21 Novembre 2024

 

Il giorno 4 aprile 2021 Vjosa Osmani è stata eletta Presidente della Repubblica del Kosovo.

Questo rappresenta un traguardo importante per il giovane stato balcanico, indipendente dal 17 febbraio 2008, ma come siamo arrivati all’elezione di Vjosa Osmani presidente?


Il cammino non è stato per niente facile, servivano 80 persone presenti nel parlamento con 61 consensi; il Primo ministro Albin Kurti, è andato a trovare un deputato di sesso femminile (Adelina Grainca, votata nel comune di Ferizaj) nel Partito Democratico del Kosovo, partito questo nemico al movimento Vetvendosje (il primo partito più votato con oltre il 55% dei consensi, ottenendo l’appoggio sia dai cittadini kosovari presenti nel territorio kosovaro e sia da quelli presenti nella diaspora).

Dopo tanti tentativi, solo al 3 round, siamo arrivati alla vittoria di Vjosa (71 pro su un totale di 82 voti ), un cambiamento importante e un successo per il futuro del Paese.

In questo quadro si trova pure la Signora Saranda Bogujevci. Ma chi è la Bogujevci? Aveva 13 anni quando fucilarono 14 membri della sua famiglia,  sopravvisse e la curarono in Inghilterra, a Manchester. A 18 anni testimoniò contro gli Skorpioni, i paramilitari serbi che avevano cercato di ucciderla.

Ora ha 35 anni, è diventata deputata del suo Paese ed è uno dei volti del nuovo Kosovo. Dicono che Saranda Bogujevci sia fatta di ferro, anzi che non ci sia uomo più duro di lei in tutto il Kosovo.

Lei è stata fotografata davanti al muro di casa a Podujevo, i buchi dei proiettili nell’intonaco grigio. Saranda aveva 13 anni quando i serbi fucilarono 14 membri della sua famiglia, la mamma, la nonna e due fratelli davanti a quel muro e le lasciarono in corpo 16 proiettili credendola morta. Invece si salvò, con tre fratelli piccoli di cui si sarebbe poi presa carico, fu portata a Manchester, operata e curata per mesi. Poi, a 18 anni appena compiuti, divenne testimone nel più importante processo per crimini contro l’umanità mai messo in piedi a Belgrado, che portò alla condanna dei famigerati paramilitari Skorpioni – fu convocata in Serbia sul banco dei testimoni da Natasa Kandic, avvocata straordinaria cui i nazionalisti di notte riempivano la segretaria telefonica di messaggi chiamandola pure “puttana” e che invece, all’estero, candidarono al Nobel e come una Kill Bill senza spada si vendicò guardando negli occhi il suo aguzzino.

Oltre a loro, troviamo altre due donne che nella loro vita ne hanno passate tante.


La prima è la deputata del Movimento Vetvendosje (Autodeterminazione) Vasfije Krasniqi. Nata nel 1982, la Krasniqi, è la prima donna ad aver testimoniato per gli abusi subiti dai paramilitari serbi nel conflitto Kosovaro.

Questo orrore lo ha subito sul proprio corpo all’età di 16 anni.

Dopo aver vissuto in Texas,  è però tornata in Kosovo ed riuscita a entrare nel partito del primo ministro Albin Kurti, riuscendo ad imporsi come nuova figura del governo.

 

La seconda ed ultima, ma non certo per importanza è Donika Gërvalla. Suo padre Jusuf Gërvalla (attivista politico) è stato perseguitato dalla polizia jugoslava nel lontano 1980. Dopo che il padre fu assassinato il 17 gennaio 1982 a Untergruppenbach nello stato tedesco del Baden-Württemberg, la famiglia fuggì a Tirana, nella capitale dell’Albania.

La lotta di protesta l’ha proseguita in Albania fino al 1992 , quando è tornata finalmente in Germania, per proseguire i propri studi, conseguendo in seguito, la laurea in giurisprudenza ad Amburgo. Oltre agli studi, la politica ha rappresentato un punto forte, da sempre legata alla Lega Democratica del Kosovo, LDK (partito formato dal Dottor Ibrahim Rugova).

Il 2015 è stato fantastico per la Signora Gërvalla, visto che è stata eletta Presidente di questo partito in Germania. 6 anni più tardi, nel 2021 è entrata in gara alle elezioni sotto il partito di Kurti, Vetvendosje, riuscendo ad essere eletta come deputata del Kosovo. Questo successo femminile , rappresenta nel Kosovo il cambiamento, oltre al sesso, anche sotto la leadership del Paese, con il movimento Vetvendosje che rimane l’ultima speranza per i cittadini kosovari.

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