Recensione di Interno Notte
Per quel che riguarda la piccola industria cinematografica indipendente l’anno 2014 segna per certi aspetti una vera e propria svolta sul territorio Livornese, il motivo principale di tutto ciò è la nascita della Videodrome Industries che ha tutte le carte in regola per lasciare un impronta, magari piccola, ma concreta nella zona Labronica, prendendo a cuore la realizzazione di cortometraggi e mettendo così in primo piano la volontà e le buone intenzioni di coloro che vogliono mettere in luce le loro potenzialità e mostrare ai più il proprio amore per il cinema (ma non solo!). Se dunque risiedete a Livorno, nelle zone limitrofe o siete comunque animati dalla voglia di dimostrare qualcosa e mettervi in gioco, passate il vostro materiale alla Videodrome Industries, al momento forse unica casa cinematografica indipendente che ha le potenzialità per concretizzare o quanto meno prendere in seria considerazione le vostre opere.
Il primo corto che oggi andiamo a recensire, diretto da Dario Albano non segna solo l’esordio del giovane regista, ma anche della produzione, la quale fino a questo momento aveva messo a disposizione solo dei trailer legate al cortometraggio che ora ci appresteremo a commentare e un “mini-corto” diretto da Federico Frusciante intitolato Delirio Onirico.
Interno Notte verte principalmente sulle paure e sulle angosce di un giovane attore confinato in una camera di albergo assieme ad una presenza, “l’altro”, che lo incoraggia a non fare la figura del vigliacco davanti alla troupe ed ai sui colleghi. Il nostro eroe tuttavia, anche a causa di farmaci e antidepressivi, appare sempre meno convinto di se, sempre più depresso fino a cadere in uno stato semi cosciente, dove alla fine, dovrà vedersela con se stesso, per non soccombere totalmente alla propria paura, per non farsi dilaniare dalle proprie debolezze.
Un Cortometraggio che ha indubbiamente un sapore Lynchiano, per atmosfere e tematiche (oniriche ed estreme) e che grazie ad una buona location ricorda anche Shining di Kubrick, in special modo strizza l’occhio a tutti quegli elementi che facevano dell’Overlook Hotel un posto estremamente claustrofobico e privo di vere e proprie vie di fuga. Alcuni dei movimenti di macchina inoltre aiutano molto a dare sensazioni affini, complice di ciò anche la sola ed unica presenza di un set puramente fatto da interni e con nessuna “via di fuga” che permetta allo spettatore di scorgere anche solo piccoli scorci di ambienti esterni. Un lavoro, dunque, sotto questo aspetto curato, ben orchestrato e ispirato, che non lascia spazio alla fantasia e permane Interno Notte di un’aria coerente con la storia che si appresta a narrare.
Anche tecnicamente il cortometraggio si attesta su un buonissimo livello, grazie anche a delle inquadrature ben realizzate e sempre nitide e amalgamante ad un montaggio che in gran parte funziona. Non mancano tuttavia alcune scelte tecniche di dubbio gusto e messe a fuoco sbagliate, poiché specialmente in una o due inquadrature le immagini appaiono fin troppo sfocate e mal disposte rispetto alla azione.
Quello che tuttavia si rivela essere il vero tallone di Achille di questo Cortometraggio è la storia, la quale se da una parte vuole dimostrarsi articolata surreale e complessa dall’altra risulta (volutamente?) fin troppo confusionaria e costellata di ingenuità di non poco conto nei minuti finali. Il problema principalmente sta nella poca attenzione verso alcuni particolari che non permettono di apprezzare il cortometraggio appieno, ma che alla fine fanno persino crollare un castello di carta ben elaborato e forse un po’ troppo pretenzioso.
Se Albano voleva mettere su una storia basata su una presenza fisica ed una astratta, che si trattasse di un fantasma o una allucinazione, giunti ai titoli di coda vien da pensare che l’esperimento sia riuscito solo a metà poiché quel che fa storcere il naso è principalmente la scelta di voler rendere corporea un qualcosa (in tal caso un allucinazione) che di fatto ( la storia ce l’ha insegnato) non può esserlo. Non è proprio giustificabile la motivazione di voler cambiare le carte in tavola e rivoluzionare per certi aspetti un topos del cinema e della letteratura in meno di 10 minuti senza dare una giusta profondità alla trama, si rischia purtroppo di mettere in cattiva luce tutto ciò che si è realizzato. Bisogna inoltre notare che il prodotto, per quanto proiettato in un ottica surreale e onirica non fornisce dati sufficienti a far capire (ad una prima visione, forse) che il personaggio interpretato da Lorenzo Paci non solo è una proiezione astratta della mente del protagonista (Braschi) ma è persino colui che, in teoria, il nostro sfortunato personaggio principale andrebbe a impersonare nel film a cui dovrebbe prender parte. Ve la facciamo ancor più semplice: La persona con cui il nostro eroe interagisce non è altro che la personificazione di colui che interpreterà, come se, in un qualche modo, Harrison Ford (attore) avesse davanti a se Indiana Jones (personaggio).
Senza voler andare a cercare il pelo nell’uovo e consci del fatto che questo sia il primo lavoro del regista, basterà dire che Interno Notte, a causa di queste sviste (la più grossolana nella scena finale), che persino se volute non possono essere giustificate o condivisibili, rischia di far apparire irreale persone e situazioni che di fatto in un primo momento dovrebbero essere reali, capovolgendo gli intenti del regista, mescolando e confondendo lo spettatore che alla fine comunque, che sia stato o meno attento, non riuscirà a scogliere il bandolo della matasse che lo si veda in un modo o in un altro e a rimanere soddisfatto. Pregio o difetto? Ai posteri l’ardua sentenza, sebbene anche i più grandi registi alla fine basano le loro articolate storie su un filo che se non segue per forza la linearità rimane comunque contraddistinto da una logica (sensata in modo oggettivo) o da una particolare attenzione che non lascia dubbi sull’operato (o quanto meno in minima parte) portando non solo ad apprezzare ma a credere a quel che si è visto.
Un’opera dunque che si rivela essere animata da una trama troppo elaborata, magari potremmo osar dire ambiziosa che cerca assolutamente di ricalcare stile e tematiche proprie dei grandi autori ma che magari, se fosse stata più con i piedi per terra, considerando che è un esordio, sarebbe risultata godibile e interessante, o quanto meno comprensibile. A concludere il cerchio citiamo infine una fotografia buona, ma non eccellente, ed un cast comunque ben diretto, dove a farla da padrone c’è Francesco Braschi appoggiato da un Lorenzo Paci che corto dopo corto migliora sempre di più e che lascia sempre meno spazio alla timidezza verso la telecamera buttandosi con coraggio contro l’obbiettivo. I risultati, anche se minimi, si vedono e si apprezzano. Molto soddisfacenti anche le (brevi) interpretazioni di Rebua e Scarparo.
Se dovessimo fare un sunto di tutto quello che si è detto su Interno Notte basterebbe dire che se da una parte Albano dimostra di saper gestire per molti punti di vista la camera e gli attori, dall’altra purtroppo lascia molto a desiderare dal punto di vista della storia e della sceneggiatura, la quale si dimostra complessa ed elaborata così tanto da apparire troppo poco chiara e in alcuni momenti priva di logica, non tanto per la storia in se, piuttosto per la scelta di alcune scene e scelte che fanno storcere il naso e che portano ad una conclusione che smonta (quasi) completamente l’interno cortometraggio. Sembra quasi che le buone intenzioni, in questo caso, ed il potenziale non abbiano trovato appiglio e la giusta concretezza con quel che si è realizzato ed è venuto fuori. Tutto questo, tuttavia, può essere giustificato in quanto Albano è per la prima volta dietro la macchina da presa e dunque inesperienza e presunzione forse hanno un po’ troppo rovinato una storia che mostra una trama fin troppo artificiosa. Ci si augura che i prossimi lavori, anche a costo di sacrificare una vicenda ben strutturata per una di gran lunga più semplice, appaiano meno aggrovigliati su citazioni e ambizioni per restare ancorati a terra, affinché risultino godibili e nella loro semplicità interessanti.
Interno Notte, primo corto della Videodrome Industriers è un esperimento che principalmente mette in luce il fatto che di sicuro i mezzi e la buona volontà ci siano e questi appaiano chiari così come altrettanto azzeccati siano gli attori e le persone coinvolte, ma questo è un esordio un po’ troppo ambizioso, un corto che fa partire la V.I. in sordina e che ci porta a procrastinare un verdetto soddisfacente, non tanto per l’organizzazione, ma piuttosto per le storie che si appresta a raccontare e produrre. Rimane comunque da dire che già da questa prima fatica il potenziale, sia individuale che nell’insieme c’è e si percepisce. Le Speranze, dopo tutto, sono le ultime a morire!
Claudio Fedele
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