Oriano Niccolai è stato addetto alla stampa e alla propaganda del PCI per cinquanta anni.
Cinquanta anni che ci ha fatto ripercorrere con una mostra voluta dall’ Istoreco per omaggiare la sua lunga carriera.
I visitatori vengono accolti da fili rossi, che guidano secondo un percorso, e manifesti (allestimento creato da Elena Martongelli).
La mostra viene intitolata “Rosso Creativo”, parole che usò Luciano De Majo per definire Oriano. E’ stata allestita a villa Henderson, a Livorno, dal’ 8 al 22 Novembre e ha visto esposti 41 manifesti cartacei e altri 120 proiettati su schermi led inseriti nel percorso.
Attraverso il percorso si è potuto riscoprire il volto poliedrico di Oriano: dai pionieristici approcci, nei primi anni Cinquanta, fino alle campagne elettorali ideate a partire dagli anni Sessanta per la federazione nazionale e le varie federazioni regionali. E poi una selezione per grandi tematiche (il lavoro, la pace, le donne, i giovani) e i focus sulle Feste dell’Unità e sull’evoluzione delle tecniche nella grafica.
I manifesti di Oriano sono un’idea di pace e giustizia sociale da combattere a colpi di caratteri e di slogan confezionati nel “nido delle aquile”, come i compagni chiamavano la sua stanzetta all’ultimo piano della federazione a Livorno, allora in via Mazzini.
Odore di inchiostro che si mescolava a quello delle sigarette, macchie di vernice, seghetto, colla, legni e matite sul tavolo.
E a proposito di individualismo, di cui ho tanto parlato con il mio precedente articolo, Oriano firmava pochissimi manifesti con il suo nome poiché pensava che “conta il partito, non il singolo”. Frasi come questa, oggi, non se ne sentirebbero neanche se si piangesse in aramaico antico.
Un tuffo attraverso la storia che emoziona i più nostalgici ma anche chi, il partito, non l’ha mai conosciuto o non ci si è mai voluto accostare perché questo è il percorso di uno spirito puro, molto raro di questi tempi volti per lo più all’ideologia del solo denaro.
Ciò che ho notato della mostra è che tutti i temi che si trovano nei manifesti sono temi tutt’ora trattati e tutte le lotte che si cercavano di incoraggiare sono lotte contro sistemi e/o fatti tutt’ora esistenti.
La differenza principale è che oggi non si vedono tutti i giorni manifesti riguardanti la realtà sociale e politica ma si viene bombardati solamente durante le varie campagne elettorali (proprio di questi giorni le primarie del PD).
Si deduce dai manifesti che annunciavano congressi, feste dell’unità, ma addirittura assemblee, che il partito comunista teneva molto al confronto e soprattutto alla partecipazione degli cittadini.
I manifesti che ho riportato qui sopra sono per me il segno di un serio impegno civile e di come il Pci si schierasse la maggior parte delle volte a favore delle minoranze. Il lavoro del partito, quindi, non si restringeva solamente a manifestazioni e congressi, ma aveva un effettivo riscontro nelle varie realtà cittadine.
Dopo questa sfilza di foto penso che si intuisca facilmente ciò di cui andrò a parlare.
La questione femminile è fortemente presente nei manifesti di Oriano. Tutt’oggi si sente parlare di “questione femminile” (a mio parere in modo errato visto che la “questione” secondo me è prettamente maschile, ma di questo avrò tempo di parlare), ma a quanti di voi capita di leggere assiduamente manifesti di partito che riguardino questo?
Della violenza sulle donne e del maschilismo ne parlano prettamente i collettivi e le associazioni, appunto, femministe.
In questi anni ho sentito parlare pochissimo di maschilismo da parte di politici e partiti, probabilmente perché ormai si ritiene che i due sessi siano ormai alla pari (nonostante poi si debba sentire affermazioni come “Ravviso che lei è sempre più bella che intelligente” , frase rivolta a Rosy Bindi, e continui commentini sul fisico e sulla bellezza delle politiche, cosa che non avviene per i politici e chissà come mai).
Dunque dopo queste immagini si capisce l’immenso lavoro a cui Oriano si è dedicato trovando la perfetta sintesi di un messaggio, le parole chiave e le immagini più suggestive e di impatto.
Tra i manifesti più celebri di Oriano c’è quello sopra riportato. Non è la prima volta che Oriano inserisce “la libecciata” di Giovanni Fattori nei suoi manifesti. Fu proprio Bruno Magno, celebre grafico, ad ispirarcisi per pubblicizzare la Festa , unendo però i due simboli delle città in un’unica immagine: la Torre che si riflette nel mare, dunque rovesciata.
Fortunatamente a Livorno ogni tanto compaiono eventi come questo, a cui vale la pena partecipare anche solo perché, obiettivamente, riflettono un’ epoca storica e uno dei partiti più importanti e che più hanno influenzato la storia italiana.
Una mostra che mi ha fatto molto riflettere e di cui ho apprezzato non solo il lato politico ma anche il lato artistico e, a dirvela tutta, che ho trovato bella anche solo per gli occhi.
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