«La mia mamma diceva sempre: “Bobby, se ti perdi quando torni a casa non avere paura. Guarda le Torri e rammenta che noi viviamo a dieci blocchi lungo lo Hudson River”.
Bè, ora le Torri non ci sono più. Gente cattiva le ha spazzate via con chi ci stava dentro. Così per una settimana mi son chiesto: Bobby, se ti perdi ora, come fai a tornare a casa?
Ci ho pensato parecchio, sì. Ma poi mi son detto: Bobby, a questo mondo c’è anche gente buona. Se ti perdi ora, qualche persona buona ti aiuterà al posto delle Torri.
L’importante è non avere paura».
Immaginate il terrore negli occhi di un uomo che sa di stare per morire.
Lo stillicidio di coloro che non sono riusciti a mettersi in salvo. Uno ad uno. Fucilati al grido di Allah è grande.
Le armi ricaricate, con lucida freddezza. Il dolore, la paura, la rassegnazione e la consapevolezza che da lì a poco tutto sarà finito.
Le urla strazianti di chi sarà rimasto, quando tutto sarà calmo.
E la parte peggiore è sapere di non poter fare nulla per reagire, la terribile sensazione di impotenza davanti a tutto questo, l’impotenza dell’inconsapevolezza di ciò che sta accadendo e accadrà intorno a noi.
E’ come una catena, una catena di terrore e morte, dagli Stati Uniti, alla Thailandia, al Libano, all’Egitto, alla Francia.
E l’impotenza sta tutta nel non sapere dove accadrà la prossima volta, chi colpirà, a chi toccherà il martirio in nome di un Dio che non ha mai pregato.
E non sta a me, né a voi , trovare la soluzione a questo cancro che sta invadendo il mondo, ma personalmente non vedo cura. E’ davvero come un tumore che si è ormai espanso in tutto il corpo, e le cellule ammalate sono troppe, e sono ovunque. Bisogna solo aspettare che l’orologio rintocchi tre volte.
Fatto è che il mondo è fermo, la politica sta a guardare, incapace di trovare soluzioni.
Ho sentito di tutto, dal fermare i viaggi in Francia al bloccare il Giubileo.
E a che pro? A chi gioverebbe? Come si può anche solo pensare di vivere nella paura, di darla vinta a bastardi che ci mandano al macello come bestie, ci massacrano e spargono il nostro sangue per le strade convinti – nel loro ideale malato – di stare ripulendo il mondo.
E qualcuno in Europa non si rende conto che aprire le porte non è la cosa giusta da fare adesso. Non indistintamente, indiscriminatamente.
Non è la cosa giusta da fare cercare alleanze con chi con Bagdadi fino all’altro ieri beveva il çai seduto a tavolino.
Non è la cosa giusta da fare spalancare le porte dell’Unione Europea a un Paese-varco, nel quale si annidano, come insetti, tutti coloro che vogliono colpire l’Occidente.
Ci siamo sentiti invulnerabili, abbiamo aspettato, e aspettato (“palla al centro”, come direbbe il caro Matteo), di cercare una soluzione “più adatta, a lungo termine”, dandogli tutto il tempo per colpirci dove più fa male, al centro del cuore, del cuore della democrazia e della libertà.
Io sono francese, io sono giordana, io sono curda, io sono chiunque voglia combattere per non assistere in silenzio, con le mani legate dietro la schiena, mentre ci stermineranno, mentre uccideranno i nostri bambini, e distruggeranno ciò che secoli di cultura ha costruito.
Dove saremo quando dovremo prendercela con qualcuno per tutto questo? A rimpiangere di non averlo fatto prima.
“Non difendere il proprio territorio, la propria casa, i propri figli, la propria dignità, la propria essenza, è contro Ragione. Accettare passivamente le sciocche o ciniche menzogne che ci vengono somministrate come l’arsenico nella minestra è contro Ragione. Assuefarsi, rassegnarsi, arrendersi per viltà o per pigrizia è contro Ragione. Morire di sete e di solitudine in un deserto sul quale il Sole di Allah brilla al posto del Sol dell’Avvenir è contro Ragione. E’ contro Ragione anche sperare che l’incendio si spenga da sé grazie a un temporale o a un miracolo della Madonna”.
Inshallah.
Fabrizia Capanna
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