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Chi ha tradito il PD?

Ieri si è consumato l’ennesimo tradimento all’ interno di una sinistra litigiosa, popolata da prime donne, codardi, politici di professione, datutti tranne che da uomini seri ed attaccati alle Istituzioni.

Dopo il Caos prodotto dall’ ”Affaire Marini” Bersani ieri si giocava una partita importante dal punto di vista interno, finalizzato a ricompattare il Partito, e da quello esterno, per uscire dall’ angolo dove PDL e M5S lo avevano infilato.
Il risultato è stato perdere così pesantemente in entrambi le direttrici che più di sconfitta sarebbe corretto parlare di K.O. totale.

Andiamo con ordine nell’ analizzare la convulsa giornata di ieri.

Tutto si apre nella mattinata quando il Segretario afferma di voler lanciare nella mischia uno degli assi da 90 del Centro-Sinistra, l’unico ad aver sconfitto per due volte Silvio Berlusconi,  il fondatore dell’Ulivo: Romano Prodi.

Romano Prodi non era un semplice candidato, era l’anima di quella sinistra che per venti anni aveva combattuto contro Berlusconi duramente finendo per essere tradita da se stessa dalla sua ala estrema e dai giochi di palazzo di D’Alema, consentendo poi al Caimano di presiedere in questi dieci anni altri due Governi .

Secondo le prime testimonianze all’ annunciare il nome di Prodi, Bersani sarebbe stato applaudito all’ unanimità, generando consenso ed entusiasmo all’ interno di un Partito diviso, imponendosi  sulle correnti.

O forse no.

Le ultime indiscrezioni sembrano capovolgere questa prospettiva descrivendo poche decine di applausi e molti silenzi vigliacchi, silenzi politici che nel pomeriggio si trasformeranno in 101 coltellate al PD e al suo Padre Putativo Prodi.

In preda a questa illusione, durante tutto il resto della mattina i democratici si impegnano in un pressing asfissiante verso Scelta Civica per consentire di far raggiungere al Professore quota 504 voti, il magic number richiesto per la salita al Quirinale, con Sel che si impegna ad appoggiare lealmente il candidato Dem e con il PDL che inizia ad attaccare il Professore per il suo passato, più per le sue vittorie con Berlusconi che per suoi demeriti.

Verso pranzo mancherebbero 8 voti ma c’è entusiasmo, Renzi arriva a sottolineare come se il PD si mostrerà compatto l’Italia avrà un Presidente e sembrano esserci defezioni in casa Montiana.

Le prime votazioni tuttavia infrangono l’onda democratica e trasformano il mare tranquillo del centro-sinistra in vera tempesta.

Fin dall’inizio le proporzioni risultano essere falsate, Rodotà prende voti, tanti voti, tantissimi voti fino a raggiungere quota 213, 50 più del previsto.

La Cancellieri, candidata di Scelta Civica, invece di subire l’attacco dei Franchi Tiratori cattolici ne finisce avvantaggiata arrivando a 78 preferenze, 9 più di quelle previste.
Infine, dopo il danno la beffa ed ecco 15 voti per Massimo D’Alema, 3 per Franco Marini e qualcuna per “Massimo Prodi” o “Vittorio Prodi”.
Si consuma così il dramma di un partito.

Bersani si riunisce con il proprio vertice e si insinua la domanda in casa democratica : “Chi ha tradito?”

Emergono le più disparate tesi, qualcuno sostiene siano stati i Popolari di Fioroni per vendicarsi della candidatura bruciata di Marini, altri accusano i D’Alemiani, insofferenti davanti ad uno dei più grandi avversari del Lider Maximo, altri se la prendono con Vendola, che preventivamente aveva fatto votare ai suoi R.Prodi proprio per evitare attacchi e che pare sia stato leale, infine partono i soliti veleni verso Renzi, reo di aver “impallinato” Prodi per uccidere politicamente Bersani.

Il Segretario, piuttosto amareggiato, a tarda serata renderà note le dimissioni della Bindi e, dopo pochissimi minuti, anche le proprie accusando il proprio Partito di Tradimento lasciando casa democratica in preda all’anarchia e alle fazioni, con il PDL in continua risalita e con delle elezioni che sembrano sempre più vicine.

Vince Grillo, Vince Berlusconi, perdono gli italiani e perdono i cittadini che alla fine, fra correnti ed onde, avevano deciso di votare Partito Democratico pur di non dare l’Italia in mano a chi l’aveva distrutta o ad un comico fattosi politico.
Perde il Centro-Sinistra, tutto.

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