Se ne è andato ieri sera, in punta di piedi, quasi non volesse disturbare. Se ne è andato lasciando il posto ad un terribile silenzio: nessuna orchestra sarà più diretta da Lorin Maazel. Ottantaquattro anni, di cui ben settantanove dedicati alla musica: dopo aver iniziato gli studi di violino a cinque anni e di direzione d’orchestra a sette, si diploma in tempi record, tanto che ad undici anni Arturo Toscanini lo chiama a dirigere la sua NBC Orchestra (sono rimaste famose le parole che gli rivolse Toscanini dopo averlo ascoltato: «God bless you»). Entro i quindici anni dirige alcune delle più importanti orchestre statunitensi per poi debuttare in Italia nel 1953. Rimarrà sempre molto legato al nostro Paese, tanto da ricevere nel 1996 l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Dopo il suo debutto in Italia (e in Europa) del ’53 al Teatro Bellini di Catania, inizia una stretta collaborazione con il Teatro alla Scala di Milano, dirigendo prima diversi concerti solistici (Aldo Ciccolini, Arturo Benedetti Michelangeli, Nathan Milstein) e passando, negli anni seguenti, al grande repertorio operistico: il Tristan und Isolde del “suo” Wagner, il Don Giovanni di Mozart, e poi Falstaff, Turandot, Aida. Dopo la Scala, viene chiamato dai più importanti teatri europei: la Wiener Staatsoper, la Deutsche Staatsoper, la Deutsche Oper Berlin, La Fenice, il Großes Festspielhaus di Salisburgo e, soprattutto, il Festspielhaus di Bayreut. Famose sono anche le sue collaborazioni al Concerto di Capodanno di Vienna (dal 1980 al 1986, nel 1994, 1996, 1999, 2005). Però non si può ridurre la vita di Lorin Maazel ad un elenco di date, teatri ed orchestre: Lorin Maazel significa amore per la musica e la cultura (era laureato in matematica, filosofia e lingue), dedizione al proprio lavoro. È proprio il suo lavoro, il suo operato che dobbiamo mantenere “vivo”: il suo modo di vedere e vivere la musica deve essere un continuo stimolo per tutti i giovani direttori, così come il suo metodo deve essere preso come esempio da tutti (nonostante qualcuno stia sputando tutt’ora veleno sulla sua professionalità dicendo che era in grado «di dare grandi prestazioni solo se “in giornata”»). Maazel va anche ricordato per il suo spirito ironico, amava molto scherzare con le orchestre che dirigeva, e soprattutto per la sua grandezza d’animo: ha sempre offerto il proprio talento anche per concerti di beneficenza e raccolta fondi, talvolta devolvendo integralmente il proprio onorario, per non parlare della continua ricerca di nuovi talenti musicali, cui spesso assegnava borse di studio per consentire loro di continuare e completare la propria preparazione musicale. Ma forse, più di tutte le mie quattrocentoventi parole, bastano una manciata delle sue per far comprendere subito che grande cuore avesse. In un’intervista, un giornalista gli chiese quale fosse la sua patria, e questa è la risposta di Maazel: «Mi divido fra la Germania e una tenuta negli Stati Uniti, dove cerchiamo di seguire metodi di coltivazione organici e ecologici. Ma come ebreo nato in Francia da genitori di origine russa, cresciuto in America e sposato con una donna tedesca posso solo dire: the world is my home».
Luca Fialdini
luca.fialdini@uninfonews.it
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