Il trionfo dell’8 giugno scorso di Filippo Nogarin alle amministrative locali ha rappresentato per molti in città un evento epocale, su cui nessuno avrebbe mai scommesso neppure un caffè.
In quella data l’elettorato Livornese, da sempre poco incline alle novità, decise di premiare la netta discontinuità targata Cinque Stelle rispetto alla proposta di moderato cambiamento avanzata dal Partito Democratico, ritenuto (a ragione) responsabile di quella crisi socio-economica in cui versa da almeno trent’anni la città.
Ad oggi tuttavia, dopo quasi tre mesi dall’insediamento, il Neo-Sindaco Nogarin non è riuscito in alcun modo a dare una direzione a questa “Libecciata” elettorale, frenato più dal suo Movimento e dalla sua (fin troppo) ferrea regolamentazione interna che dalle opposizioni, inconsistenti ed evanescenti.
In ordine sparso e senza presunzione di completezza possiamo ricordare : l’annuncio a vuoto di voler rendere il trasporto pubblico locale completamente gratuito, come se il CTT Nord fosse di proprietà unicamente del Comune di Livorno, il tentativo tanto solitario quanto per ora infruttuoso di impedire la privatizzazione di “Porto 2000”, la società che gestisce il traffico delle crociere e dei passeggeri, per il 72% in mano ancora all’Autorità Portuale e la cui vendita ai privati è stata sollecitata con forza dalla Corte dei Conti e dalla Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato e, soprattutto, le modalità cervellotiche di gestione della Res Publica, improntate a pseudo-concorsi, regolamenti di conti interni e confusione generale.
Nogarin ha impiegato “solo” due mesi e mezzo per formare la propria squadra ritrovandosi talvolta costretto a modificarla, vedesi il caso di Simona Corradini durata appena 48 ore, smentendo il proprio capogruppo in comune sulle nomine per la giunta attraverso mirabolanti selfie al mare e subendo pesantissime accuse proprio dai suoi stessi attivisti, pronti ad appellare il neo-sindaco con il dolce epiteto di “Sceriffo a Cinque Stelle”.
In questo quadro abbastanza desolante per la città a spaventare è anche l’assoluto silenzio delle opposizioni, in particolar modo del Partito Democratico, uscito dalle consultazioni di giugno a pezzi e incapace di (ri)costruirsi una identità.
I principali vertici del centro-sinistra labronico invece di capire quale strada prendere, se seguire la scia moderata tracciata da Matteo Renzi a livello nazionale o appoggiare con più convinzione l’ala sinistra del partito, sembrano solo spaventati dalle conseguenze delle loro ipotetiche(per giunta) azioni, pronti a chiudersi su se stessi e, per l’ennesima volta, staccati completamente dalle istanze di una popolazione livornese sempre più stanca di bizantinismi e tatticismi politici.
L’ascesa di Nicola Danti come pseudo-Commissario inviato da Firenze ad ora non sembra aver prodotto alcun risultato tangibile e, elemento ancora più grave, non sono visibili segnali positivi di ripresa, segno che il tempo del rinnovamento, quello vero e non di mera facciata, non può più essere ritardato .
Sempre a sinistra Buongiorno Livorno, il movimento politico sorto negli ultimi anni, sconta invece il suo più grande peccato: aver appoggiato al ballottaggio i cinquestelle in chiara ed esplicita funzione anti-PD.
Raspanti e i vertici di Buongiorno Livorno prima del ballottaggio hanno consapevolmente deciso di scommettere sul “Male Necessario”, votare i grillini per eliminare il PD, ma per l’inaspettata vittoria pentastellata ora si ritrovano alle corde: la sinistra livornese non può infatti né criticare troppo Nogarin, pena l’accusa di incoerenza e di arrivismo politico, né tantomeno appoggiarli esplicitamente, rischiando in questo modo di perdere il suo elettorato in gran parte distante dai proclami del Movimento.
Completamente estinta in questa nuova evoluzione social-politica successiva alla “Libecciata” è la destra labronica, per anni principale forza di opposizione alla sinistra locale ed oggi divisa tra tanti capi-bastone e miriade di partitini.
Livorno intanto arranca sempre più sotto il peso della crisi economica nazionale e di sistema locale.
La deflazione, presente in tutta Italia, ha investito la città labronica dello 0,7% nel mese di Agosto, il dato più alto di tutta la Penisola, la disoccupazione giovanile ha raggiunto nel 2011(ultimo dato disponibile pubblicamente) la terribile percentuale del 36,8% e anche lo sport, vanto per anni dell’ecosistema livornese, sembra risentirne secondo le ultime statistiche elaborate dal Sole 24 ore.
Dopo l’estate segue l’autunno e, dopo ancora, l’inverno.
Il rischio a cui noi tutti livornesi siamo esposti oggi è quello di perdere altri cinque anni fra amministrazioni inconcludenti e opposizioni evanescenti, di non riuscire a invertire la rotta e vedere questa (meravigliosa) città inabissarsi sempre più nei suoi problemi.
In parole povere: di non uscire mai dal prossimo inverno che ci aspetta.
E questo sarebbe un gran peccato.
Giulio Profeta
giulio.profeta@uninfonews.it
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