A Nizza, durante i festeggiamenti del 14 luglio (ricorrenza della Presa della Bastiglia e festa nazionale in Francia), un camion si è lanciato sulla folla falciando i passanti. Il conducente era inoltre armato e sparava sui pedoni. L’attentatore era un franco tunisino di 31 anni, ucciso successivamente da due poliziotti.
L’attentato è stato prontamente condannato dalla Comunità Francese del Culto Musulmano in contrapposizione ai sostenitori dell’ISIS che festeggiano sul web. L’ISIS ha però tardato a rivendicare l’attacco. La rivendicazione è avvenuta solamente poche ore fa, tanto che alcuni esperti sembrano, per ora, non essere convinti del legame tra l’attentatore e l’organizzazione terroristica. Quello che sembra chiaro ormai oggi però è come, in Europa, la quotidianità non possa più essere considerata sinonimo di tranquillità.
Se non può dirsi infatti che, in Europa, dal secondo dopoguerra in poi, sia regnata la pace incontrastata, è anche vero che, dopo gli attentati dell’IRA, in Irlanda, dell’ETA, in Spagna, e degli “anni di piombo”, in Italia, il Vecchio Continente si era abituato ad una relativa quiete, dagli anni ’90 in poi.
Questa quiete, probabilmente alimentata dal processo di integrazione europeo, dopo essere stata sconvolta solamente da sporadici eventi come l’attentato a Madrid e quello a Londra compiuti da al-Qaeda nel 2004 e nel 2005, oggi deve tornare ad essere un miraggio? I cittadini europei sono forse condannati a vivere nel terrore che il prossimo attentato avvenga vicino casa propria?
Di sicuro, chi compie questi atti, vuole che pensiamo ciò. Il dovere di ogni singolo cittadino, a mio parere, è di sconfiggere, con l’uso della ragione e con la conoscenza, questa paura. Un buon modo per utilizzare la ragione in tal senso è chiedersi: è davvero così probabile morire in un attentato? Non secondo il National Safety Council.
Il National Safety Council è una organizzazione non governativa americana che stila ogni anno una classifica delle cause di morte più probabili. Chi, di coloro che leggerà, sarà abbastanza curioso da verificare, potrà rendersi conto che l’attentato terroristico non è neanche lontanamente contemplato come causa probabile di morte.
Per non vivere nel terrore basta poco. Basta avere la volontà di conoscere e di informarsi e la forza di non farsi sopraffare dal panico generale.
“La conoscenza è l’antidoto della paura” -Ralph Waldo Emerson
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