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Dalí – Il sogno del classico a Palazzo Blu

Salvador Dalí, si sa, è uno degli artisti più famosi e acclamati al mondo. Pittore, scultore, incisore, disegnatore, filmaker e designer, Dalí è stato – e continua ad essere – una vera icona del suo tempo. Personalità esuberante da un lato e artista dedito a una riflessione seria e profonda sull’arte, dall’altro.

Oltre alle opere surrealiste, oltre alle tele della fase mistico-nucleare influenzate dalle scoperte scientifiche, Dalí ha dedicato una parte della sua produzione anche all’arte della tradizione classica italiana, in particolare quella del Rinascimento. Dal momento della sua espulsione dal gruppo surrealista all’inizio degli anni ’40, il pittore catalano assume una nuova posizione classicista e di difesa del Rinascimento. Egli si considera infatti il precursore di una nuova fase rinascimentale.

È proprio su questa linea che prende forma la mostra Dalí – il sogno del classico ospitata a Palazzo Blu a Pisa (dal 1 ottobre al 5 febbraio), insistendo proprio sull’importanza che per Dalí ha avuto l’Italia e i suoi principali protagonisti della tradizione, come Michelangelo, Dante e Benvenuto Cellini.
Il percorso espositivo si snoda in 5 sezioni – Soggetti religiosi, Inferno, Purgatorio, Paradiso, Autobiografia di Benvenuto Cellini – dove si raccolgono 102 illustrazioni ad acquerello, gouache e sanguigna ispirate ai canti della Divina Commedia di Dante (dipinte tra il 1950 e il 1952) e 27 disegni in china su carta e acquerello che raccontano la leggendaria vita di Benvenuto Cellini, realizzate su commissione dell’editore Doubleday & Company, nel 1945, per una nuova edizione inglese di The Autobiography of Benvenuto Cellini.

Ai disegni si alternano poi grandi tele nelle quali le tematiche religiose si fondono con la maestria dei grandi artisti del passato. Ed ecco che, sotto la pittura mistica e tormentata di Dalí, prendono una nuova vita le opere scultoree di Michelangelo in importanti dipinti, alcuni dei quali inediti e presentati per la prima volta in Italia, Senza Titolo. Mosè dalla tomba di Giulio II, Senza Titolo. Cristo dalla Pietà di Palestrina, Senza Titolo. Giuliano de’ Medici dalla tomba di Giuliano de’ Medici e Senza Titolo. Dal ragazzo accovacciato di Michelangelo, che figurano tra le sue ultime creazioni degli anni ’80.

Queste opere permettono di analizzare la tecnica e i pensiero di Dalí di quel periodo, e di evidenziare come le sue inquietudini continuassero a tradursi in espressione artistica

dichiara la curatrice Montse Auger, Direttrice Musei Dalí, Fundació Gala-Salvador Dalí.

Una mostra che esplora l’universo dell’ultimo Dalí, ancora poco conosciuto, e che mette in relazione il suo straordinario genio con la tradizione dei grandi maestri e della letteratura italiana.

 

 

Annalisa Castagnoli

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