Black Mirror: Bandersnatch
Yay or nay?
Black Mirror: Bandersnatch è il nuovo film interattivo di Netflix.
Uscito giusto qualche settimana fa, lo scorso 28 Dicembre, ha già fatto molto parlare di sé.
La vicenda reale della Imagine Software
La trama è ispirata alla vicenda reale di un videogame sviluppato dalla Imagine Software, società inglese che sfornò titoli di successo nei primi anni ’80. Nei primi mesi del 1984 la società pubblicizzò l’uscita di un nuovo videogame per ZX Spectrum, intitolato Bandersnatch.
Il progetto però non fu mai completato e la Imagine Software chiuse i battenti il 9 Luglio dello stesso anno.
I riferimenti alla vicenda reale sono vari:
- il cognome di Stefan, protagonista del film, corrisponde a quello di Mark Butler, fondatore della Imagine Software;
- la Tuckersoft, società per la quale Stefan sviluppa Bandersnatch nel film, ha sede a Liverpool, proprio come la Imagine Software;
- la data in cui è ambientato l’inizio del film è il 9 luglio del 1984, lo stesso giorno in cui chiuse la Imagine Software;
- in una scena del film si può vedere la rivista Crash che nella realtà riportò la notizia della chiusura della società;
- anche nel film il videogame Bandersnatch è destinato allo ZX Spectrum; inoltre per godere appieno dell’easter egg contenuto nella scena sbloccabile dopo i titoli di coda, sarà necessario usare un emulatore di questo home computer.
L’atmosfera anni ’80
Forse negli ultimi anni può essere diventata un po’ ripetitiva, ma l’atmosfera anni ’80 è curata meticolosamente nei più piccoli dettagli.
Alcune delle decisioni che lo spettatore/giocatore è chiamato a prendere riguardano proprio questi dettagli.
Si tratta di scelte apparentemente ininfluenti, ma che cambiano in effetti l’esperienza audiovisiva complessiva.
La scelta della musica o dei cereali per la colazione non cambia la trama (ha torto chi sostiene il contrario).
Nemmeno è vero, però, che non incida minimamente su ciò che guardiamo e sentiamo.
Infatti più avanti nella trama, in base ai cereali che abbiamo scelto, potremo imbatterci in una pubblicità televisiva con Honey Monster piuttosto che con la tigre Tony; in base alle nostre scelte in fatto di musicassette o vinili, potremo assistere ai medesimi sviluppi ma con un’atmosfera sonora completamente diversa.
Quando guardiamo un film “normale” ne fruiamo nella sua completezza, al netto del sound-track e dei piccoli dettagli visivi; non vedo perché tali elementi non debbano essere considerati parimenti essenziali nell’esperienza complessiva che si vive fruendo di un film interattivo. Esagererò, ma, quando in autobus bisogna scegliere tra “Thompson Twins” e “Now 2“, con i due differenti sound-track la stessa scena mi sembra molto diversa. Forse sono più queste piccole scelte, che non le altre, a renderci partecipi di ciò che guardiamo, anche perché sono tra le poche veramente irripetibili.
Stefan nel paese delle meraviglie
Le citazioni e i riferimenti non finiscono qui; Bandersnatch, oltre che un videogame anni ’80 mai completato, è anche una creatura immaginaria ricorrente nelle opere (Jabberwocky, Caccia allo Snark, Attraverso lo specchio) di Lewis Carroll, famoso per Alice nel paese delle meraviglie.
Sono presenti vari riferimenti alle sue opere: in un percorso narrativo Stefan è alla ricerca di un “Rabbit“, proprio come Alice nel paese delle meraviglie; nello stesso percorso narrativo vediamo il nostro protagonista attraversare uno specchio, analogamente a quanto fa Alice in Attraverso lo specchio; le sembianze di Pax, una creatura immaginaria presente nel film, sono simili a quelle della creatura Bandersnatch in un’illustrazione ne Attraverso lo specchio.
In un dialogo tra Thakur e Colin sono citati due esponenti della letteratura psichedelica: Aldous Huxley (Le porte della percezione) e Timothy Leary (L’esperienza psichedelica). Peraltro Leary, dedicatosi allo sviluppo di videogame, nel 1986 realizzò Mind Mirror (DOS, Commodore 64), in cui il giocatore poteva esplorare la propria mente e mapparla.
Altro riferimento esplicito, proprio nei primissimi minuti del film, è alla serie di romanzi “Choose your own adventure“.
Quest’ultima citazione rischia di costare cara a Netflix; infatti la Chooseco, casa editrice della serie, ha chiesto 25 milioni di dollari per l’uso non autorizzato del marchio, oltreché per l’accostamento a “contenuti spaventosi” che ne infangherebbero il nome. D’altronde Netflix, già prima dell’uscita del film, pur avendo cercato senza successo di ottenere la licenza, era stata diffidata dalla casa editrice.
Infine è possibile cogliere un duplice riferimento a Philip K. Dick, autore di numerosi racconti e romanzi di fantascienza che, almeno a partire dal 1982 con Blade Runner, si sono rivelati estremamente fertili per la trasposizione cinematografica. Infatti il personaggio di Jerome F. Davies, fittizio autore del libro dal quale Stefan trae ispirazione per il videogame, sembra costruito come versione esasperata di Philip K. Dick; inoltre in una scena del film compare un poster di Ubik, uno dei migliori romanzi dello scrittore statunitense.
Gli Easter Eggs
Numerosi sono anche gli easter egg allusivi agli altri episodi della serie:
- il glifo, simbolo del percorso ramificato, ricorrente nel film è identico al simbolo presente nell’episodio White Bear (Orso Bianco);
- uno dei videogame della Tuckersoft è intitolato Metl Hedd, chiaro riferimento all’episodio Metal Head, diretto dallo stesso regista -David Slade- di Bandersnatch;
- il videogame al quale sta lavorando Colin, Nohzdyve, richiama l’episodio Nosedive (Caduta libera);
- lo studio della dottoressa Haynes si trova nella clinica Saint Juniper, allusione all’episodio San Junipero;
- il nome della Tuckersoft sembrerebbe richiamare il nome della società TCKR presente sempre in San Junipero;
- il cognome della dottoressa Haynes pare alludere a Rolo Haynes, proprietario del Black Museum, nell’omonimo episodio;
- molti altri riferimenti ad altri episodi sono presenti sulle pagine del The Sun e tra le notizie scorrevoli in TV;
- pare poi che siano presenti allusioni agli episodi della quinta stagione, attesa entro la fine dell’anno;
- nella scena sbloccabile dopo i credits troviamo un easter egg che consente, eseguendo su emulatore ZX Spectrum la registrazione del suono che si sente nella scena, di ricavare un QR code che manda al sito fittizio della Tuckersoft.
Sul sito, che ironicamente presenta contenuti leggermente diversi da sessione a sessione, potete scaricare Nohzdyve, giocabile sull’emulatore ZX Spectrum e trovare vari link agli episodi della serie; - a metà, tra allusione a Bandersnatch e riferimento alla vicenda della Imagine Software, è l’easter egg presente nell’episodio Playtest (Giochi pericolosi), in cui è citato il videogame Bandersnatch originale.
Film interattivo, davvero qualcosa di rivoluzionario?
Come in un gamebook, un videogame o un’avventura grafica, in cui il lettore/giocatore può prendere delle decisioni che cambiano il corso della trama e il finale, in Bandersnatch lo spettatore è chiamato ad effettuare scelte che influiscono sullo sviluppo della trama.
È vero, come sottolineato da parecchie voci critiche, che non si tratta di niente di rivoluzionario; la ludo-narrativa interattiva con trama “ramificata” o “a bivi“ esiste oramai da parecchio tempo.
Già nei primi anni del ‘800 Lord Byron si dilettò nel comporre giochi letterari a bivi.
Nel 1941 lo scrittore argentino Jorge Louis Borge ipotizzò una narrativa ramificata in l’Esame dell’opera di Herbert Quain (saggio-breve su un’opera immaginaria).
Tra il 1958 e il 1972 nella serie di libri interattivi TutorText il meccanismo ludico-letterario venne utilizzato come strumento pedagogico.
A partire dagli anni 60′ la c.d. “letteratura ad albero” venne esplorata dal gruppo di letteratura sperimentale “Ouvroir de Littérature Potentielle“.
Nel 1972 Gianni Rodari pubblicò le “Tante Storie per Giocare“, venti racconti per bambini con finale a scelta.
Negli anni ’80 il sistema ludo-letterario, in particolare con gamebook come Choose your Own Adventure e Lone Wolf (Lupo Solitario), conobbe un vero e proprio boom.
A partire dagli anni ’90 si può dire che la ludo-narrativa interattiva è diventata qualcosa di estremamente comune, integrata nelle forme narrative più disparate; si va dai fumetti (per esempio le storie a bivi di Topolino), ai giochi di ruolo (sia gamebook che videogame), fino ad arrivare alle c.d. “avventure grafiche” (per esempio i movie game della Quantic Dream o della Telltale).
Non si tratta di nulla di nuovo nemmeno per Netflix, che ha già usato tale meccanismo interattivo per Minecraft Story Mode, uscito nel 2015, e per Il Gatto con gli stivali, uscito nel 2017.
Detto questo, va riconosciuto che almeno nell’ambito strettamente cinematografico la narrativa interattiva resta assolutamente poco sperimentata e che Black Mirror: Bandersnatch rappresenta il primo tentativo di realizzare qualcosa di valido in questo campo.
Rispetto ai precedenti film interattivi si è compiuto un notevole balzo in avanti con opzioni di scelta efficacemente integrate nella narrazione. Infatti, grazie a scene sapientemente costruite per coprire l’attesa nella fase di scelta, lo sviluppo narrativo risulta perfettamente fluido, senza fastidiose interruzioni. La struttura delle ramificazioni è abbastanza elaborata ed offre la possibilità di continuare ad esplorare altri percorsi narrativi nella stessa sessione, senza dover necessariamente ricominciare la visione dall’inizio.
Comunque la sperimentazione di Netflix nel campo dell’intrattenimento interattivo pare non essere che all’inizio e ha già avuto seguito nel reality interattivo The Black Game: a Black Mirror Event dello scorso 16 gennaio.
Ma abbiamo davvero il controllo?
Resterà deluso chi si aspetta che l’interattività di Bandersnatch sia tale da consentire un vero controllo della trama da parte dello spettatore. Alla fine della fiera i margini di scelta non sono così ampi come ci si potrebbe aspettare.
Bandersnatch è sì interattivo, ma non al livello di gamebook o avventura grafiche, e costituisce piuttosto una via di mezzo tra queste forme narrative interattive e film tradizionale.
Comunque la mancanza di controllo effettivo da parte dello spettatore ha una sua logica: come Stefan non ha il controllo sulle sue azioni, guidate da noi, noi non abbiamo il controllo sulla trama, che resta comunque impostata dagli autori.
Ci sono alcune scelte maggiori che vengono riproposte a lungo e che prima o poi vengono praticamente imposte dalla sequenza narrativa. In questo modo Netflix si è assicurata che alcuni finali siano di fatto imperdibili.
Altre scelte, c.d. a vicolo cieco, ci obbligano a tornare indietro (alla scena immediatamente precedente o ad altra scelta antecedente).
Altre ancora portano ad esito narrativo (non”finale” propriamente detto, non dando accesso ai credits) e quindi immediatamente indietro, obbligandoci all’imbocco dell’altro percorso narrativo.
Quando si raggiunge uno dei cinque finali ufficiali ci viene proposta la possibilità di arrivare ad un finale diverso provando un’altra linea temporale tornando ad una scelta “maggiore” precedente.
Nonostante ciò, in base alla scelte che si prendono, il rischio di perdersi più di un finale è molto concreto.
Pertanto la sfida ludica, tra spettatori ed autori, rende la visione competitiva e divertente; spesso gli autori usano alcuni personaggi per rivolgersi direttamente allo spettatore, oppure, nel riassunto dei fatti precedenti che viene proposto quando si inizia una nuova linea temporale, ci sorprendono con dei piccoli cambiamenti molto ironici; in uno dei finali, ci consentono addirittura di dialogare con il protagonista.
Quindi, se non si hanno grosse aspettative per l’interattività e ci si approccia alla visione con lo spirito di un giocatore alla caccia delle scene e dei possibili finali, nonostante tutti i limiti che la trama può presentare (i personaggi e i temi trattati effettivamente non sono molto approfonditi) Bandersnatch è a mio avviso un bel giocattolo che in grado di regalare agli spettatori qualche ora di buon intrattenimento.
Inoltre, proprio per la sua natura ludica ed ironica, questo capitolo della saga Black Mirror si presta più degli altri ad una fruizione di gruppo. Se lo vedete in compagnia però prima munitevi di strumenti decisionali rapidi perché -Netflix non transige- avete solo 10 secondi nella fase di scelta.
!!!SPOILER ALERT!!!
da questo punto in poi;
chi vuole evitare rivelazioni
sui finali e/o sugli sviluppi narrativi
interrompa la lettura.
Guida ai finali e alle scene rare
A chi non teme spoiler ed è interessato a sapere nel dettaglio come sbloccare i finali e alcune scene rare, ecco di seguito alcune indicazioni utili.
Innanzitutto faccio presente che il girato complessivo si aggira attorno alle cinque ore; è però praticamente impossibile vedere tutte le scene, anche perché alcune di esse, inizialmente caricate nel sistema, sono state tagliate impedendone l’accesso.
Tutte le altre scene (almeno quelle che sono riuscito a trovare) sono accessibili seguendo delle sequenze logiche sistematicamente ripetibili; ha torto chi afferma che si sblocchino in maniera casuale.
Quindi se trovate una scena e capite perché l’avete trovata, potete ritrovarla facilmente rispettandone i requisiti logici.
Esistono sequenze che consentono di vedere in un’unica sessione tutti i finali, nelle loro molteplici varianti, e buona parte delle scene accessibili; alcune di esse però, essendo raggiungibili solo attraverso scelte alternative non ripetibili, si escludono reciprocamente ed è quindi impossibile vederle tutte nella medesima sessione.
I cinque finali ufficiali (che consentono di passare ai titoli di coda)
Netflix
È probabilmente il finale più semplice da raggiungere e credo che difficilmente si possa rischiare di perderlo.
A prescindere dalle scelte fatte precedentemente (salvo che non si siano seguiti i requisiti del finale P.A.C.S., di cui parlo più avanti) basta rispondere a Stefan, quando chiede chi sia a controllarlo, che siete voi spettatori tramite Netflix.
Il finale, in base alle scelte successive, ha tre varianti che possono essere viste nella stessa sessione ripetendo il percorso.
P.A.C.S.
Ha precisi requisiti, ma le scelte per raggiungerlo sono riproposte per consentire di recuperarle, quindi non è difficile da raggiungere.
Ritengo molto improbabile che si possa rischiare di perdere questo finale. Per sbloccarlo, già nella prima linea temporale, bisogna seguire Colin, scegliere il libro, inserire la password PAC, quindi, quando Stefan vi chiede chi sia a controllarlo, rispondergli P.A.C.S.; dopo di che il finale è sbloccato, ma non perdete di vista il mouse perché sarete chiamati ad inserire il numero di telefono della Haynes. Consiglio, a chi guarda il film in italiano, almeno questa scena di vederla in inglese, perché i suggerimenti per indovinare il numero, a causa di alcuni problemi di traduzione, sono decisamente più precisi nella versione inglese. Ai fini del finale non cambia granché se si sbaglia il numero, ma pare che questo errore possa compromettere lo sblocco della scena dopo i titoli di coda.
Rabbit
Ha precisi requisiti, ma le scelte per raggiungerlo sono riproposte per renderle recuperabili, quindi non è troppo difficile sbloccarlo. Faccio però presente che si rischia di perdere questo finale se, poco prima della fine del percorso, non si risponde di sì alla domanda della mamma.
I requisiti sono questi: nella prima linea temporale (o comunque in una linea temporale precedente a quella in cui sbloccate questo finale) parlare della madre alla Haynes, scegliere il quadretto di famiglia; nella seconda (o in una qualunque linea temporale successiva) scegliere il libro ed inserire la password TOY.
Se per qualche ragione doveste perdere l’occasione di fare queste scelte, l’opzione prendi Rabbit da papà vi verrà comunque a lungo riproposta. Di fatto si rischia di perdere il finale solo se si risponde di no alla mamma.
Seppellisci il corpo
Non ha particolari requisiti, ma è possibile perdere questo finale in base alle scelte che si prendono.
Quanto sto per dire vale anche per il finale “gemello” Fai a pezzi il corpo, quindi lo dico una volta sola per entrambi:
Se si sbloccano tutti gli altri tre finali (Netflix, P.A.C.S. e Rabbit) senza aver prima sbloccato questi due, non ci vedremo riproposta alcuna opzione per recuperare la scelta necessaria. Consiglio quindi, di vederli il prima possibile.
Se però avete già dimestichezza con la struttura narrativa potete riuscire a vederli in fase avanzata, subito prima del finale Rabbit o del finale P.A.C.S.; io non sono riuscito a fare di meglio, ma, se ci riuscite voi in qualche modo, scrivetemi come avete fatto.
Indipendentemente dalla scelte che avete preso prima, per sbloccare il finale Seppellisci il corpo basta rispondere a Stefan, quando chiede chi sia a controllarlo, cliccando sul glifo, decidere di uccidere Papà e quindi scegliere di seppellire il corpo.
Questo finale ha molte varianti:
- se non avete fatto saltare Colin giù dal balcone, la prima volta che percorrete il finale la vostra risposta alla telefonata di Thakur determinerà chi, tra lui (se rispondete di no) e Colin (se rispondete di sì), verrà a farvi visita;
- se avete fatto saltare Colin giù dal balcone la scelta è invece irrilevante, in ogni caso verrà Kitty;
- in entrambi i casi, la seconda volta che percorrete il finale la scelta non viene riproposta e Stefan risponde di sì, quindi sarà Colin -che nella nuova linea temporale è vivo anche se lo avevate fatto saltare- a far visita al protagonista;
- la terza volta Stefan riattacca quindi, come se avesse risposto di no, sarà Thakur a fargli visita;
- quando a farvi visita sono Kitty o Colin avrete un’ulteriore scelta da prendere: nel caso di Kitty non sarà possibile ripetere la scelta quindi nella stessa sessione potrete scegliere solo una delle due opzioni; nel caso di Colin è possibile, in base alla sequenza che avete seguito, ripetere la scelta e vedere, nella stessa sessione, entrambi i due possibili sviluppi.
Per fare ciò basta sbloccare il finale in una linea temporale in cui non si sia ancora fatto saltare giù Colin, avendo così modo di far venire quest’ultimo sia la prima che la seconda volta, poi Thakur la terza, e quindi Kitty la quarta, in una successiva linea temporale dopo aver fatto saltare giù Colin.
Fai a pezzi il corpo
Non ripeto quanto già detto per il finale Seppellisci il corpo che vale anche per questo finale.
Ha solo due versioni, molto simili tra loro, che è possibile vedere nella medesima sessione ripercorrendo il percorso una seconda volta. Per sbloccarlo basta, dopo aver scelto di uccidere papà, scegliere di fare a pezzi il corpo anziché seppellirlo.
Gli altri esiti narrativi
Ci sono poi tre “esiti narrativi” (non includo tra questi le due scelte vicolo cieco in cui Stefan distrugge il computer), che però non sono finali, perché non vi consentono di accedere ai titoli di coda e vi riportano indietro in un’altra linea temporale.
Se non si fanno le scelte necessarie queste scene sono poi irrecuperabili perché non viene riproposta la possibilità di tornare indietro:
Accetta: nelle primissime scene del film accettate l’offerta di Thakur;
Prendi le pillole: non seguite Colin nella prima linea temporale e dopo la visita dalla dottoressa Haynes prendete le pillole;
Stefan: dopo aver seguito Colin a casa sua, fate saltare Stefan anziché Colin, se non lo fate alla prima occasione non potrete tornare indietro per farlo.
È possibile vedere tutti e tre gli esiti nella medesima sessione.
Le scene rare
Infine ci sono alcune scene rare, cui è difficile accedere se non rispettando con cura i requisiti:
Easter egg nei titoli di coda
È necessario vedere nella medesima sessione almeno una versione di ciascuno dei cinque finali principali e comporre correttamente il numero di telefono della Dottoressa Haynes nel finale P.A.C.S. (ribadisco che può essere utile a tal fine guardare la scena in inglese).
Altre scene rare
Se non avete parlato della madre alla dottoressa Haynes e scegliete il quadretto di famiglia, Stefan, toccando lo specchio, non riesce ad attraversarlo. Se sbloccate questa scena non potrete più, nella sessione corrente, vedere la scena in cui invece lo attraversa. Questo non vi precluderà l’accesso al finale Rabbit, grazie alla riproposizione dell’opzione.
Quando scegliete il quadretto di famiglia una seconda volta (sia nel caso in cui abbiate visto Stefan attraversare lo specchio, sia nel caso in cui lo abbiate visto non riuscirci) Jerome F. Davies sbucherà in sogno a Stefan.
Se non avete parlato della madre alla dottoressa Haynes, non avete seguito Colin, avete scelto il libro ed inserite la password JFD la cassetta di sicurezza non si aprirà e apparirà Jerome F. Davies.
Le password
Le password che possono essere inserite nella scena in cui si tenta di aprire la cassetta di sicurezza sono, in totale, quattro: PAC, TOY, JFD e PAX. Di queste solo le prime due, connesse ai relativi finali, aprono la cassetta.
È possibile effettuare tutte e quattro le scelte in un’unica visione, ma dovrete organizzare la sequenza in maniera precisa per farlo, perché ogni volta ve ne vengono proposte solo due.
Molto probabilmente ci sono ancora molte altre scene da scoprire, e per farlo non vi resta che gettarvi nella mischia e accettare la sfida lanciata dagli autori di questo intricato groviglio narrativo che è Bandersnatch. Buona visione interattiva!
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