24 Novembre 2024

Trillllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllo

Diabolus in musica è una locuzione che indubbiamente salta all’occhio. Può addirittura sembrare qualcosa di misterioso ed indefinibile, quasi magico, se non sapete di cosa si sta parlando. Che cos’è il diabolus in musica? Un accordo. Anzi, per la precisione è un bicordo (un accordo formato da due note) e comunemente viene chiamato tritono. Perché mai qualcuno dovrebbe affibbiare ad un bicordo un nome così sinistro?
Tutto è iniziato nel Medioevo, quando lo studio musicale era appannaggio quasi esclusivo della Chiesa  fino al XIII secolo. È facile pensare che in un ambiente come quello ecclesiastico alcuni elementi possano assumere un particolare significato. All’epoca le persone avevano idee differenti dalle nostre su consonanza e dissonanza  degli accordi: l’intervallo di terza era considerato dissonante, ad esempio; quindi provate ad immaginare come dovesse suonare alle loro orecchie il tritono, che già per noi è estremamente aspro. Sicuramente doveva essere considerato come l’intervallo più dissonante di tutti. La cosa curiosa è che il tritono è costituito da tre toni (da cui il nome): difatti questo bicordo altro non è che una quarta aumentata, fa-si per esempio. Ebbene, se vi mettete a contare i toni vedrete che sono tre. Senza dubbio, il numero tre avrà immediatamente ricordato ad un monaco la Trinità, ma il fatto che il risultato fosse tanto dissonate faceva pensare che il diavolo ci avesse messo lo zampino, da cui il minaccioso nome di diabolus in musica. E non era una definizione detta tanto per fare colore, perché era vietato utilizzare questo particolare accordo nella musica sacra, pena (in casi estremi) addirittura la scomunica!
Tutto ciò può sembrare strano, addirittura eccessivo, ma bisogna ricordare che la musica, o meglio ars musica, faceva parte del cosiddetto Quadrivium e cioè quell’insieme di arti (Astronomia, Aritmetica, Geometria, Musica) che col Trivium (Retorica, Logica, Grammatica) costituiva le arti liberali, volte alla conoscenza scientifica e filosofica del mondo. Inoltre la Chiesa riconosceva la musica come il punto d’incontro di filosofia e teologia, come testimonia un passo di Isidoro di Siviglia:

“Senza la musica, nessuna disciplina può considerarsi perfetta.
Non vi è infatti nulla che sia senza di essa”
(Etymologiae, III)


Inoltre esiste un altro motivo, molto più pratico, per cui questo intervallo era malvisto in ambito musicale: essendo così aspro, così dissonante, risulta tutt’oggi uno degli intervalli più difficili da intonare e quando un coro deve intonare un tritono c’è buona possibilità che stoni. O che comunque debba faticare parecchio prima di riuscire ad intonarlo senza problemi. Già Guido d’Arezzo, ovvero colui che ha dato il nome alle sei note (il nome della nota si è venuto dopo), aveva bollato il tritono come intervallo dannoso. Quindi per evitare questi inconvenienti, i maestri di un tempo facevano molta attenzione a non usare il tritono o ad utilizzarlo con molta cautela, anche perché poi – col passare del tempo – la musica è uscita dall’ambito ecclesiastico ed ha cominciato a diffondersi tra la gente comune attraverso la musica profana. Questo fece sì che il “divieto” del tritono venisse gradatamente meno, tanto che molti dei grandi contrappuntisti antichi, come Carlo Gesualdo da Venosa, facessero della dissonanza il proprio cavallo di battaglia.
Ma il tritono non aveva ancora finito di esercitare un certo fascino, specialmente se si considera la fama “satanica” cui era legato: nel Settecento un compositore italiano, Giuseppe Tartini, disse di aver sognato il diavolo che suonava il violino e che, dopo essersi svegliato, corse subito a scrivere la musica che aveva udito in sogno. Ne venne fuori il celeberrimo Trillo del Diavolo che, manco a dirlo, è zeppo di tritoni (specialmente nell’ultimo movimento). E ancora, nell’Ottocento tanti vennero colpiti dall’antico nome medievale e utilizzarono l’accordo per conferire un particolare e mefistofelico colore a certe composizioni, come Franz Liszt che ne fece largo uso nel movimento riguardante l’Inferno nella famosa Dante Sonata, o Hector Berlioz che vi ricorse nell’ultimo movimento della Symphonie Fantastique (che ritrae – guarda caso – un Sabba).
Naturalmente non sempre il tritono è stato utilizzato per questo motivo: nel corso del Seicento e del Settecento la sua fama diabolica venne quasi del tutto trascurata; così come nella musica jazz, dove il tritono non ha assolutamente questo aspetto. Pensate che la canzone Maria dal musical West Side Story inizia proprio con una quarta eccedente.
Negli ultimi anni c’è stato, tuttavia, un rinnovato interesse per il diabolus in musica, tanto da spingere gli Slayer a chiamare un loro album – appunto – Diabolus in Musica, così come la canzone Black Sabbath, contenuta nell’album Black Sabbath dei Black Fantasia-Pormami-Via Sabbath, presenta addirittura una progressione di tritoni all’interno di un riff. Persino la sigla dei Simpson inizia con un tritono. Forse Danny Elfman voleva sottolineare il carattere di Bart fin dall’inizio del programma, o forse voleva dire che l’intero cartone è una bella carognata.

Luca Fialdini
luca.fialdini@uninfonews.it

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Luca Fialdini

Luca Fialdini, classe '93: studente di Giurisprudenza all'Università di Pisa e di pianoforte e composizione alla SCM di Massa e sì, se ve lo state chiedendo, sono una di quelle noiose persone che prende il the alle cinque del pomeriggio. Per "Uni Info News" mi occupo principalmente di critica musicale.

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