Dylan Dog : L’Alba dei Morti Viventi (n.1)
Volenteroso di colmare questa lacuna, che a tanti occhi (compresi i miei) pare più un cratere di inimmaginabili dimensioni, ho cercato la prima storia in rete, quello dato alle stampe e pubblicato nel 1986, “L’Alba dei Morti Viventi”, fortuna vuole che in casa avessi una raccolta delle prime tre storie di D.D., comprate anni or sono grazie ad una delle innumerevoli ristampe curate da “Repubblica”.
Londra, seconda metà del ventesimo secolo, Dylan Dog vive in un appartamento presso Craven Road assieme al suo assistente Groucho. Entrambi si definiscono detective ed investigatori attratti da storie al limite del possibile, dove ad avere il sopravvento è l’elemento paranormale. I due sono chiamati a investigare su un omicidio quando alla loro porta si presenta Sybil Browning, giovane donna accusata dell’omicidio del marito. Decisa a raccontare gli eventi drammatici che l’hanno vista coinvolta, speranzosa di essere capitata nel posto giusto, Sybil rivela a Dylan che ciò che ha fatto è stato solo per legittima difesa, dato che suo marito, in viaggio da qualche giorno in Scozia per una ricerca scientifica, le si era presentato nel cuore della notte sulla porta di casa, febbrile e in pessimo stato di salute, implorandola di ucciderlo per poi, una volta deceduto in circostanze sinistre sul proprio letto matrimoniale, risvegliarsi come uno zombie con tutte le intenzioni di metter fine alla vita di sua moglie.
Per chi è un appassionato di Cinema il primo episodio o albo di Dylan Dog è una prelibata pietanza servita su un vassoio d’argento, dove alla componente gotica si mescola sapientemente quella vena umoristica, quella sfumatura horror e quell’intreccio affine alle indagini di Sherlock Holmes a cui, sotto alcuni punti di vista, il fumetto si ispira palesemente. Settima Arte e Letteratura ottocentesca si amalgamo e danno alla luce una storia originale e ben costruita, riassunta in una novantina di pagine, disegnata in modo egregio ove ai primi piani si uniscono panoramiche ricche di dettagli, a cui, data l’edizione che mi trovo tra le mani, il colore dona un tocco di originalità per adeguarsi ai tempi di oggi.
La natura di Dylan, uomo più introverso, tormentato ed imprevedibile, rispetto al uso fido compagno, resta ancora un mistero, di lui, persino dopo la conclusione della storia legata alla signora Browning, sappiamo poco o nulla, sono ancora sconosciuti i fantasmi che vivono nel suo passato, né abbiamo una minima idea di cosa lo attiri tanto nel mondo dell’occulto, quale sia la sua relazione con colui che si presenta come la sua nemesi “Xabaras”, il diavolo, né tanto meno è concesso al lettore sapere la sua storia ed il suo “vero” nome. Dog appare un animo tormentato, affascinato dal pericolo, dalla paura e dal mistero, convinto che i mostri si possono sempre
Dare un giudizio, soggettivo o oggettivo, della prima pietra posta sopra una monumentale opera come è stata quella di Sclavi è impossibile, perché di certo il primo passo verso un lungo cammino non si può paragonare a tanti albi usciti negli anni successi superiori alla storia qui raccontata, ma, in quanto inizio, ad essa le va dato il beneficio ed il rispetto che merita. Come uno zombie Dylan Dog, trovando una perfetta ed elegante armonia tra storia e estetica afferra lo spettatore e lo trascina in un vortice di orrore, divertimento, eros, sentimento e paura, fa sorridere e preoccupare, facendo sentire il lettore avvolto in una coperta di sensazioni reali nate dalla mente e dalla penna di due grandi autori del panorama fumettistico italiano. Giuda Ballerino!