Uno degli eventi del cartellone del Teatro Verdi di Pisa più attesi di questa Stagione Lirica è il Trittico Hindemith/Puccini, composto dalla Sancta Susanna op. 21 di Paul Hindemith e da due elementi del Trittico pucciniano, Suor Angelica e Gianni Schicchi. Un avvenimento che ha già catturato l’interesse del pubblico, pisano e non, come si può facilmente intuire dal foyer del teatro particolarmente gremito in occasione della presentazione del Trittico, avvenuta sabato 12 novembre. Ad accogliere il pubblico nell’ormai consueto appuntamento il direttore artistico Marcello Lippi, il presidente della Fondazione Teatro di Pisa Giuseppe Toscano e Lorenzo Maria Mucci, regista del Trittico.
Un momento lieto e di felice condivisione dell’amore del teatro, per la verità momentaneamente incupito dall’annuncio comunicato da un amareggiato Giuseppe Toscano che il MIBACT ha tagliato i fondi statali al Teatro Verdi per un ammontare di oltre trentamila euro, da sommare al taglio di oltre centocinquantamila euro avvenuto nel corso della scorsa Stagione Teatrale. Un taglio inspiegabile nelle motivazioni e inconcepibile nelle modalità, che ha giustamente sbigottito tanto lo staff del teatro quanto il pubblico che non ha potuto far altro che prendere atto della notizia. Proprio all’aspetto economico della programmazione teatrale si è agganciato il M° Lippi, prima di addentrarsi della presentazione delle tre opere in cartellone per questo fine settimana, spiegando anche perché si sia scelto di sostituire Il Tabarro di Puccini, primo elemento del Trittico, con Sancta Susanna: il Trittico di Giacomo Puccini, rappresentato nella sua interezza, richiede uno sforzo economico eccessivamente oneroso, non solo perché si tratta di dover allestire le scene per tre opere che nulla hanno in comune tra loro (un ponte sulla Senna, un monastero di clausura e un palazzo fiorentino del XIII secolo), ma anche perché coinvolgono un altissimo numero di personaggi, in totale quasi una cinquantina.
Eliminare Il Tabarro è stata una scelta coscienziosa perché si elimina la problematicità di dover coinvolgere anche un cast preminentemente maschile e di poter impiegare quello di Suor Angelica per Sancta Susanna, dato che ambedue le opere prevedono interpreti esclusivamente femminili. «Una decisione sofferta, – ha spiegato il M° Lippi – innanzitutto perché è un’opera che amo moltissimo e poi perché significa privare il pubblico di uno straordinario capolavoro pucciniano. Tuttavia quando ci si prepara ad un nuovo allestimento bisogna sempre pianificare con cautela e se la situazione economica non ci consente di realizzare un allestimento degno di essere presentato al pubblico è meglio percorrere un’altra strada. Inoltre – ha proseguito il direttore artistico – il “dittico” così ottenuto si inscrive perfettamente nel nostro festival Angeli e Demoni data la natura “angelica” della prima opera, mentre la seconda, Gianni Schicchi, è tratto da un episodio dell’Inferno di Dante».
Come ha spiegato lo stesso M° Lippi, naturalmente la scelta di Sancta Susanna non è dipesa solamente dalla comodità del potersi avvalere di uno stesso cast (seppur con certe variazioni), ma anche perché questo consente di accostare l’opera di Hindemith a Suor Angelica e quindi confrontare due opere simili nel soggetto ma diversissime nella realizzazione: due autori diversi, due scuole di pensiero totalmente diverse, due stili quasi inconciliabili, pertanto il raffronto tra queste due opere è particolarmente interessante e affatto banale, sia per scoprire quali siano le divergenze tra le due composizioni – e soprattutto quale motivo sta alla loro origine – sia per identificare i vari punti di contatto, che talvolta possono riservare più sorprese dei punti divergenti.
Per quanto riguarda l’operazione di “scorporamento” del Trittico pucciniano, si può tranquillamente affermare che non sia nulla di riprovevole. Come tutti sanno, Puccini aveva pensato a tre opere da rappresentarsi nell’arco di una solita sera (e da qui la scelta di soggetti di tre generi diversi), ma già nel 1921 gli elementi del Trittico erano stati rappresentati separatamente; addirittura lo stesso editore Ricordi ha deciso di pubblicare ogni elemento del Trittico come partitura a sé stante. Da allora è divenuta comune consuetudine che non sempre tutte e tre le opere vengano eseguite assieme, di solito la vittima sacrificale è proprio Il Tabarro in quanto è la più onerosa e musicalmente impegnativa delle tre.
Com’è facile immaginare, non è facile pensare ad una regia che possa racchiudere in sé le tre opere di questo insolito Trittico Hindemith/Puccini ( soprattutto se si considera che in queste tre opere c’è un intruso), tuttavia è proprio questa la strada che ha deciso di intraprendere il regista Lorenzo Maria Mucci: individuare un fil rouge che possa collegare tutti e tre gli elementi, e questo filo rosso è stato trovato nei profumi. O, per dir meglio, nelle reazioni che determinati profumi possono scatenare nell’uomo: la lavanda in Sancta Susanna (quando Susanna ode i gemiti di due amanti viene avvolta dall’aroma della lavanda), la rosa in Suor Angelica, tradizionalmente associata alle apparizioni mariane, e la morte in Gianni Schicchi.
«La difficoltà – ha raccontato Mucci – deriva sostanzialmente dal fatto che Puccini voleva che le tre opere fossero ben separate, quindi ha rimosso ogni elemento che potesse agire da trait d’union, e la difficoltà aumenta a causa di Sancta Susanna. Il filo rosso dei profumi è solamente un gioco, una possibile soluzione a un problema che mi sono voluto porre». Il regista ha anche spiegato che per scelta tutti gli elementi del Trittico verranno rappresentati in una scena unica che muterà parallelamente alla narrazione, caratterizzata da un fondo oro come nelle antiche pale d’altare, volendo suggerire una similitudine tra questo trittico musicale con un trittico (o addirittura un polittico) pittorico. Inoltre la riflessione sulla reazione dei soggetti a determinati profumi ha causato anche una diversa collocazione temporale delle tre opere: la reazione di Susanna è umorale e istintiva, «un urlo» la definisce Mucci, difficile da comprendere per noi, pertanto verrà ambientata in un’epoca molto lontana dal nostro tempo, quella di Angelica è immediata e lucida, quindi si è optato per un’ambientazione coeva all’epoca di Puccini; la reazione di Gianni Schicchi, invece, è innaturale perché piuttosto che allontanarsi da quel letto intriso dall’odore della morte, lui ci si infila dentro, e quindi quest’opera avrà un’ambientazione contemporanea.
La realizzazione di questo Trittico si annuncia interessante e ricca di significato, affascinante tanto per il pubblico più esperto tanto per i semplici appassionati, ma soprattutto godibile. Oltre alla curiosità di ascoltare queste opere, c’è grande curiosità anche per ammirare la riuscita scenica, sia per quanto riguarda la regia sia per gli interpreti, ma sicuramente sarà una serata di grande teatro e non vediamo l’ora di assistere allo spettacolo.
Luca Fialdini
luca.fialdini@uninfonews.it
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