Una scelta più che felice quella di mettere in scena l’operina The Little Sweep (Il Piccolo Spazzacamino) di Benjamin Britten, dato che nella rappresentazione di ieri 4 dicembre il Teatro Verdi di Pisa ha registrato il tutto esaurito, mentre la mattina di sabato 3 dicembre è andata in scena una rappresentazione unicamente per le scuole (rappresentazione quasi d’obbligo, dato che si tratta di uno dei capolavori per l’infanzia del compositore britannico). Un allestimento firmato dalla Storica Società Operaia di Mutuo Soccorso ed Istruzione di Pordenone che ha già riscosso ampi consensi a Pordenone e a Trieste e che giunge a Pisa in questa produzione del Teatro Verdi in collaborazione con “Una Rete per la Musica” degli Istituti Comprensivi di Pisa.
L’opera, su libretto di Eric Crozier, è ispirata a due celebri poesie di William Blake – ambedue intitolate The Chimney Sweeper – presenti in Songs of Innocence and of Experience, in cui Blake pone il suo focus su uno dei problemi derivanti dalla Prima Rivoluzione Industriali e cioè una particolare forma di sfruttamento del lavoro minorile: i bambini erano molto richiesti dagli spazzacamini perché, essendo piccoli, potevano entrare agilmente nelle canne fumarie e ripulirle dall’interno e quindi alcune famiglie – per far fronte a problemi economici – vendevano i figli agli spazzacamini.
Naturalmente nella composizione di Benjamin Britten i toni tendono ad alleggerire molto l’argomento, ma non mancano i momenti più cupi. In questo senso, l’ottima regia di Sonia Dorigo ha seguito perfettamente il percorso tracciato dal compositore, soprattutto grazie allo splendido allestimento scenico: scenografia essenziale, ampio uso di proiezioni su schermo ma la mano nella regista è sempre stata guidata dall’intelligenza del non eccedere, dell’usare solo e soltanto ciò che serve e quando serve. Molto simpatico anche il taglio cinematografico-disneyano che è stato dato a molte scene, ad esempio la scena del bagno nella vasca, la (letterale) corsa contro il tempo di Miss Baggot e soprattutto il libro – con tanto di titolo! – che si apre all’inizio dell’opera e si chiude al termine della storia, esattamente come nei migliori classici Disney.
Il cast, tanto i giovani quanto gli adulti, non solo è stato all’altezza del proprio ruolo ma era assolutamente a proprio agio in questa pagina di musica, minuta e raffinata come una miniatura medievale, a cominciare dal basso Marco Innamorati (Black Bob/Tom): la sua voce piena e pastosa, è stata di ottimo sostegno al resto del cast nelle scene d’assieme e ha sempre spiccato per la sua duttilità all’interno della partitura. Altrettanto valido, sia nel canto sia nella recitazione, il tenore Gianni Coletta (Clem/Alfred), che si abbina molto bene alla vocalità di Innamorati perché la sua è molto luminosa e leggera.
Agile e poderosa a un tempo la voce di Emanuela Grassi, mezzosoprano dal timbro piacevolmente scuro, e solidissima nell’intonazione che non ha vacillato nemmeno nei passaggi più impervi (e il suo personaggio, Miss Baggot, ne ha molti!). La sua professionalità come cantante unita alla recitazione curata e naturale ha dato vita a uno personaggio credibile e di grande spessore.
L’ars canora, d’altra parte, è più che sufficiente al soprano Elisabetta Farris a imporsi all’attenzione del pubblico fin dal suo ingresso in scena: la sua Rowan ha catalizzato l’attenzione dell’intero pubblico, tanto nei momenti solistici sia in quelli d’assieme. La sua grazia nell’esecuzione e il peculiare timbro vocale l’hanno resa de facto il personaggio più interessante della rappresentazione.
Ma naturalmente i protagonisti sono proprio i più giovani, in primis il piccolo spazzacamino Sam, qui ottimamente interpretato da Gein Mara, i ragazzi di Iken Hall (Kalliopi Petrou, Ulyana Hevko ed Elisabetta Vegliach sono, rispettivamente, Juliet, Gay e Sophie Brook), i cuginetti di Woodbridge (Mateja Petelin, Debora Del Do’ e Laura Mellinato sono Jonny, Hughie e Tina Crome). L’illusione scenica creata da Benjamin Britten può reggere solo se le parti dei bambini risultano verosimili e credibili, basta un solo attore che non convinca del tutto e l’intero spettacolo si accartoccia su se stesso; in questo caso ognuna delle giovani attrici ha sostenuto quest’illusione con grazia magistrale e con piacevole brio.
Un particolare applauso va allo strepitoso coro di voci bianche che ha stupito non solo per le dimensioni (oltre trecento elementi) ma anche per il notevole risultato raggiunto soprattutto se si considera che si tratta non di professionisti ma di alunni degli Istituti Comprensivi di Pisa, coordinati dal M° Stefano Barandoni, preparati dagli insegnanti Susanna Cusin (I.C. Fibonacci), Susanna Masoni (I.C. Fucini), Irene Luperini (I.C. Galilei), Marco Baldacci (I.C. Gamerra), Cristina Bernardeschi (I.C. Pisano), Daniela Pieruzzi (I.C. Tongiorgi), lo stesso Stefano Barandoni e Lucia Landucci (I.C. Toniolo) e diretti nel corso della rappresentazione dal M° Eddi De Nadai, la cui bacchetta ha superbamente guidato l’ensemble orchestrale con festosa leggerezza e invidiabile precisione attraverso una pagina musicale solo apparentemente semplice. L’ensemble in questione, eccezionalmente integrato dai due pianisti Riccardo Mascia ed Eugenio Milazzo, è quello dell’Orchestra Arché, che ormai sta abituando il suo pubblico a esecuzioni di qualità sempre maggiore, sempre nel segno della grande preparazione e della finezza nell’esecuzione che ormai contraddistingue l’Orchestra.
Photocredit: Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Luca Fialdini
luca.fialdini@uninfonews.it
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