Introduzione
Il primo Tassello di Azione Generazionale è la “Teoria Generazionale”.
Il tassello generativo di tutti gli altri.
“Genera” perché si rivolge direttamente a noi come giovani, perché siamo noi che rigeneriamo la società.
Presentazione
La teoria (o prospettiva) generazionale si sviluppa con la “sociologia delle generazioni”. Uno dei suoi massimi esponenti è il sociologo tedesco Karl Mannheim (1928) che ha dedicato il suo lavoro alla sfera politica e partecipativa.
La prospettiva, in voga negli anni 60 e 70, in Italia e all’estero, ha perso rilevanza con l’emergere della “prospettiva delle transizioni” (di cui forse parlerò in seguito). Recentemente è tornata al centro dell’attenzione a seguito della crisi economica del 2008 e direi anche a causa del Covid-19.
L’uso del termine
Il termine “generazione” viene spiegato in relazione a due categorie o assi: quella “individuale-familiare” e quella “storico-sociale”. Con il primo, il concetto di “generazione” localizza l’individuo lungo una linea genealogica, ponendolo in rapporto con i suoi antenati e successori.
Sull’asse storico-sociale l’individuo viene situato in un insieme di persone nate e vissute in un dato periodo storico.
In questo contesto, definisco l’essere “congenerazionale”.
Spesso si utilizza il termine coetanea o coetaneo per parlare tra noi della nostra categoria. Questa parola però, riguarda soltanto coloro che condividono lo stesso anno di nascita e non rende l’idea rispetto alla folta popolazione a cui si riferisce la parola “giovane”.
Quindi, seguendo questo pensiero, mi sono inventato la parola “congenerazionale”, al plurale “congenerazionali“, per riferirsi a colui/colei/coloro che appartengono alla stessa classe generazionale.
Congenerazionale si usa tra giovani, adulti o anziani, appunto perché al cambiare dell’età della persona, cambia la sua collocazione generazionale.
Come “concittadine“, “corregionali” o “connazionali” sono parole composte da “con” + “cittadine”, “regione” o “nazione”, “congenerazionale” è una parola composta da “con” e “generazione”.
È una parola ideata per farti sentire insieme alla tua generazione.
La Teoria
La prospettiva di Mannheim utilizza tre elementi di interpretazione: l’affinità di collocazione, il legame di collocazione e l’unità di generazione.
L’affinità di collocazione si riferisce alla condizione storico-sociale oggettiva che accomuna tutti i nati e vissuti in quest’epoca. È un’affinità oggettiva che non dipende dalla nostra volontà e non determina, di per sé, alcun legame tra i coinvolti: “i singoli possono non essere consapevoli” delle cose “che rendono la loro condizione comune a quella di altri”.
Con affinità, quindi, si intende quelle situazioni oggettive comuni a tutti i giovani situati nel nostro tempo e territorio, in relazione a precise circostanze (lavorative, scolastiche, ambientali, economiche, sociali, culturali, politiche ecc.).
Il legame di collocazione, invece, è un passo ulteriore.
Implica un maggior livello di coscienza che consiste nella “consapevolezza di partecipare ad un destino comune”.
È formato attivamente dal giovane e dalla sua capacità riflessiva, ove percepisce i suoi problemi come comuni ad altri suoi “congenerazionali”.
Secondo Mannheim, quando si sceglie un tema sul quale sviluppare un pensiero come collettività, quel legame su quel tema si chiama “legame di generazione”.
In questo senso, si può vedere come “coscienza generazionale” che guarda ad esigenze e tematiche di cui vogliamo avere consapevolezza.
Il nostro legame di collocazione livornese è la coscienza generazionale situata, quella sviluppata sui temi e le questioni che ci stanno a cuore: dalla questione Venezia, agli spazi giovanili o ai servizi connessi alla Scuola ed alle Associazioni.
Pertanto, sempre secondo il sociologo, i gruppi che si confrontano sulla stessa problematica storica o sociale, formano diverse “unità di generazione”: gruppi concreti di riflessione.
Ad esempio, le realtà come “Consiglio Comunale dei Giovani di Livorno”, “Associazione Oltre”, “La Scuola di Carta”, “la giovanile di Libera Contro le mafie”, “UniInfoNews”, “Casa del Popolo Heval” o altri gruppi informali, che si confrontano sul problema degli spazi giovanili a Livorno, formano tante Unità di Generazione.
In questo caso il legame di generazione è “gli spazi giovanili livornesi”, ma può anche essere l’ambiente, la Scuola o altro.
Lo scopo
Con l’applicazione della teoria possiamo dire che le realtà informali, collettive, associative, partitiche o istituzionali giovanili, sono già di per sé unità di generazione. Il legame di generazione, però, non esiste ancora.
L’obiettivo è creare tanti legami di generazione, quante sono le problematiche che i giovani evidenziano. A partire, quindi, dalle situazioni e dai bisogni che ci riguardano.
Prima di entrare nel merito delle modalità di ricerca di questi bisogni, vorrei condividere con voi, l’approccio alla teoria che credo si debba utilizzare. Questo approccio si manifesta nella Prospettiva Generazionale di Unità Costituzionale, di cui parlerò nel prossimo articolo.
Marco Pacini