Recensione di The Counselor – Il Procuratore
Cormac McCarthy è riuscito a raggiungere la fama a livello internazionale grazie ai romanzi legati alla così detta “Trilogia della Frontiera”, La Strada (Premio Pulitzer 2007) e alla trasposizione dei fratelli Coen del libro Non è un Paese per Vecchi. I suoi racconti, nel bene o nel male, sono stati per ben tre volte trasportati sul grande schermo ed hanno riscosso un ottimo successo, così tanto che il suo nome è stato subito inserito tra quegli autori che servono a richiamare l’attenzione del grande pubblico una volta che un film o una serie tv si basa su una sua produzione scritta. Il caso vuole che McCarthy abbia scritto, recentemente, anche una sceneggiatura, fino ad oggi rimasta celata ad Hollywood e mai presa in considerazione. Ci ha pensato Ridley Scott, regista di Alien, Blade Runner, Il Gladiatore a prendere in mano un lavoro realizzato unicamente per essere messo nero su bianco sul grande schermo. Cosa sarà mai uscito fuori da questa collaborazione? Continuate a leggere la nostra recensione per saperlo!
Un lanciatissimo Avvocato (Micheal Fassbender), di cui non viene mai pronunciato il nome, in cerca di fortuna e ricchezza, dopo aver chiesto alla sua fidanzata, Laura, (Penelope Cruz) di sposarlo, accetta la proposta di un conoscente (Javier Bardem) legato alla malavita messicana, di portare un carico di cocaina del valore di 20 milioni di dollari dal Messico negli Stati Uniti. Credendo di poter uscire quando vuole dal mondo della droga, vede il suo successo e la sua vita andare progressivamente in pezzi.
The Counselor – Il Procuratore è un thriller altamente sofisticato, un’opera che pretende di essere vista con tanta attenzione da parte dello spettatore e che però non riesce, nel complesso, ad appagare e soddisfare appieno. La sceneggiatura realizzata da McCarthy stesso rileva ancora una volta tutte le tematiche e le fondamenta sulle quali si basa la sua filosofia di vita. Sotto questo punto di vista, l’ultima fatica di Scott, non si discosta molto dall’essere coerente con gli altri lavori già proposti al cinema che hanno come base delle storie dello scrittore americano; siamo messi ancora dinnanzi alla frontiera, questa volta però il confine rappresentato tra Messico e U.S.A. è quello dei giorni nostri riempito di colori saturi e sfumature ocra che ricordano il deserto e le aride pianure; vengono proposti personaggi ambigui e privi di qualsiasi virtù, che vivono i loro giorni in mezzo ad un’esistenza fatta di eccessi e affari loschi, tra sesso, perversione e alcool, guidati ciecamente dalla avidità e dall’arroganza; e inoltre c’è ancora un forte valore morale alla fine dell’opera che serve sia da monito che da specchio nei confronti della società di oggi. Tuttavia il problema principale dell’intera produzione è che ancora una volta una grande regia come quella di Scott non viene supportata da una sceneggiatura non tanto poco interessante, quanto macchinosa e troppo elaborata (per non dire astratta) che mal si adatta al grande schermo. Lo stile dello scrittore americano è supportato da una prosa tanto incisiva quanto arida, aspetti che magicamente riescono ad essere fusi in modo perfetto da McCarthy nelle sue storie scritte a macchina, mentre, sul grande schermo, qui le tante frasi e situazioni a volte non coinvolgono e appaiono troppo articolare, ricche di dialoghi che non riescono affatto ad esprimere concetti concreti e non portano ad un pathos che sappia attirare l’attenzione dello spettatore riguardo ciò che viene narrato.
Eppure, grazie ad un cast di primo ordine a volte sprecato ed in altre occasioni ben sfruttato come nel caso della femme fatale Malkina, interpretata strepitosamente da Cameron Diaz, The Counselor è un film che gode di una messa in scena notevole, una regia impeccabile ed una fotografia di gran lunga suggestiva, ma comunque, come è stato ammesso dal regista, con delle discrepanze e delle situazioni troppo poco chiare che purtroppo non giovano alla pellicola. I tanti tagli e le tante sequenze scartate in post produzione ne hanno fatto un lavoro che a volte nella sua vaghezza trova la sua massima debolezza, un lungometraggio che non conquista l’emotività di chi lo guarda e che sul finale riserva ben poche sorprese.
The Counselor – Il Procuratore poteva essere un ottimo film, ma ancora una volta Scott si ritrova tra le mani una sceneggiatura debole e difficile, obiettivamente, da gestire. Quel che ne esce fuori è un lavoro sempre ben curato sotto il profilo tecnico (dopo tutto stiamo parlando di un cineasta che ha sfornato capolavori, e non stiamo esagerando, del calibro di Blade Runner, Alien e cult movie altrettanto ottimi quali American Gangster o Thelma & Luise) ma che non trova una sua personalità ed incisività sul grande schermo, complice stavolta una trama tanto macchinosa quanto vaga che appare come uno dei peggiori lavori di Cormac McCarthy, il quale, forse, se l’avesse proposta come romanzo avrebbe quasi certamente portato alla luce una storia indubbiamente interessante ed appassionante date le sue ottime capacità di scrittore. Con un cast che non delude, ma nemmeno più di tanto riesce a convincere (sopratutto Fassbender che non sembra essere al top con una Penelope Cruz lontana anni luce dalle sue migliori performances) Il Procuratore probabilmente sarà ricordato come uno dei film minori del filmaker americano, magari anche ingiustamente perché sotto certi aspetti, nel complesso, è un film che merita di essere visto almeno una volta. Ad ogni modo concludiamo questo articolo nel consigliare chi legge questa recensione di iniziare con altre pellicole se volete: capire ed apprezzare il grande cinema di Scott e avere una chiara idea delle ottime storie che McCarthy riesce a creare.
Claudio Fedele
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