Dal 2009 piazza XX Settembre è stata liberata dagli storici banchi del Mercatino Americano, oggi in crisi al confino nei pressi del porto, con solo metà di essi aperti e la concessione in scadenza a novembre. La depressione del commercio interessa anche il centro cittadino, e è in questo contesto sofferente che è nata la proposta di riportare il Mercatino nella sua collocazione originaria, avanzata dal Centro Commerciale Naturale (CCN) “Piazza XX Settembre e dintorni”. Da inizio ottobre infatti si sono succeduti vari incontri fra gli assessori Garufo e Viviani, rispettivamente con deleghe a commercio e urbanistica, e il CCN nelle persone di Massimo Andorlini, Stefania D’Echabur, Luca Volpi e del presidente Roberto Tani. I proponenti imputano la contrazione del commercio della piazza all’allontanamento del Mercatino, e le motivazioni economiche sono accompagnate da altre relative al degrado in cui verserebbe piazza XX: “cani, barboni, ubriachi e spacciatori, chi gioca a pallone, negozi etnici, buche e i rifiuti” i nemici del CCN1.
Insomma, l’obiettivo è che il ritorno del Mercatino sia “un’attrattiva per il turismo e un deterrente per il degrado”2 e che torni a essere un volano per la vitalità commerciale del centro.
È bene precisare che nessuno vuole tornare al dedalo di baracchine antecedente al 2009, anno dello spostamento alla Stazione Marittima. Il progetto presentato dal CCN consiste infatti in una fila centrale di strutture in vetro con pannelli solari, interrotta in corrispondenza della statua del Canapone, e dovrebbe contenere “bistrot, locali culturali e punti espositivi”, oltre ovviamente a ospitare gli esercenti del Mercatino Americano e a non impedire eventi come quelli di street food già tenutisi varie volte3.
Spetta ora all’amministrazione prendere le decisioni. Gli assessori hanno fatto sapere che la soluzione è percorribile, ma è necessario trovare le risorse economiche4 e inserire un qualunque intervento in piazza XX in una serie di provvedimenti che riguardino anche il Mercato Centrale, i Fossi e non solo5.In ogni caso, il progetto che abbiamo visto sui giornali è tutto fuorché certo e definitivo, ma senza nulla togliere all’impegno civico profuso dai commercianti del CCN, non per questo è esente da critiche, sia nelle intenzioni che nel merito della proposta presentata.
Il Mercatino e il commercio
Il Mercatino Americano è nato nel secondo dopoguerra e la sua notorietà è dovuta alla specificità dei prodotti acquistabili: abiti, beni di prima necessità lasciati dagli Alleati, contrabbando di sigarette. Insomma, l’appellativo “americano” ha le sue ragioni storiche. La peculiarità è andata perdendosi nel tempo e adesso si può trovare un po’ di tutto a quel mercatino che di “americano” se non ha solo il nome poco ci manca6.
Le ragioni della sua crisi si possono ricercare, oltre che nello spostamento alla Stazione Marittima, nei mutamenti del commercio cittadino e non solo: i due centri commerciali a Sud e a Est di Livorno uniti all’avvento dell’e-commerce hanno profondamente mutato il nostro modo di fare acquisti e drenato di profitti il centro in modo drammatico se non irrimediabile.Resta inoltre da dimostrare come possa effettivamente rappresentare un valore aggiunto il ritorno del Mercatino per il commercio del centro città. Si è sicuri che aumentando l’offerta gli acquisti torneranno di conseguenza a salire?
Il progetto
Occupare e sfruttare ogni spazio libero della città con attività produttive non comporta poi necessariamente dei miglioramenti per la collettività. Il carattere degli spazi pubblici e di come questi vengono vissuti contribuiscono a determinare l’effettiva qualità della vita in un determinato quartiere e dunque gli aspetti della questione da esaminare non sono solo di ordine economico.
Da quando il Mercatino è stato tolto, la vivibilità e fruibilità di Piazza XX sono notevolmente aumentate. Come ha fatto notare l’assessora Viviani, qualora i banchi dovessero tornare in piazza XX Settembre, significherebbe “togliere la piazza alla cittadinanza”5. E questo è vero a prescindere dallo stile delle baracchine, moderne in vetro o fatiscenti in lamiera che siano. Il progetto proposto dal CCN in particolare frazionerebbe la piazza longitudinalmente in tre parti con due corridoi laterali troppo stretti e interclusi perché dei bambini ci giochino a pallone o a volano, come chi frequenta la zona avrà visto fare ai piedi della statua di Leopoldo II. Insensato se si pensa alla forma allungata della piazza, al rapporto con il monumento al centro e a quello così negato con la facciata della chiesa7.
Degrado?
Vale la pena spendere anche qualche parola sul degrado. Non c’è in atto quell’emergenza decoro che propagandano le pagine Facebook “Noi Livorno” e “Piazza XX Settembre e Dintorni”. Con questo non si vuole certo sostenere che piazza XX al momento esprima tutto il suo potenziale. Presenta semplicemente i caratteri di una piazza situata in una zona della città popolare, alla buona e a tratti povera. Che qualcuno ogni tanto si ubriachi o che un senzatetto dorma su una panchina è nell’ordine delle vicende umane. E l’aggiunta di nuove baracchine, per quanto alla moda, non farà certo sparire la povertà o il degrado, che al massimo si sposterebbero in un’altra zona lontano dagli occhi -e dal cuore-, né migliorerà la raccolta dei rifiuti.
Quel che questa proposta rappresenta sembra in realtà essere una soluzione nostalgica e sbagliata ai problemi che attanagliano il nostro centro.
Il valore di piazza XX
Se si guarda alle piazze limitrofe ci si rende ancor più conto di quanto piazza XX sia attualmente unica nel suo contesto: basta percorrere le piazze della Repubblica, Guerrazzi, Garibaldi, Cavallotti per rendersi conto di come la cittadinanza le frequenti in modo diverso e non intercambiabile. Ciascuna con le sue qualità, alcune più riuscite e che reivestono un ruolo nell’economia del quartiere, altre più problematiche. Per esempio, piazza della Repubblica è solo un’enorme rotatoria inospitale e tristemente assente da un dibattito pubblico orientato da una minoranza rumorosa.
Piazza Cavallotti con il suo mercato e piazza XX sono tutt’altra musica. Quest’ultima è la più raccolta, tranquilla e intima, separata dalla strada poco trafficata con una fila di platani. Una delle poche in cui si vedono capannelli di persone chiacchierare attorno alle panchine, l’unica in cui i bambini del quartiere vanno a giocare.
È quello che ci si aspetta sia una piazza, cioè non solo un buco vuoto in mezzo al costruito, ma un riferimento nella vita di una comunità, espressione di un’esigenza iniziata forse prima che l’uomo diventasse stanziale. Lasciarla libera è giusto e necessario.
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