L’insegnamento della religione cattolica impone una credenza sopra ogni altra.
Ogni studente che non si avvale di questa materia può avvalersi di un’ alternativa (proprio così si chiama l’ora che impiegano tutti coloro che decidono di non partecipare alle lezioni di Religione). Insomma avere una freccia puntata contro con scritto “io sono diverso” (la parola “alternativo” viene infatti dal latino “alter” che significa altro) sarebbe poco meno discriminante, infatti i ragazzi che non si avvalgono dell’ insegnamento della religione hanno un professore in meno che voti per la loro bocciatura o promozione.
L’insegnamento della materia, infatti, è discriminante sia verso chi non crede, sia verso chi appartiene ad un’ altra religione. Affrontare invece un programma che abbia al suo interno ogni sfaccettatura della religione (il confronto tra le religioni di tutto il mondo, i riti, perché è nata la religione, le sette e così via…) e anche della non religione (ateismo e agnosticismo) potrebbe essere sia più interessante, sia potrebbe introdurci in culture e pensieri diversi dai nostri e soprattutto sarebbe meno discriminante in una società come la nostra in cui avanza sempre di più un multiculturalismo.
L’ora di religione, inoltre, ha perso di credibilità e viene vista come ora di intervallo o di ripasso per le altre materie (non prendiamoci in giro, è così nella maggior parte delle scuole). Niente di male se fosse un’ ora di buco, ma non lo è. Accade nella maggior parte dei casi che il professore entri e non apra neanche bocca se non per dire “buongiorno” e “fate piano” e non assicuri un’ ora produttiva per tutti gli studenti, che , si sa, vanno spesso imboccati.
Il fatto che gli insegnanti siano formati e scelti a insindacabile giudizio dell’autorità religiosa (i docenti a tempo indeterminato devono superare anche un pubblico concorso), come prevede l’Intesa tra Stato Italiano e Conferenza Episcopale Italiana, ma retribuiti dallo Stato italiano è incompatibile con il principio della separazione tra Chiesa e Stato e di laicità dello stato. Inoltre la nomina da parte dell’autorità religiosa favorisce gli insegnanti di fede cattolica violando i principi di uguaglianza e antidiscriminazione sul lavoro in funzione della fede dell’individuo.