“Che bellissima pazzia!“: queste parole, che concludono il libretto, sono la perfetta sintesi del Don Giovanni di Gazzaniga, rappresentato ieri sera al Teatro Verdi di Pisa. Vivacità, caos, equivoci, risate, inganni sono gli ingredienti di questo piccolo capolavoro comico, cui l’allestimento pisano ha reso pienamente giustizia. Anche la scelta di una scenografia a dir poco essenziale è adeguata allo spirito di questo singolare Don Giovanni, poiché si tratta di una vera e propria commedia in musica dove la parte del leone la fanno la recitazione e la mimica dei cantanti (anche se, per una volta nella vita, mi piacerebbe andare a vedere un Don Giovanni dove la statua del Commendatore è davvero una statua e non un’ombra, una sagoma, un drappo o un cantante truccato in modo strano). La musica di Gazzaniga è vivace ed accattivante, ma per funzionare da un punto di vista scenico necessita di una recitazione altrettanto caratteristica e brillante ed è proprio alle doti attoriali dei cantanti che si deve l’ottima riuscita della rappresentazione di ieri: molto comica, esagerata, a volte fin troppo marcata (come nel caso della morte del Commendatore, Daniele Cusani si dibatteva come un pesce fuor d’acqua), ma sempre godibile e coinvolgente
La regia di Pizzech non è nulla di nuovo od innovativo, ma svolge bene il proprio lavoro, calando lo spettatore in un’atmosfera da tipico spettacolo di fine Settecento, quando l’opera era intesa come un colto intrattenimento. L’unico elemento che davvero stona è la confusione di abiti e mobilio (“il pastiche del tempo”, come l’ha definifo Pizzech), a volte in linea con l’epoca di composizione di questo Don Giovanni, a volte desunti dal nostro tempo o dai decenni scorsi, è una particolarità non richiesta né dal libretto né dalla resa scenica, non aggiunge nulla alla rappresentazione, onde per cui si poteva tranquillamente evitare. Ho invece apprezzato il fatto che i cantanti si muovessero anche nella platea; è un espediente piuttosto datato ma fa sempre la sua figura, inoltre è stato estremamente divertente che nel finale i personaggi cantassero e ballassero direttamente in platea coinvolgendo anche qualche malcapitato spettatore, cosa che ha resto ancor più caratteristico il gran finale, dove i personaggi impersonano degli strumenti musicali ed intonano un motivo simile ad una tarantella.
Dal punto di vista attoriale il cast è stato ottimo, senza eccezioni, musicalmente pochi hanno brillato. Il povero Roberto Cresca (Duca Ottavio) ci prova e ci riprova ma la voce non c’è; un po’ meglio la performance di Federico Cavarzan (Biagio), ma anche lui resta abbastanza anonimo. Anche lo stesso Max Jota, che ha impersonato Don Giovanni, non ha reso molto con il suo timbro piuttosto sciapo. Come attore nulla da dire, ha brillantemente interpretato il ruolo del mitico libertino con gusto ed una piacevole vis comica, ma un po’ di prestanza vocale in più era richiesta. Ottima invece la prestazione di Yukiko Aragaki, alias Donna Elvira, tanto per la recitazione quanto per il canto (il suo momento di gloria è stato indubbiamente l’aria Sposa più a voi non sono), così come quella di Carlo Torriani che ci ha regalato un memorabile Pasquariello: questo servo è quasi sempre presente sulla scena, più di Don Giovanni, ed il suo ruolo non è quello di mera “spalla” del nobiluomo, è un’entità autonoma e come tale dev’essere gestito. Torriani ha un’eccellente presenza scenica che attira subito l’attenzione del pubblico e soprattutto ha sfoderato una recitazione irresistibile e spero che la sua voce di basso riecheggi di nuovo nelle sale del Teatro Verdi perché ha dimostrato di essere un esecutore di sicuro valore. Ad ogni modo, non me ne voglia il buon Torriani, ma a mio giudizio l’esibizione di spicco dello spettacolo di ieri sera è stata quella di Maturina, interpretata dalla bravissima Giulia De Blasis: sinvolta e perfe
Anche l’Orchestra Arché ed il M° Federico Bardazzi hanno dimostrato il proprio valore con un’esecuzione di molto superiore a quella che ho udito alla rappresentazione del Trionfo dell’Onore di Scarlatti. La sonorità è stata quasi sempre pulita (eccetto un piccolo errore di intonazione dei violini all’inizio del duetto Dell’Italia ed Alemagna), mentre lo stile esecutivo era filologicamente accurata, così come l’accompagnamento clavicembalistico del M° Dimitri Betti, non per niente Bardazzi è uno specialista della musica galante, barocca ed antica. Il direttore non ha perso il vizio di gesticolare, ma almeno ieri sera ha guidato bene l’orchestra che ha eseguito con gusto ed in modo coinvolgente la partitura di Gazzaniga.
Lo spettacolo è sicuramente riuscito. Chiaramente non è al livello di un Simon Boccanegra o di un Macbeth quanto a drammaturgia, ma non vuole nemmeno esserlo: il Don Giovanni di Gazzaniga un’opera di intrattenimento e così è stata mostrata al pubblico che, almeno per quanto mi riguarda, è uscito molto soddisfatto. Spero che gli allestimenti degli altri due Convitati di Pietra, quello di Tritto (14 novembre) e quello di Pacini (21 novembre), siano dello stesso livello. In tal caso, per il Verdi si prospetterebbe un novembre eccezionale.
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Photocredit: Massimo D’Amato, Firenze