È con il Mefistofele di Arrigo Boito che si conclude la stagione lirica 2015-2016 del Teatro Verdi di Pisa con due rappresentazioni: il 18 marzo alle 20:30 ed il 20 marzo alle 16:00. Un “gran finale” che verrà ricordato per molto tempo, data la particolarità (e la rarità) del titolo in cartellone. È proprio sul peso di questo titolo che insiste il direttore artistico Marcello Lippi all’inizio della presentazione avvenuta stamani, sabato 5 marzo, nel foyer del teatro: «Questo è un progetto che mi sta molto a cuore – ha esordito Lippi – tanto per la grandiosità del Mefistofele stesso e del numero di musicisti coinvolti (duecentocinquanta solo i coristi), quanto per la sfida che comporta: una sfida per la produzione, per i contenuti e anche per l’aspetto musicale, dato che si tratta di una partitura molto impegnativa. Mefistofele è una sfida anche per quanto riguarda la regia, dato che concilia immagini quanto più astratte si possano pensare ed altre assolutamente concrete, si pensi al Prologo che si svolge nientemeno che in Paradiso ed all’inizio dell’Atto I ambientato nel centro di Francoforte, quindi è necessario avere un regista in grado di dominare il linguaggio visivo ed è per questo che abbiamo voluto a tutti i costi Stinchelli alla regia».
Enrico Stinchelli, regista teatrale di chiara fama, ha subito sottolineato la difficoltà nell’approcciarsi ad un titolo complesso come può essere il Mefistofele sia per quanto riguarda l’azione scenica sia per i grandi contenuti da esso espressi. «Abbiamo a che fare con una grande opera teatrale, monumentale e potente – ha spiegato Stinchelli – ma anche scorrevole, drammaturgicamente funziona alla perfezione quindi bisogna cercare di far convivere queste due anime, questo dualismo, nel miglior equilibrio possibile. Anche lo stesso personaggio di Mefistofele va gestito con grande oculatezza perché non è un semplice diavolo infernale, è poliedrico e cangiante: adesso è seduttore, ora è tentatore, ora è un vero e proprio demone… ma è costantemente umano, la musica di Boito lo umanizza al punto che ci dispiace più la sua morte di quella di Faust. (ecco perché l’opera si chiama Mefistofele e non Faust)».
Stinchelli non si è sbottonato sull’allestimento, anzi non ne ha fatto parola, tuttavia le parole di ammirazione rivolte al grande Luchino Visconti ed alla sua maniacale attenzione per i dettagli nelle rappresentazioni teatrali fanno ben sperare.
Dopo il regista ha preso la parola il M° Francesco Pasqualetti che dirigerà l’Orchestra della Toscana durante le due rappresentazioni pisane del capolavoro di Boito. Pasqualetti ha posto l’accento su alcuni significativi aspetti della partitura che dimostrano quanto a fondo e coscienziosamente l’abbia studiata. In primo luogo ha osservato come le tre unità aristoteliche (tempo, luogo e azione) siano state polverizzate dal Mefistofele, in cui repentini cambi di luogo (dal Paradiso, a Francoforte, al carcere, all’antica Grecia) vadano di pari passo con salti temporali ed improvvisi mutamenti nell’azione, in favore di una visione cinematografica ante litteram piuttosto che teatrale.
Altro aspetto che dimostra la grande modernità dell’opera è l’attenzione quasi maniacale di Boito per le dinamiche, le espressività ed i tempi metronomici, talmente avanti rispetto al proprio tempo «quasi da suggerire l’espressionismo musicale di Webern o Berg», per usare le parole di Pasqualetti. Anche lo studio dell’orchestrazione riserva molte sorprese: normalmente si utilizza la partitura de Mefistofele revisionata da Arturo Toscanini (e verrà utilizzata anche per le due rappresentazioni pisane), tuttavia io M° Pasqualetti ha osservato come la partitura originale riservi diverse sorprese: «Un esempio può essere l’entrata di Mefstofele: nel corso del Prologo in cielo, le Falangi celesti annunciano l’arrivo di Dio che poi parlerà attraverso l’orchestra e questo lungo intervento richiede l’impiego diverse centinaia di musicisti tra coro e orchestra, come nel nostro caso, con un volume sonoro che si può ben immaginare. Quando entra Mefistofele accade qualcosa di straordinario: viene accompagnato solamente da due fagotti. Immaginate l’ shock nell’udire questo contrasto!».
Alla presentazione hanno partecipato anche due cantanti che non hanno assolutamente bisogno di presentazioni: il tenore Antonello Palombi ed il basso Giacomo Prestia, che rispettivamente interpreteranno i personaggi di Faust e Mefistofele. Saranno coinvolte anche il soprano Valeria Sepe, che ha già calcato le tavole del Verdi a ottobre nel ruolo di Amelia nel Simon Boccanegra, ed il soprano Moon Jin Kim, apparsa nell’opera The Lyric Puppet Show. Da segnalare la presenza di Elisabetta Farris (Elena), Sandra Buongrazio (Marta) e di Sergio Dos Santos (Nereo e Wagner).
Si preannuncia un finale di stagione imperdibile, tanto per l’elevato livello artistico del cast quanto per la presenza dell’Orchestra della Toscana, ormai da ritenere a buon diritto una garanzia. Noi di Uni Info News ci saremo. E voi?