Con la fermezza e la serenità, per la giustizia e la pace
Mai come oggi, l’assedio dei turbamenti emotivi comprime così tanto la nostra Repubblica. Dall’alto l’arroganza di un falso neofascismo, teso ad una gloria che non vedrà mai, e dal basso la prepotenza di un’egemonia mafiosa, pretendente una sovranità che non avrà mai, di diritto.
Nel lontano 1946, l’emotività veniva vista come un pericolo, considerata la causa delle atrocità avvenute durante il grande conflitto mondiale. Per questo motivo, l’emotività fu rinchiusa nello scrigno della ragione, controllata dai ruoli istituzionalizzati della Repubblica e levigata dal giudizio sociale.
Oggi, con lo sviluppo della psicologia, abbiamo compreso che quel controllo accentua l’espressione esplosiva di quelle emozioni. La deflagrazione genera deviazioni, come l’aspirazione alla dittatura del neofascismo e l’ambizione all’impero delle mafie.
Dal canto nostro, noi, persone civili della Repubblica, siamo in tensione tra queste due pressioni, ma nonostante questo, ci troviamo sempre più serene e ferme nell’animo, verso la difesa della nostra vita, della nostra casa, dei nostri cari e familiari, del nostro lavoro, delle nostre città e della nostra Civiltà.
La cooperazione dei ruoli, il riconoscimento della diversità, la sussidiarietà delle competenze ed il rispetto della persona sono solo alcuni dei fondamenti della nostra Storia.
Le problematiche del nostro tempo, però, non riguardano soltanto la sfera emotiva, ma coinvolgono anche la sfera razionale. Nessuna persona, a qualsiasi livello dell’ordinamento, può affrontare e sciogliere, da sola, il nodo o complesso di complessità che la nostra Civiltà soffre.
Soltanto con la cooperazione delle menti, nel rispetto dei cuori, guarderemo con chiarezza alla complessità, superando insieme anche questa tempesta.
A te, giovane persona civile della Repubblica, ricorda: quando una bufera o un uragano ostacola il tuo navigare, persevera. Quella tempesta è solo una tappa del tuo cammino, che tempra il tuo carattere e forgia il tuo spirito.
Tu non sei quel temporale o quell’emozione, tu sei il cielo e come un pilota, al di sopra delle nuvole, al di là dei fulmini e senza le bombe, scorgi la pioggia ed il sereno, il tramonto e l’alba, la morte e la vita.
Il tempo odierno, denso di traumi, rabbia e lacrime, ci vede colpevoli quando indifferenti e inesistenti quando partecipanti.
La rabbia, l’odio e la vendetta non ci daranno la serenità.
La fermezza nell’affermazione della giustizia sociale, sì.
Pertanto, è con la memoria, con il rumore assordante dei nomi e dei cognomi, che edifichiamo il nostro presente.
Con la memoria, per la giustizia sociale.
Con la giustizia, per la pace.
Viva la vita, viva la persona, viva la Repubblica.
2 giugno 2024
Marco Emilio Pacini