In vista delle elezioni che si terranno i primi di Maggio presso l’Università di Pisa, Uni Info News vuole far conoscere gli attori che si sono messi in gioco per conquistare la fiducia dei giovani elettori.
A proposito della Mensa di Via Betti, sempre si formano file “infinite”, pensate che l’ex-convento Santa Croce in Fossabanda possa essere realmente una soluzione percorribile e ottimale? Pensate, se riuscirete a realizzare questo punto del programma, di spostare l’organizzazione esclusivamente nell’ex convento o nelle vostre intenzioni c’è l’utilizzo di entrambi i siti? Avete già avuto contattai con il Comune?
Sinistra per… ha individuato nell’ ex-convento di Santa Croce in Fossabanda una soluzione reale, non solo ai problemi degli studenti che vivono la zona Piagge senza una mensa adeguata, ma anche come una soluzione concreta all’emergenza abitativa che oggi vede in città circa 1500 studenti, su 3000 aventi diritto, senza il posto alloggio. Dopo una prima fase di totale chiusura da parte dell’amministrazione comunale è stato votato un ordine del giorno, con il quale si impegnava la stessa ad avviare degli incontri con l’ ARDSU al fine di valutare la fattibilità dell’operazione. Questi incontri e sopralluoghi ci sono stati e l’ARDSU ne ha resi noti i risultati: con un intervento di 300.000 euro, sostenibili dal punto di vista economico, è possibile ricavare circa 90 posti alloggio e la mensa. Sulla possibilità o meno di tenere attivi ambedue i siti sicuramente, data la numerosa affluenza, la soluzione ideale sarebbe mantenerli attivi; tuttavia sarà necessario fare successivamente valutazioni in base al personale a disposizione dell’ARDSU ed alla capienza della nuova mensa.
Intanto come Sinistra per… stiamo continuando la nostra petizione, in crescita di giorno in giorno, che abbiamo intenzione di presentare alla prossima riunione della Conferenza Università e Territorio (organo di incontro tra Università Comune e ARDSU) a sostegno delle nostre richieste.
Una problematica sentita dagli studenti è sicuramente l’assenza di un adeguato numero di aule studio. Avete proposto in più sedi che le aule del polo inutilizzate siano tenute aperte. Questa proposta com’è stata accolta dagli studenti? Sono accaduti avvenimenti spiacevoli come il divieto di utilizzo delle stesse da parte dei portieri? Come avete provveduto? E soprattutto gli studenti come devono comportarsi in tali situazioni?
Il modello da noi proposto, dell’ apertura delle aule inutilizzate, è un modello di gestione diffuso nei vari poli dell’università, sia in quelli dove le aule studio sono adeguate rispetto alla richiesta, sia in poli dove queste non sono soddisfacenti. Per quello che ci riguarda poter vivere il Polo aldilà delle lezioni è un diritto fondamentale che deve essere garantito. Infatti le aule aperte non servono solo come aule studio in senso classico ma potrebbero essere anche luoghi di confronto tra gli studenti e luoghi in cui ripetere per preparasi agli esami; attività che in aula studio non sono concesse. Inizialmente c’è stata forte resistenza da parte dell’amministrazione dell’ateneo ma grazie ad alcuni gesti di protesta, come prenotare le aule in qualità di rappresentanti per lasciarle aperte dimostrando un’alta affluenza, e dopo aver effettuato dei sopralluoghi con l’amministrazione, siamo riusciti ad ottenere l’apertura su richiesta delle aule inutilizzate. Sappiamo di rifiuti da parte dei portieri ma piano piano questa azione sta diventando una prassi e speriamo che, soprattutto in periodo d’esami, non ci siano problemi su questo. In ogni caso, qualora ci fossero delle resistenze da parte dei portieri, invitiamo gli studenti a spiegare la situazione e a segnalarci queste situazioni consentendoci di intervenire.
In che modo volete potenziare e favorire lo strumento delle “tabelle di congruenza”? Potreste spiegare ai lettori meno attenti che cosa sono queste tabelle?
Per quanto riguarda i 6 cfu a scelta libera gli studenti hanno la possibilità di sostenere esami anche all’esterno del dipartimento di giurisprudenza purché siano congruenti con il piano di studi. Per farlo fino all’anno scorso era necessario chiedere un’autorizzazione che veniva valutata da una commissione ad hoc, mentre le tabelle di congruenza che abbiamo fatto approvare introducono una seconda modalità: in esse è contenuto un elenco considerato a priori congruente, senza bisogno di valutazioni da parte della commissione, semplificando la procedura e dando certezze immediate allo studente. Per noi questo strumento va potenziato prima di tutto in due sensi: bisogna ampliare l’elenco di materie congruenti e bisogna promuovere questo strumento facendolo conoscere agli studenti.
Queste misure sono a nostro avviso un formidabile strumento per promuovere una formazione culturale del giurista che vada oltre le sole materie giuridiche.
La promessa della didattica alternativa 7+1 non è stata rispettata? Avete delle responsabilità in merito a questa mancanza? Cosa avete intenzione di fare affinché lo stato attuale delle cose cambi?
Questo per noi è un vero tasto dolente, per prima cosa dobbiamo ricordare che questa suddivisione è da anni presente, dopo una nostra proposta, nel nostro regolamento didattico e i docenti sarebbero tenuti ad applicarla. Sinceramente non abbiamo molto da rimproverarci perché siamo gli unici che ogni anno sollecitano una riflessione che porti all’applicazione di questa previsione regolamentare, anche se ci pare, spesso, di ritrovarci da soli in questa battaglia, dal momento che agli altri rappresentanti non interessa particolarmente questo tema (dopo aver votato la nostra proposta non l’hanno minimamente seguita) e molti docenti (non tutti) preferiscono l’insegnamento tradizionale e la didattica frontale.
In ogni caso non demordiamo e come ogni anno torneremo a chiedere l’applicazione di questa norma in tutte le sedi in quanto la consideriamo una questione di qualità della didattica.
Avete l’intenzione di portare avanti il riconoscimento della idoneità della lingua straniera attraverso la suddivisione dell’esame di inglese giuridico in due moduli. Concretamente ritenute opportuno dividere un esame da 5 CFU in due moduli? In che modo? Lo stesso sarà fatto per le altre lingue straniere?
La suddivisione è possibile senza troppi problemi in quanto consisterebbe nel dividere gli argomenti del corso tra una parte grammaticale (sostituibile con una certificazione di lingua almeno di livello B2) e una sul lessico giuridico. Un’impostazione non molto diversa da quella attuale, ma che permetterebbe il parziale riconoscimento delle certificazioni internazionali.
Per quanto riguarda le altre lingue sarà necessario valutare come sono impostati i corsi ma pensiamo che sarà possibile anche in questo caso lavorare al riconoscimento delle idoneità di lingua.
Volete implementare l’offerta formativa con l’introduzione di seminari e tirocini che permettano di coprire i sei crediti dell’esame a scelta libera. Potete parlarci meglio di questa iniziativa che è già realtà in altre università? Credete che possa realmente essere un motivo di formazione per lo studente? Non credete che molti potrebbero utilizzare questo strumento come una “scappatoia dal libro di testo” per impegnarsi meno?
I crediti a scelta libera dovrebbero essere usati per incrementare le competenze dello studente permettendogli di seguire le proprie inclinazioni e di completare la propria formazione culturale. Le modalità di applicazione sono varie e andranno meglio definite, ma in generale possiamo dire che i tirocini sono la possibilità di svolgere un’esperienza presso un ente pubblico o privato allo scopo di integrare il proprio percorso formativo mentre i seminari possono assumere le più svariate forme dall’incontro con le professioni a corsi tematici.
In nessun modo potrebbero diventare una “facile scappatoia” dal libro: anzi, probabilmente richiederebbero un fortissimo impegno da parte dello studente. Nella nostra idea, per quanto riguarda il tirocinio, si tratterebbe di 300 ore di lavoro seguite da una relazione, mentre i seminari prevedrebbero la frequenza obbligatoria e un lavoro di ricerca finale.
Avete osservato, giustamente, come lo studente iscritto al Dipartimento di Giurisprudenza acquisisca troppe nozioni teoriche e non possa applicarle. Volete che il Dipartimento stipuli una convenzione con l’Ordine degli Avvocati. Perché a vostro avviso ancora nulla si è fatto in questo senso?
Giurisprudenza è, storicamente, e soprattutto in Italia, una facoltà piuttosto “tradizionalista”. Lo studio del diritto ancora oggi, spesso, viene affrontato in modo statico, come se tutto rimanesse immutabile nel tempo, come se non avesse, costantemente, quotidianamente, ricadute fortissime sul mondo reale. Finisce, quindi, banalmente, che un neolaureato in giurisprudenza con il massimo dei voti conosca alla perfezione ogni singola disposizione di un codice, ma poi non sappia compilare un atto, una notifica, una lettera.
Il “Decreto Liberalizzazioni” del 2012 (Gov. Monti), prova, seppur con qualche limite, ad arginare questo problema consentendo di anticipare già all’interno della propria carriera universitaria 6 mesi del praticantato per l’ordine forense, in analogia con quanto previsto per altre professioni. Tale novità, però, non potrà vedere
la luce prima del 2015, quando MIUR e Ordine Forense faranno una convenzione quadro nazionale alla quale seguiranno le varie convenzioni locali.
Noi chiediamo al dipartimento di avviare gli incontri con l’ordine di Pisa il prima possibile in modo da potere attivare questa importante opportunità senza alcun ritardo rispetto alla convenzione quadro nazionale, ma vigileremo anche affinché siano fornite adeguate garanzie per gli studenti che vorranno usufruirne.
L’Erasmus è un importante strumento per la formazione universitaria. A vostro avviso che cosa manca a questo progetto? Proponete che l’erasmus automaticamente sia riconosciuto come attività a scelta libera da 6 CFU, ma quindi compie un’esperienza studio all’estero non potrà usufruire dei seminari e tirocini che nel vostro programma dovranno coprire i 6 dell’esame a scelta libera dello studente?
Riteniamo l’Erasmus fondamentale per la formazione universitaria e intendiamo promuoverlo il più possibile. In particolare le direttrici su cui intendiamo muoverci sono due: l’aumento dei cfu riconoscibili per chi sceglie di fare 9 mesi di soggiorno all’estero e l’aumento delle sedi (e quindi dei posti disponibili), in particolare in Paesi, come Regno Unito e Germania, che tanto hanno dato alla storia del diritto e il cui peso, attualmente, non è adeguatamente riconosciuto dai pochi accordi conclusi dal nostro Dipartimento. Per capirci, la Gran Bretagna conta 4 sedi, la Germania addirittura solo 2, contro le 21 della Spagna.
Per quando riguarda il riconoscimento dei cfu è necessario un chiarimento: ci riferiamo all’Erasmus Placement che consiste nel tirocini all’estero e che al momento non ha nessun riconoscimento in termini di crediti, nella nostra visione è necessario rendere possibile coprire i 6 cfu con attività di tirocinio e quindi non riteniamo che ci siano motivi per non procedere con una riconoscimento analogo per dei tirocini all’estero che durano vari mesi.
Per quanto riguarda il DILPA cos’è che manca nel settore dell’economia aziendale in riferimento al percorso di giurista d’impresa? Perché ritenete necessario un aumento del numero di esami nel settore tributario per la figura del consulente del lavoro?
DILPA è un corso professionalizzante e quindi crediamo che sia indispensabile prevedere esami a carattere specialistico. Per quanto riguarda il settore di economia aziendale ci riferiamo al nuovo regolamento che si baserà su due rose per ogni curriculum: nel caso di giurista di impresa, l’economia aziendale verrà inserita nella rosa più ampia e non in quella più ristretta non risultando quindi adeguatamente valorizzata. Rispetto a questo curriculum, comunque, esprimiamo soddisfazione per il fatto che questo semestre è stata accolta la nostra richiesta di attivare in questo ssd un esame di elementi di ragioneria. A livello generale possiamo dire che il nuovo regolamento, reintroducendo i curriculum, attua un buon miglioramento del corso, ma c’è ancora molto da fare perché le rose di insegnamenti continuano ad essere composte in modo piuttosto arbitrario.
Per quanto riguarda l’indirizzo di consulente del lavoro, diritto tributario è una materia per l’esame di stato e, allo stato attuale, anche se sono inseriti nel regolamento del corso due esami di questa materia, ne viene attivato solo uno (per ragioni di organico). Crediamo che questo sia un aspetto su cui investire, in particolare per quanto riguarda il diritto tributario delle imprese.
Quale ragione ha portato il Dipartimento a non tagliare le propedeuticità al DILPA? Non si tratta di una vera e propria discriminazione? Studenti di serie A e di serie B?
La risposta è piuttosto semplice: si tratta di una discriminazione priva di qualunque logica. Nel Consiglio di Dipartimento avevamo proposto di eliminarle per tutti i Corsi di Laurea, ma per quanto riguarda il Dilpa abbiamo dovuto riscontrare la ferma opposizione del suo Presidente di Corso di Laurea. A ciò va aggiunto l’ambiguo atteggiamento dei rappresentanti di Ateneo Studenti e dell’ex consigliere di Diritti a Sinistra (oggi tutti confluiti nella lista Universitas) che, fino al momento della votazione, hanno ripetutamente dichiarato di voler mantenere il sistema di propedeuticità allora vigente, evidenziando, addirittura, la necessità di doverlo rafforzare con ulteriori blocchi.
Insomma gli studenti di DILPA sono stati discriminati in conseguenza di un esito del tutto casuale di un consiglio di dipartimento, ma intendiamo far di tutto per rimediare il prima possibile.
Cosa pensate del test a numero chiuso? Uno strumento che favorisce i migliori o predilige un’elite?
Siamo assolutamente contrari, oltre a demolire l’idea di un’università di massa e a negare il diritto agli studi a molti studenti, si tratta di un sistema che ha ormai fallito ovunque sia stato applicato sotto un duplice aspetto: per prima cosa, nel nostro ateneo ha provocato solo crolli nelle iscrizioni (in alcuni casi mettendo a rischio la sopravvivenza stessa dei corsi a numero programmato) e un altro importante aspetto sono le ricadute sull’intera società, in questo è paradigmatico l’esempio di medicina dove il numero chiuso (aggravato dal doppio imbuto delle scuole di specializzazione) a breve causerà grossi buchi di organico al sistema sanitario nazionale. Non pensiamo che un sistema tanto fallimentare e basato sostanzialmente una selezione casuale debba continuare ad essere perseguito.
I problemi di sostenibilità in termini di personale e di strutture si risolvono con adeguati finanziamenti e non con la creazione di barriere all’accesso specialmente considerando che abbiamo un numero di laureati molto inferiori alla media europea. Riteniamo che l’unica selezione adeguata sia quella in itinere, che potremmo chiamare “naturale”: nel nostro dipartimento ad esempio, lo sappiamo, è piuttosto severa .
Queste sono le proposte che avete fatto. Gli studenti però vogliono sapere quali obiettivi negli anni siete riusciti a raggiungere. Potete farci un rapido riassunto?
Gli ultimi due anni sono stati particolarmente gravidi di novità, soprattutto per quanto riguarda la didattica. La vittoria più importante (e la più insperata) è stata quella sull’abolizione delle propedeuticità per gli esami opzionali e la loro forte riduzione per quelli obbligatori. Non dobbiamo però dimenticare come, nello stesso anno accademico ‘12/’13, siamo anche riusciti a “salvare” le prove intermedie, che rischiavano di essere totalmente abolite. A questo si aggiunge l’introduzione, a inizio 2012, del sistema delle tabelle di congruenza per gli esami a scelta libera sostenuti al di fuori del nostro dipartimento, e, molto di recente, la riforma del regolamento didattico di Dilpa, che sancisce la reintroduzione dei curricula.
Ringraziamo Sinistra per…, e in particolar modo Guido Parisi, del tempo concessoci, gli auguriamo un buon lavoro. Ci risentiremo presto, subito dopo le elezioni di Maggio!
Matteo Taccola
matteo.taccola@uninfonews.it
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