Ash vs Evil Dead:
“Inghiottirò la tua anima!”
Episodio 2 : Bait
Episodio 3 : Books from Beyond
La qualità è quanto di più difficile ci possa essere per una serie tv da mantenere, spesso, infatti, i primi episodi, tanto noti ai più come “pilota”, non sono altro che uno specchio per le allodole, una trappola ben confezionata per catturare spettatori innocenti che, poi, sono “costretti” a seguire un determinato telefilm il cui lento decadimento combacia esattamente con il numero delle puntate di cui è composto, nella vana speranza di una ripresa finale appagante o degna di nota.
E’ un caso particolare, dunque, quello dal sottoscritto riscontrato in Ash vs Evil Dead, la serie che, fino ad ora, mi ha portato a catalogarla come una delle migliori in assoluto mai proiettate su Starz nell’annata scorsa. Peccato non averla vista nel 2015, non averla seguita ogni settimana o non aver atteso con impazienza i tanti appuntamenti dalla durata di poco meno di quaranta minuti andati in onda dal 31 di Ottobre. Fortuna che tornare sui propri passi, per rimediare alle innumerevoli mancanze, di cui ci circondiamo in ogni momento nella nostra esistenza, oggi non sia poi così impossibile, così come è altrettanto improbabile resistere alla tentazione di guardare un episodio dopo l’altro della serie tv prodotta da Raimi.
Nel commento precedente prendevo in considerazione unicamente “El Jefe” primo tassello di un puzzle che alla fine arriverà a contare ben 10 puntate; esordio che ho amato fino alla pazza gioia, leggere per credere, caratterizzato da quella regia sempre attenta, ironica, sarcastica e graffiante, che ha fatto la fortuna di Raimi, capace di esplodere come non mai su uno schermo in dimensione ridotta senza dimenticare nemmeno un dettaglio di quel che la rende insuperabile. Ash è finalmente tornato, ha deciso di affrontare il suo destino e mettere la parola fine alle rocambolesche avventure che lo vedono combattere il vero Male da più di trent’anni, indossa la storica camicia blu, ha in braccio il fucile tenuto segreto nella sua casa e non vede l’ora di scambiare la sua mano di legno con una motosega fumante.
Alzatosi del tutto il sipario quello che ci troviamo di fronte, e di cui mi appresto a farne una breve recensione, sono tre episodi degni della materia di partenza, ma soprattutto in linea con le premesse e quanto visto in “El Jefe”. C’è tanta comicità, tante battute esilaranti, assurdi, folli e sopra le righe, ma perfettamente incastonate in un mondo talmente pazzo da risultare verosimili e realistiche, sopratutto se date in bocca a determinati comprimari o protagonisti.
Avevamo lasciato Ash nella sua roulotte, sopravvissuto all’attacco da parte di una sua vecchia vicina ormai posseduta dal maligno, assieme a Pablo e Kelly, i due colleghi di lavoro inconsapevolmente catapultati in una storia di cui nemmeno ne comprendono la gravità. Conscio del proprio dovere, desideroso di sbarazzarsi del Libro dei Morti, Ash è determinato ad andare nell’unico luogo in cui spera di ottenere delle sensate risposte, una libreria da tempo dimenticata, in una cittadina come tante, ove si dice ci sia qualcuno capace di comprendere appieno il Necromonicon e mettere fine a tale tormento. Purtroppo Kelly, spaventata dalla comparsa di sua madre, morta da sei mesi, sulla porta dell’abitazione del padre, durante una videochiamata fatta a qusti, decide di rubare la moto di Pablo una volta venuta a sapere che le intenzioni generali non sono quelle di andare a salvare suoi genitori, costringendo gli altri due a seguirla. Nel frattempo, sulle tracce del trio, si mettono Amanda Fisher, una poliziotta che ha visto ucciso il collega da un non morto a cui, tutt’ora, fa fatica a credere, e Ruby Knowby, intrigante personaggio di cui viene svelata l’identità solo al quarto appuntamento: “Brujo”.
Ogni episodio di Ash vs Evil Dead dura all’incirca mezzora, e questo particolare, che per alcuni potrà sembrare frivolo o non importante, ne segna il grande punto di forza, poiché non abbiamo mai di fronte una puntata che gode di una conclusione indipendente, né tuttavia, una storia allungata da elementi che potrebbero appesantirla in modo eccessivo. Il ritmo serrato, sempre iperbolico ed a tratti scanzonato, fanno ‘sì che Ash vs Evil Dead combini sapientemente immagini e sceneggiatura senza prendersi troppo sul serio, ma mostrando continuamente rispetto nei confronti di chi la guarda.
I rimandi, inoltre, a La Casa ed al capitolo successivo si fanno sempre più concreti e presenti sullo schermo, anche grazie all’utilizzo di mostri e orrori che godono di forti richiami con quanto già visto nei cult sopracitati.
Laddove, se proprio volessi, è possibile trovare un difetto è nella introspezione dei personaggi, i quali si adagiano su standard già applicati a tutta una serie di momenti e situazioni che non permettono, a questi, di fuori emergere quali co-protagonisti a tutto tondo, sebbene si inizi a percepire, lontanamente, parte della loro personalità. Badata bene, però, che nessuno dei molti personaggi inseriti in Ash vs Evil Dead è fine a se stesso o privo di quella scintilla vitale da renderlo passivo o poco accattivante, e ad aggiungere pepe a questa produzione intervengono sempre battute maliziose o di poco gusto che deridono in primis una società bigotta e monotona.
Eppure Raimi non cerca di andare affondo sotto questo punto di vista, come aveva fatto nel crudelissimo Drag Me To Hell, ad esempio, non fa della sua serie tv una parentesi politica, prediligendo, al momento, una spensieratezza che, fino a quanto da me visto, e spero possa ripetersi ovviamente in futuro, regge ogni secondo una storia tanto abusata quanto godibile e ben realizzata, semplice ma compatta. Per quanto, sotto il profilo tecnico, Ash vs Evil Dead perda in alcuni punti la verve artistica del maestro e padre, Sam, a tener elevato l’interesse sono un Bruce Campbell mai così dannatamente affascinante e fuori di testa, una Dana DeLorenzo cazzuta e pronta ad esplodere sullo schermo con la sua personalità e quello sguardo sensualmente eccitante, un Ray Santiago sempre auto-ironico ed una Lucy Lawless in forma che ci ricorda quanto fosse figa Xena la Principessa Guerriera senza sentirne la sua nostalgia.
Al tutto, infine, bisogna aggiungere lo splatter, la commedia, la farsa ed il grottesco, il gore e il trucco fatto in maniera eccessivamente finta da apparire persino caricaturale. Ash vs Evil Dead è una rimpatriata di divertimento e godimento sano e rilassante, e in ogni suo episodio sono molti i momenti in cui si ride, ci si appassiona o si ha paura, per poi, arrivati ai titoli di coda, rendersi conto di non essere mai sazi dei disastrosi e rocamboleschi viaggi di Ash e della sua banda. In tutto questo, sembra dirci Raimi, il vero orrore non viene mai dall’esterno, bensì da noi stessi, dai nostri comportamenti e dalla nostra natura egoista, fin troppo attaccata ad interessi materiali e lontana anni luce dalla sensibilità richiesta in determinate occasioni.
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