accostano ad esso strizzando più volte l’occhio con rimandi e citazioni, ricalcandone al meglio atmosfere o tematiche, mentre si riveleranno come piacevoli fulmini a ciel sereno quel paio di storie che cercano di dipingere, in modo particolare, la vita nella città labronica, dando il via a quel complesso dilemma e a quella dicotomia tra amore ed odio che chi vive a Livorno conosce bene fin dall’adolescenza. Il vero fiore all’occhiello, per il sottoscritto, rimangono due di racconti surreali, ma al tempo stesso verosimili, diversi nella loro natura, ma accomunati da una straordinaria originalità, posti alla fine della raccolta: il primo ambientato nel cinico mondo dello spettacolo e della moda, della musica e dei drink a cui ci ha abituato l’agente a doppio zero per antonomasia, ed il secondo che vede protagonisti i magnati dell’industria tecnologica: Steve Jobs e Mark Zuckerberg braccati dal paladino Michael Moore (di cui sono consigliate tutte le sue opere).

Se le storie, come ha scritto un grande autore contemporaneo, sono semplicemente dei fossili nascosti nel terreno, che lo scrittore ha il compito di estrarre, come se fosse un archeologo della scrittura e della prosa, e se da questi fossili un autore non fa altro che ereditarne l’ispirazione per trascriverle nel modo migliore e condividerle con gli altri, la Jam si rivela, perciò, come un piccolo museo di esperimenti ed un semplice raccoglitore di racconti portato avanti da un numero di autori giovani e desiderosi di poter mettere sulla carta le loro esperienze, i loro sogni, le loro critiche, la loro rabbia e le loro aspettative, consci di poter dar vita a mondi e universi di cui possono sentirsi i padroni. Non avrete tra le mani l’antologia perfetta, né sarete sempre rapiti dai molti protagonisti che vivono all’interno di queste (virtuali) pagine, ma non importa, perché il risultato è comunque lodevole e, qualora vi sentiste in vena di criticare o disprezzare un racconto, così come di lodarlo o amarlo, vorrà dire che quest’ultimo comunque vi ha fatto provare qualcosa, e questa piccola Jam riesce a far provare piccole e sincere emozioni, scansando e mettendo da parte l’apatia e l’indifferenza. Dimostrando quanto possa essere seducente sia leggere che scrivere.

 

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