5 Aprile 2025

Elezioni Emilia-Romagna: tra le cause del trionfo del candidato del centrosinistra Stefano Bonaccini rispetto alla candidata del centrodestra Lucia Borgonzoni c’è una forte spinta identitaria, ma anche un ritorno al bipolarismo, ne parliamo in questo articolo.

 

La campagna elettorale di Stefano Bonaccini durante le elezioni in Emilia-Romagna è stata quella che analisti e scienziati politici definiscono una ‘campagna identitaria’, che in poche parole, è uno stile di campagna elettorale che punta a fare leva sui sentimenti, sui simboli e sui temi per risvegliare un’identità politica (in questo caso a sinistra) e mobilitare l’elettorato di riferimento. A questo poi si è unito il contributo delle Sardine, le quali adottando uno stile identitario fondato sulla dialettica “noi di sinistra contro lui Salvini”, sono riuscite a mobilitare gli elettori di centrosinistra portandoli prima nelle piazze e poi a votare.

Il senso di questa strategia è stato da una parte, come già detto, di mobilitare l’elettorato di sinistra e dall’altra quella di limitare la volatilità elettorale verso centrodestra, Movimento 5 Stelle e l’astensione al minimo. In questo scenario poi il Partito Democratico si è dimostrato vincente perché, come è successo ad esempio a Livorno, ha saputo allargare la coalizione a forze nuove e civiche. A questo si sono aggiunti sicuramente la credibilità di Bonaccini rispetto a Borgonzoni e i temi della campagna elettorale, molto più incentrati sulla regione nel caso del centrosinistra, e invece molto più focalizzati sulle dinamiche nazionali e sulla leadership di Salvini nel caso del centrodestra.


In Emilia-Romagna tra il “leaderismo dell’uomo forte al comando” che mette i suoi “vassalli” a comandare la regione, e l’identità collettiva di sinistra, fatta di movimentismo, aggregazione e del buon governo di Bonaccini, ha vinto la seconda, e visti i risultati possiamo dunque asserire che un buon rimedio alla volatilità elettorale, e in parte anche all’astensione, sia risvegliare l’identità politica per mobilitare l’elettorato attorno a una dimensione collettiva. Sotto questo aspetto, con la forza delle urne, possiamo dire anche che le Sardine non sono state spettatori e spettatrici, ma anzi hanno avuto un ruolo attivo nel riappropriarsi dei luoghi, delle piazze, e nello smuovere il dibattito, riportando l’entusiasmo in molte persone di sinistra che lo avevano perso, lo dice chi, come il sottoscritto, è stato scettico fin dall’inizio verso il movimento di Mattia Santori, e invece adesso si deve in parte ricredere.

Tuttavia, pur restando abbastanza scettico sul fatto che le Sardine riusciranno a trasformarsi da movimento a partito, è giusto forse ritenere che sia stata e sarà anche questa la loro forza: il non essere partito. Dobbiamo prendere atto infatti che già da un po’ di tempo sono cambiate le forme di aggregazione e impegno politico, a cui ognuno può contribuire a seconda del proprio carisma: chi facendo politica in senso tradizionale, con proposte e impegno, e chi mobilitando le forze sociali e risvegliando gli elettori a proprio modo, e se tutto è funzionale allo stesso risultato, cioè la partecipazione elettorale, ben venga.

Un’altra tendenza evidente è invece il graduale ritorno al bipolarismo, accompagnato dalla lenta disfatta di un Movimento 5 Stelle sempre più in crisi e di cui molti elettori hanno peraltro dato il voto disgiunto per Bonaccini. Anche questo ci fa capire che forse gran parte del merito dell’impennata di consensi del Movimento 5 Stelle negli ultimi anni, è stata causata dalla volatilità elettorale, a cui la sinistra non ha saputo far fronte, perché non è riuscita a puntare sulla propria identità politica; la destra sì, ed è sopravvissuta prima e cresciuta poi, diventando la forza politica più attrattiva. Tuttavia laddove la sinistra riesce a conservare o tirare fuori la propria identità politica la competizione elettorale c’è ed è molto sentita. Non è un caso che Bonaccini vinca a Bibbiano, e che alla fine quella di andare a suonare ai campanelli di presunti spacciatori si sia rivelata una strategia perdente: l’Emilia-Romagna ha dimostrato di non volere “sceriffi” o alcuna “caccia alle streghe”, ma progetti politici in cui riconoscersi come collettività.

Di questo e di molto altro ancora, rispetto alle elezioni in Emilia-Romagna, parleranno gli analisti politici, concentrandosi per esempio sul voto per categorie sociali, età, occupazione e su altri parametri interessanti che vale la pena approfondire. Anzi, di tutto quello che è successo in Emilia-Romagna durante questa campagna elettorale dovremo farne tesoro in vista delle elezioni regionali in Toscana per riportare  l’entusiasmo tra gli elettori, sia a destra che a sinistra, contro i due grandi mostri che caratterizzano le elezioni dei nostri tempi: l’astensionismo e l’anti-politica.

Foto: i quattro fondatori delle Sardine fanno il bagno a Milano Marittima per “riappropriarsi” del Papeete.
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