21 Novembre 2024

Guerra e moda.

Due immagini agli antipodi: la seconda ci fa pensare a cose belle, la prima a tutt’altro.
Eppure non sono due mondi completamente distanti: quando c’è la guerra, la moda non sta mai in silenzio e non rimane sicuramente invariata.
La prima guerra mondiale scoppiò nel mezzo della Belle époque, periodo di splendore e ricchezza anche nell’ambito del costume.
I vestiti del tempo erano ricchi di merletti, pizzi e ornamenti, ma tutto venne spazzato via dalla grande guerra. Gli uomini furono a scendere in campo e le donne dovettero, a loro volta, prendere in mano le attività dei mariti. Per forza di cose, gli abiti si accorciarono e si semplificarono per rendere più agevoli i movimenti. La moda, che non si fa mai trovare impreparata, coglie le nuove tendenze proponendo nuove linee di abiti semplici e comodi. Durante gli anni 40, quindi nel mezzo della seconda guerra mondiale, il costume subì, di nuovo, un cambiamento drastico. A causa della crisi, occorreva sfruttare al meglio le materie prime e si parlava di cibo come di stoffe, le quali venivano razionate dallo stato.


Lo stile cambiò e durante quegli anni si videro tailleur molto “militarizzati”: gonne al ginocchio o pantaloni a sigaretta e spalle quadrate. Ancora una volta, la moda non si lasciò abbattere e proprio in quegli anni nacque, ad esempio, la casa di moda del grande Salvatore Ferragamo, che fu capace di sfruttare al
meglio le poche stoffe che poteva avere creando grandi capolavori con “piccoli” materiali come il capretto italico. In America, invece, prese piede l’economico jeans, adesso simbolo indiscusso di stile. Con la fine della seconda guerra mondiale, la moda rifiorì con personaggi del calibro di Dior ed Armani e da allora ha continuato ad evolversi accompagnando l’uomo nei periodi belli e brutti. Periodi belli, come il boom economico degli anni ‘60 e periodi brutti, come quello che stiamo
vivendo adesso.

Il 24 febbraio 2022 il presidente della Russia Vladimir Putin, alle 4 del mattino (ora italiana), ha annunciato ufficialmente l’inizio di una operazione militare speciale per difendere le repubbliche separatiste del Donbass. Il resto, purtroppo, lo sappiamo tutti. L’Ucraina è colpita da oltre due settimane da bombardamenti continui che hanno tolto la vita a moltissime persone, civili compresi. Stiamo vivendo, come ha affermato il neo-presidente degli USA Joe Biden “un assalto senza
precedenti”, e le conseguenze saranno altrettanto drastiche.

E la moda?
Anche stavolta, il mondo dello stile, non se ne sta in silenzio. Sono moltissime le aziende che si sono mobilitate nei giorni scorsi con donazioni e solidarietà. Balenciaga, ad esempio, ha eliminato tutti i suoi post Instagram passati per sostituirli con un post raffigurante la bandiera ucraina. Kering, l’azienda madre, ha annunciato che farà una generosa donazione all’UNCHR (agenzia delle nazioni unite per i rifugiati.) Prada ha dichiarato di avere come priorità i colleghi che si trovano in ucraina e si è unita alle donazioni, seguita anche da Gucci.

Persino la Camera della moda italiana ed il gruppo L’Oréal si sono impegnati a donare milioni di euro. Inoltre, molti marchi sportivi, ad esempio Nike, hanno dichiarato di aver smesso di produrre e consegnare prodotti alla Russia e Adidas ha sospeso la sua partnership con la Federcalcio russa, rapporto che andava avanti dal 2008.E questi sono solo alcuni dei nomi delle maison di moda che si sono mobilitate per aiutare l’Ucraina a superare questo momento critico. Al contrario di quanto si possa pensare, il mondo della moda non è solo estetica e frivolezza ed ancora una volta ha dimostrato di essere solidale e perfettamente calato nella contemporaneità, nel bene e nel male.

 

A cura di Gaia Guidi

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