21 Novembre 2024

Quando un partito politico fallisce? La legge ferrea dell’oligarchia.
Parte 3: l’individualismo dei partiti come fine di questi

Di fronte a questa domanda, la risposta più semplice sarebbe quella di dire che un partito fallisce quando non ottiene più voti. Invece, i motivi per cui un partito scompare da un panorama politico sono molto più complessi e si sviluppano in varie fasi. Partendo dal presupposto che un partito non durerà mai in eterno e che raggiungerà sempre delle circostanze che lo porteranno inesorabilmente a “morire”, il politologo Tedesco Robert Michels (1876-1936) scrisse la legge ferrea dell’oligarchia.
La legge ferrea dell’oligarchia, enunciata nel libro Sociologia del partito politico (1911), teorizza che:


tutti i partiti politici si evolvano da una struttura democratica aperta alla base, in una struttura dominata da una oligarchia”

Questa visione di Michels, che avvenne dopo aver osservato la Spd tra fine ottocento ed inizio novecento, lo portò ad osservare che un partito, quando nasce, si deve sempre proporre come qualcosa di rivoluzionario o di rottura, che porti ad un cambiamento radicale nella società. Questo annuncio di cambiamento dovrà convincere gli elettori che il loro voto sia utile e che porti ad un completo miglioramento nella società, ma, dopo l’elezioni, che succede? La legge prevede che il partito, inesorabilmente, col passare degli anni, si “imborghesirà” e che non penserà più a mettere in pratica il programma od a mantenere un rapporto con la base del partito. In poche parole, la necessità di specializzazione farà sì che un partito si debba strutturare in modo burocratico, creando dei capi sempre più svincolati dal controllo dei militanti di base. Con il tempo, chi occupa cariche dirigenziali si “imborghesisce” e si allontana “dalla base”, per diventare un’élite compatta dotata dello spirito di un nuovo corpo politico all’interno di un vecchio corpo politico. Nello stesso tempo, il partito tenderà a moderare i propri obiettivi: l’obiettivo fondamentale diventerà la sopravvivenza dell’organizzazione e non la realizzazione del suo programma. Questi fenomeni porteranno un partito alla lunga a scomparire.
partitiDagli anni 80 sono intervenuti numerosi mutamenti sociali e politici che hanno portato ad un declino dell’identificazione degli individui con un partito politico. D’altra parte quanti di voi non sperano che un partito politico smetta di esistere? Col passare dei decenni questo sogno potrebbe diventare una realtà concreta e tangibile per le persone, vediamo il perché.
Dagli anni 80 sono intervenuti numerosi mutamenti sociali e politici che hanno portato ad un declino dell’identificazione degli individui con un partito politico. D’altra parte quanti di voi non sperano che un partito politico smetta di esistere? Col passare dei decenni questo sogno potrebbe diventare una realtà concreta e tangibile per le persone, vediamo il perché.
Come prima cosa dobbiamo constatare la crescita della volatilità degli elettori nello scegliere il proprio partito al momento dell’elezioni, in poche parole ora come non mai è possibile vedere quanto spesso un elettore non voti un partito per due o tre volte consecutive. Nel caso Italiano è frequente vedere le persone che passano da votare il Partito Democratico a votare MoVimento 5 Stelle, per poi magari tornare a votare a sinistra. I partiti politici non rappresentano più gruppi sociali di riferimento e perdono notevolmente gli iscritti: il PD, ad esempio, in un anno ha perso 400 mila iscritti passando da 500 mila a 100 mila tesserati fra il 2013 ed il 2014.
D’altra parte di che cosa ci dobbiamo meravigliare … L’Italia nel 1992 è stata vittima del caso “tangentopoli” che ha portato ad 1969361_509943722445303_5299636_n-1associare la parola politica alla parola corruzione e nessuno dei partiti politici presenti in Parlamento nel 1985 è sopravvissuto, dieci anni dopo, senza cambiare od il nome o la struttura organizzativa.
Il voto è diventato palesemente personalistico: non voti il PD o gli ideali del PD, ma voti Renzi oppure voti Grillo, ma non il MoVimento 5 Stelle. Il voto personalistico è di sua natura manipolativa, cioè soggetto all’influenza che i leader sanno esercitare, ed i partiti non sono più in grado di produrre un’offerta che sia consona alla domanda degli elettori.
Il personalismo dei partiti è un chiaro segno che i partiti non hanno più senso di esistere e che già da adesso possiamo vedere quanto stiano lentamente scomparendo. Come ho appena scritto, non ha più senso parlare di PD o M5S o Forza Italia, perché le persone ormai scelgono basandosi su quanto dicono i vari leader politici. La competizione politica democratica si è trasformata in demagogia e, ora come non mai, è necessario cambiare il modo di fare politica ed il modo di concepire i partiti.

@paologamba10

Show Full Content

About Author View Posts

Paolo Gambacciani

Studente appassionato di politica, arte, teatro, cinema e tennis. Sono laureato in Comunicazione presso la Scuola di Scienze Politiche dell'Università 'Cesare Alfieri' di Firenze e collaboro con uninfonews dalla sua fondazione; sono fortemente convinto ed a favore del progetto editoriale del giornale online. Vicepresidente e socio di Uni Info News.

Previous Viareggio di nuovo in maschera (e festeggia i Beatles)
Next L’irresponsabilità conduce alla tragedia

Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Close

NEXT STORY

Close

Mangeremo insetti nel futuro? Virtù e limiti dell’entomofagia.

15 Dicembre 2021
Close