L’opera The Lyric Puppet Show del compositore Marco Simoni ha ottenuto un meritatissimo successo alla prémiére avvenuta ieri sera, giovedì 21 gennaio, presso il Teatro Verdi di Pisa. Molta era l’attesa per la rappresentazione dell’opera vincitrice del Concorso Internazionale di Composizione “Gabriella Gentili Mian”, attesa testimoniata anche dalla grande partecipazione di pubblico che ha gremito la sala Titta Ruffo del Verdi tanto che la biglietteria del teatro ha comunicato il tutto esaurito già diversi giorni prima della rappresentazione.
Si tratta di un’opera pregevolissima, moderna ma – al contempo – vicina al pubblico, è ironica, leggera, festosa ma anche molto profonda: nella semplicità di un accompagnamento musicale realizzato da un pianoforte ed una fisarmonica, Simoni riesce a catturare un universo sonoro dall’ammirevole complessità ed a renderlo semplice all’ascolto e soprattutto in questo modo ha esplicato la propria innegabile bravura di compositore: rendere leggera ed accattivante un’opera intimamente complessa, grazie ad un linguaggio in sostanza tonale – con qualche eco dell’impressionismo musicale francese – ed a qualche divertente contaminazione (si pensi alla sigla Da questo show stasera o alla “sigla di chiusura” Farewell, farewell). Interessante anche la scelta dei numeri chiusi: in The Lyric Puppet Show Simoni compie un’operazione simile a quella che Verdi fece con Rigoletto, ossia la struttura è molto simile a quella del melodramma classico in cui l’azione drammatica è spezzata in vari numeri musicali interrotti dai recitativi, ma de facto tutta l’opera è concepita quasi wagnerianamente come un flusso unitario. Con questo non voglio assolutamente sminuire il lavoro del M° Simoni, anzi, ritengo sia una dimostrazione ulteriore della sua intelligenza nel non voler allontanare il pubblico. Per l’opera il coinvolgimento del pubblico è essenziale perché proprio in questo collegamento si esplica la valenza del melodramma come momento di accrescimento del singolo e diffusione culturale; inoltre ci hanno già pensato i raccapriccianti lavori di altri “compositori” ad allontanare il grande pubblico dalla musica contemporanea, chiunque riesca a ridurre questa distanza merita tutti i nostri elogi.
Molto interessante anche il libretto di Fabrizio Altieri che offre un più che valido supporto alla musica di Simoni e trovo che sia perfettamente in linea con essa, dato che riesce a trattare di argomenti assolutamente rilevanti e complessi in modo sempre leggero, coinvolgente e soprattutto chiaro, chiarezza forse esaltata anche dai palesi riferimenti e precedenti letterari e cinematografici dell’opera: da Pinocchio, ad Orfeo, a Petrouchka, al teatro di Pirandello, a The Truman Show, a The Rocky Horror Picture Show (cui è ispirato per lo meno nel titolo). Ho apprezzato molto che uno dei temi principali fosse quello della libertà (anche i espressione e pensiero), al giorno d’oggi quantomai attuale, tanto per la preoccupante situazione internazionale quanto per il drastico ridimensionamento che tale diritto ha subito nel nostro Paese nel corso degli ultimi vent’anni.
Molto buona la rappresentazione, sopratutto grazie all’apporto del M° Riccardo Mascia, pianista e clavicembalista, e della fisarmonica del M° Roberto Beneventi che hanno ottimamente sostenuto i quattro cantanti e proiettato il pubblico in una “sospensione dell’incredulità” dalla quale è piacevole farsi avvolgere. Ottima anche la prestazione dei quattro cantanti: un po’ fredde e sottotono le voci all’inizio del Primo Atto – tanto che in più passaggi sono stati coperti dagli strumenti – ma si tratta di un inconveniente quasi trascurabile dato che si sono subito assestati. Interessante l’interpretazione si Stefano Trizzino (Orlando), capace di catalizzare l’attenzione del pubblico con una recitazione misurata, quasi ieratica. Anche Roberto Cresca e Moon Jin Kim, rispettivamente Astolfo e Adelaide, hanno fornito un’ottima performance, tanto dal punto di vista canoro quanto da quello recitativo, alternando con perizia un timbro limpido nel cantato ad una recitazione naturale e convincente nei momenti parlati. Vera rivelazione della serata Mariacarla Seraponte (Laura) che ha saputo conferire al proprio personaggio una voce sottile ma ricca di armonici, duttile e piacevolissima.
Insomma, un successo più che meritato, tanto per il M° Simoni quanto per gli esecutori. Spero di vedere nel cartellone del Verdi della prossima stagione una nuova opera di Marco Simoni che, con The Lyric Puppter Show e Si camminava sull’Arno (rappresentata lo scorso anno), sta diventando un habitué del teatro pisano. È un compositore di sicuro valore e sono sicuro che saprà dare alla musica contemporanea un buon contributo pertanto vi sollecito a seguirlo e soprattutto a vedere The Lyric Puppet Show se ci saranno repliche. Personalmente sono molto dispiaciuto che al Verdi sia stato rappresentato una sola volta perché mi sarebbe piaciuto vedere l’opera una seconda volta anche per apprezzare maggiormente quelle sfumature e quegli echi che è difficile cogliere con un primo ascolto.
Photocredit: Dario Barbani
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