La violenza sulle donne è un’epidemia mondiale che non conosce confini culturali, economici o sociali; solo nel 2013 anche le richieste di aiuto di donne vittime di stalking sono aumentate e l’elenco delle donne uccise nell’ultimo decennio è davvero lunghissimo, si registrano infatti tra il 2000 e il 2013 nel nostro Paese 2348 donne assassinate, una media di 171 omicidi l’anno, uno ogni due giorni circa: è davvero troppo! Per aggi ungere qualche dato, possiamo affermare che il 70% dei delitti è di carattere familiare o affettivo: infatti l’autore è nel 48% dei casi il marito, nel 12% il convivente, nel 23% dei casi l’ex; la violenza subita dal “gentilsesso” ogni anno ha un costo economico e sociale di quasi 17 miliardi di euro (l’equivalente di tre manovre finanziarie) tra costi sanitari, consulenze psicologiche, farmaci, centri antiviolenza etc.. C’è da chiedersi se sia così difficile combattere un fenomeno dilagante che, ormai conosciamo tutti, eppure pare che almeno giuridicamente siano stati fatti dei passi avanti: è stata ratificata la convenzione di Istanbul, è stato prolungato un decreto ad hoc, poi trasformato in legge a ottobre 2013. Le istituzioni, i media, tutti ne hanno parlato e ne continuano a parlare, ma il numero dei femminicidi non tende a diminuire, come se leggi e tentativi di sensibilizzazione siano inutili; parlare di numeri, poi, è limitativo, poiché questi possono aiutare ad analizzare un fenomeno, ma è evidente che dietro queste cifre ci sono drammi di vite scippate, drammi di base su cui è necessario lavorare seriamente. Donne uccise per gelosia, donne uccise perché avevano “osato” lasciare, donne uccise perché si sono sottratte alle volontà di qualcuno: donne uccise perché donne. La parità dei sessi è alla frutta, i femminicidi lo dimostrano ampiamente e non c’è scusa che tenga: fin dalla preistoria, la donna ha ricoperto un ruolo secondario rispetto all’uomo, è stata vista solo come uno strumento di riproduzione, un premio da conquistare, una merce da scambiare ed un essere fedele e sottomesso oltre a qualsiasi cosa; questi tempi ormai sono finiti, ma tuttavia, al giorno d’oggi, in alcune parti del mondo, il ruolo della donna è rimasto ancora quello precedente agli anni ’60 (anzi, anche prima!). L’uomo ha sempre pensato di essere il “sesso forte” che provvede ai bisogni della famiglia, convinto che la donna non possa essere vincente in campi ritenuti solo maschili; è da questo sistema educativo antiquato che nascono le ostilità verso le donne e la violenza fisica e psicologica, a volte, o all’inizio, nascosta nelle piccole cose. Cosa possiamo fare per costruire una nuova alleanza tra uomini e donne, un’alleanza che si basi sul sano rispetto reciproco? Il problema non è di facile soluzione, poiché affonda le radici in un terreno fertile caratterizzato da crisi di valori, di identità e di ruoli, ma io sono convinto, che pur essendo una strada tutta in salita, quindi non facile, cambiare è possibile: c’è bisogno di modificare il comportamento maschile cambiando la sua educazione di fondo, che deve portare al rispetto della donna ed anzi alla stima delle qualità che una persona, indipendentemente dal sesso, può avere; spetta anche alle donne il compito di dire “BASTA”, come in passato per conquistare diritti da mantenere ancora oggi, e così lanciare l’allarme per centrare l’obiettivo ed è giusto educare i figli maschi il sacro rispetto di tutte le donne ed a ciascuno dei nostri bambini e adulti il riflettere e l’agire non più da animali ma da esseri umani. Può una vita umana valere più o meno solo in base al sesso? Purtroppo a noi può sembrare una domanda retorica ma non lo è nella nostra società. L’aumento increscioso degli omicidi di donne ci fa comprendere di come la nostra mentalità e quella mondiale si stiano degradando; la donna prima considerata più debole, poi come pari e ora viene ridotta a una proprietà, a un qualcosa e non più a un qualcuno, non più a un essere che sente, pensa e prova sentimenti ma a un oggetto di cui disporre. Non saprei spiegare cosa succede all’uomo quando commette una violenza (sia sessuale, che psicologia o fisica) perché non sarei nemmeno in grado di capire come si fa a picchiare una persona, specialmente una donna! Con questo, vorrei terminare il mio articolo, dando però voce in capitolo a tutte le donne, e vorrei incoraggiarle a denunciare ed a farsi valere! Gli uomini che fanno del male alle donne sono solo dei vigliacchi.
E per finire, vorrei citare una frase del monologo Luciana Littizzetto: “Chi ti picchia NON TI AMA!”.
Grazie per la lettura! Ringrazio caldamente Biagio Terribile per questo sentito articolo!
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