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Il Digitale alla sfida del Free Floating e..dell’inciviltà

Padre ciclista amatore da molti anni, io stesso grande fan delle corse dei pro, incollato alla TV per le tappe del Giro d’Italia e forse ciclista pro mancato, rifiuto con decisione l’uso della bici in città e in generale nella vita quotidiana, preferendo l’uso delle due..gambe, per girare i centri città e le vie limitrofe.

Rifiuto quindi anche il bike-sharing e tutti i fenomeni a esso collegati come il nuovo “free-floating” che unisce appunto la bici e un’altra mia grande passione, il digitale.

Free floating letteralmente significa “flusso continuo” di biciclette che senza sosta e senza regole vengono utilizzate e lasciate dovunque, sui marciapiedi e sulle strade, nei parcheggi e in tutti i luoghi disponibili. Fenomeno che ha spopolato in Cina grazie a società come OFO, Mobike, Gobee.bike e che piano piano si è manifestato anche in Europa e in Italia come a Milano, Torino, Firenze e Roma.

Ma nello specifico come funziona il “free floating”?

L’utente interessato a muoversi in bici per la città, scarica l’App sul proprio smartphone della società ivi ubicata, attraverso l’app identifica la bici che vuole prenotare — la posizione appare su una mappa grazie al Gps — quando si avvicina la sblocca attraverso un codice Qr da scansionare con il telefono. I pagamenti vanno a termine in automatico sempre sull’app: ogni utenza dev’essere collegata a una carta di credito.

L’utente versa poi un deposito cauzionale di 15 euro e paga ogni “corsa” 50 cent, utilizzando la bici fino a quando ne ha bisogno e lasciandola poi dove ritiene opportuno.

In termini teorici il “free floating” con OFO, Mobike e Gobee.bike sarebbe questo. In termini pratici è tutta un’altra cosa, dovuto principalmente all’inciviltà delle persone, degli utilizzatori.

In alcune città italiane le bici colorate a nolo sono finite nei Navigli o nell’Arno, ammassate sopra i cassonetti della spazzatura o rubate per scopi personali.

In altri casi, come a Manchester, le società produttrici hanno dovuto assumere una sorta di “vigilantes”, per vigilare appunto il corretto utilizzo del mezzo…

A Parigi la quantità di bici rubate o danneggiate ha sfiorato il migliaio.

Purtroppo per i corretti utilizzatori, dopo questi fenomeni, il “free floating” ha avuto un vistoso calo, poiché le società produttrici, tutte Made in China e tutte sovvenzionate da Tencent o Alibaba, hanno deciso di ritirarsi dal mercato europeo o comunque di mettersi da parte, per studiare nuove formule..

Nuove formule, che mi auguro, possano andare incontro a coloro che usufruiscono del servizio in maniera seria, senza vandalizzare niente, e al tempo stesso, colpendo coloro che danneggiano solo e tanto per gioco..

Considerando comunque, il bike-sharing cosi come il car-sharing pilastri importanti della sharing-economy che oggi va tanto di moda…

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