Ieri, 8 giugno 2014, per Livorno è stata una giornata particolare. La mattina i livornesi si sono svegliati improvvisamente nel pieno dell’estate con temperature altissime ed un sole cocente, tanti hanno preso subito auto o motorino e sono partiti verso le scogliere del Romito o le spiagge del Calambrone. Qualcuno però è tornato a casa di corsa: si era scordato la tessera elettorale! Ieri per Livorno non era soltanto una giornata da mare, ieri si è svolta la votazione più importante della sua storia democratica: il ballottaggio tra il Partito Democratico (Marco Ruggeri) e il Movimento 5 Stelle (Filippo Nogarin). Il caldo non ha fermato del tutto i livornesi, infatti fin dalla prima mattina i seggi erano affollati di cittadini in bermuda e infradito (in alcuni casi si parla addirittura di “ghiacciaine da mare”). Poi ecco il primo dato, ore 12 affluenza in calo di più del 3%.
La giornata continua si superano i 30 gradi, finisce la Coppa Risiatori, alle ore 19:00 l’affluenza è in calo del 13%. Poi inizia il rientro dal mare ed i seggi iniziano ad affollarsi: i ritardatari corrono a votare qualcuno con il viso arrossato dal troppo sole, qualcuno ancora in bermuda. Ore 23:00 nei seggi suona la sirena ed inizia lo spoglio. Arrivano i dati sull’affluenza: sono andati a votare il 50,44% degli aventi diritto il che vuol dire che un livornese su due è andato al mare. Il Movimento 5 Stelle si inizia a preoccupare perché il PD al primo turno aveva preso quasi il 40% dei voti su un 65% di votanti, facendo due calcoli veloci si capisce subito che se chi ha votato PD fosse riandato a votare e avesse confermato il suo voto il M5S avrebbe perso. Le speranze calano.
Poi ecco i primi risultati: Nogarin sta vincendo di pochi punti percentuali. La sede del comitato PD in Piazza Grande è in silenzio, sono tutti increduli, la speranza è ridotta al minimo ma ancora c’è. Ore 23:49, dopo 90 sezioni scrutinate su 172 Nogarin è in vantaggio con 18.321 voti contro i 15.786 di Ruggeri. Il tempo passa, gli animi si accendono. In comune iniziano ad arrivare truppe di grillini in festa con striscioni, bandiere e file di macchine strombazzanti. La sede del comitato di Ruggeri è gremita ma tutti fanno silenzio, qualcuno passa in macchina e urla -a casa!-, un signore anziano risponde a tono. In comune arrivano troupe di giornalisti: Sky Tg 24, Rai 1, Rai 2, Rai 3, Il Corriere della Sera. La festa inizia ma mancano ancora poche sezioni da scrutinare, arriva Filippo Nogarin e al seguito Marco Ruggeri: interviste su interviste applausi dai pentastellati. Poi arriva Alessandro Cosimi ormai ex sindaco, viene intervistato e se ne va: parte la contestazione -Tornatene a casa! Buffone!-, gli animi si scaldano. Ore 00:30 arrivano i risultati finali: Filippo Nogarin diventa sindaco con 35.899 voti pari al 53,06%, Ruggeri ha perso con 31.759 voti pari al 46,94%. In comune scoppia la festa: auto con bandiere del Movimento, brindisi lungo le scalinate, cori, urla. Ruggeri rilascia un’intervista dove ammette le sue colpe – La responsabilità è mia, me la prendo tutta, ora si apre una riflessione sulla classe dirigente della città, la voglia di cambiare e il tutti a casa sono stati più forti- poi continua -Non mi chiamate, spengo tutti i telefoni, mi prendo un po’ di tempo per riflettere. Perché quando uno perde smette…-. E ancora: -Perdere Livorno non è uno scherzo e qui, guardate, i grillini non c’entrano: questa campagna elettorale è stata Pd contro Pd e tutti gli altri, coalizzati, hanno voluto dare una spallata a un sistema che era diventato insopportabile. Io voglio bene a questo partito, non avrei messo il culo alla finestra: ora via le casacche, questa sconfitta ci ha raso al suolo e c’è da ricostruire, non diamo uno spettacolo indecente da domani-. Finite le interviste Ruggeri se ne va uscendo da una porta secondaria.
Ore 1:20, mentre in comune la festa del M5S continua, la sede del comitato elettorale di Ruggeri è vuota. Abbraccio tra Nogarin e l’Amadio (FdI-UDC-Lega).
La serata in comune finisce con lo stappo di una bottiglia di spumante e la festa si sposta in Piazza XX Settembre nella sede del Movimento 5 Stelle. Dopo 68 anni di governo della sinistra (PCI-PDS-DS-PD) a vincere è il Movimento 5 Stelle: la “roccaforte rossa” per eccellenza, la città dove nacque il PCI nel 1921, è stata espugnata.
Lunedì 9 giugno: tutti i quotidiani nazionali parlano in prima pagina della “vittoria-simbolo” livornese, il segretario del PD livornese Yari De Filicaia presenta le sue dimissioni, per il PD e per il Comune di Livorno si apre un’era nuova.
Analizzando le cause che hanno portato il PD alla sconfitta innanzitutto dobbiamo considerare un dato: la coalizione PD ha perso voti rispetto al primo turno -quasi 3.000-. Questo significa che molti elettori PD hanno cambiato idea o non sono andati a votare al ballottaggio magari perché sicuri di una vittoria. La vera causa che ha portato alla vittoria tuttavia è stata la grande alleanza anti-PD che ha unito diverse fazioni: dall’estrema destra fino all’estrema sinistra, dai partiti alle liste civiche, tutti coalizzati nel segno di una discontinuità amministrativa. A questi si aggiunge “lo zoccolo duro di elettori di sinistra” che non ha votato PD sulla scia nazionale non approvando la linea Renzi. Un altro dato decisivo è stato la perdita di voti che il PD livornese ha subito rispetto al PD nazionale alle europee. Per un motivo o per un altro tanti livornesi, per lo più “moderati di sinistra” non si sono riconosciuti nel PD locale dove è ancora forte la componente cuperliana-bersaniana ed hanno deciso di turarsi il naso e votare il M5S forse per discontinuità o forse per spingere il partito ad un rinnovamento interno.
Il nuovo Consiglio Comunale sarà composto da 20 consiglieri grillini, 7 del PD, 3 di Buongiorno Livorno, 1 di Città Diversa e 1 di Forza Italia, per un totale di 32 consiglieri. Nogarin ha già annunciato che gli assessori verranno scelti con un bando pubblico: sono tantissimi i curricula arrivati in questi giorni.
Mercoledì si insedierà il sindaco: finita la campagna elettorale adesso si torna a parlare di “politica reale”.
Simone Bacci
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