Né si né no, ni. Alla fine sarà una via di mezzo, come si era da subito capito. Per la legge Cirinnà sulle unioni civili, il pd di Renzi ha preferito un accordo al ribasso con ncd, rappresentato nella circostanza in maniera combattiva dal ministro Lorenzin.
Il balletto parlamentare e mediatico ha partorito il solito topolino, l’emendamento accordato ieri fra pd e ncd, su cui il governo porrà la fiducia oggi, prevede il via libera verso le unioni civili fra coppie dello stesso sesso: si alla reversibilità ed al mantenimento in caso di separazione, no alla adozione del figlio del partner (stepchild adoption) ed all’obbligo di fedeltà, ultimissima bandierina piantata dai centristi per non rischiare di equiparare le unioni al matrimonio; molti gay infedeli saranno grati in futuro.
Un gioco delle parti tipicamente italico: alla fine ci escono vincitori un po’ tutti, a parte i figli orfani di padre o madre che potrebbero ritrovarsi legalmente soli, pur avendo un altro genitore che li ha cresciuti ed eventuali nonni e zii. Vincono tutti, Renzi porta a casa l’ennesima legge che si attendeva da decenni e
l’ennesima bastonata alla sinistra interna, il movimento porta a casa la sua imperterrita coerenza nel non votare il “canguro”, Alfano ed ncd possono dire di aver vinto, avendo costretto i democratici a stravolgere l’impianto iniziale della Cirinnà: già, la senatrice Monica Cirinnà, pure lei si dichiara entusiasta per l’approvazione di una “legge storica”, contraddicendo evidentemente il suo addio alla politica preannunciato solo pochi giorni fa nel caso di cambiamento della legge.
La verità è che delle coppie gay e lesbiche, in parlamento, interessa a ben pochi: la battaglia politica che si protrae ormai da più di un mese ha avuto il merito di distogliere l’attenzione da dati economici poco confortanti e di rivitalizzare un mondo cattolico in forte crisi di identità dall’avvento del pontefice argentino, visto oramai come un alieno dagli ambienti ecclesiastici romani.
Matteo Renzi. Il premier fiorentino, cresciuto nella cattolica provincia fiorentina, formazione scout, figlio di un consigliere comunale dc, aderente al family day del 2007 quando diceva “ non ritengo quella delle coppie di fatto una questione prioritaria”, l’ex rottamatore tutto d’un tratto è diventato un esponente delle rivendicazioni del movimento lgbt?
Difficile a credersi, il sospetto naturale è che in realtà neanche Renzi volesse veramente i matrimoni omosessuali e l’impianto originario della Cirinnà. Queste però sono solo supposizioni.
Quello che è certo è che al posto di trovare un accordo nelle segrete stanze per blindare la legge con un voto di fiducia, forse, per una volta, si poteva lasciar lavorare e votare il senato, forse su un tema di alta sensibilità etica come questo si poteva perdere un po’ più tempo in parlamento, a discutere qualche emendamento, e un po’ meno in televisione a parlare di utero in affitto, cosa mai prevista e neanche incentivata dalla Cirinnà.
Forse, votando in parlamento, in una settimana con l’appoggio della stragrande maggioranza dei grillini avremmo avuto l’approvazione della Cirinnà per intero, con la stepchild adoption, senza darla vinta a chi da più di vent’anni si danna per raggiungere il 4% alle elezioni (udc, ncd…).
Ma la storia non si fa con i se. Forse.
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