21 Novembre 2024

I nomi dei candidati sindaco di Livorno sono stati quasi tutti annunciati, la campagna elettorale sta entrando nel vivo, e in mezzo al nascere di nuove liste politiche, programmi e idee, resta al centro di tutto una sola cosa: il futuro di Livorno. È difficile farsi un’idea completa della città, dei suoi bisogni, persino dei suoi problemi, figuriamoci allora delle soluzioni. Per questo ho deciso di parlare di quattro temi centrali nel futuro della città, ponendo ai candidati sindaco sette domande che richiedono risposte concrete e realizzabili per impostare un lavoro che, non in cinque, ma almeno in dieci anni, porti Livorno a un nuovo corso di sviluppo e crescita, che possa dare nuove prospettive soprattutto ai giovani.

Il lavoro

Se guardiamo alla Livorno del 2014 e alla vecchia campagna elettorale, il ricordo che ho più vivo è stato quando nel salone del Cral ENI, nell’ultimo incontro tra i candidati sindaco organizzato dal Tirreno, venne chiesto a Filippo Nogarin quale fosse il punto più importante su cui darsi da fare. “Lavoro, lavoro, lavoro” rispose Nogarin. Ad oggi quel lavoro promesso dov’è?


Come politiche del lavoro Livorno è rimasta pressoché ferma, e anzi, se consideriamo la situazione nazionale e internazionale forse c’è stato netto un peggioramento. Era un periodo difficile il 2014: avevano appena chiuso la TRW e la Delphi, erano a rischio anche molte attività commerciali, si iniziava a sentire forte anche il contraccolpo derivante dalla privatizzazione della gestione della forza-lavoro in Porto.

Interporto di Guasticce

In seguito al crollo del settore industriale e manifatturiero a Livorno sono rimasti disoccupati molti operai o lavoratori non specializzati, molti giovani laureati o diplomati in materie tecnico-scientifiche sono stati costretti a andarsene dalla città, altri invece sono rimasti a casa senza far niente, se non lavoretti saltuari. In parallelo però tra Livorno e Guasticce si è sviluppata l’area vasta logistica che unisce la Darsena Toscana del Porto di Livorno e l’Interporto di Guasticce in un’unica grande rete strategica. Ma non finisce qui: Livorno è piena di edifici del demanio comunale vuoti, da ultima l’area che dal Rivellino arriva fino agli ex Macelli Comunali.

Area del Rivellino e degli ex Macelli

Una buona prassi allora potrebbe essere quella di usufruire di questi spazi in una logica di riqualificazione urbanistica, mirando al rilancio del lavoro in città. Diversi imprenditori in questi anni hanno chiesto spazi dove aggregare imprese nuove, spazi collegati al trasporto ferroviario, per favorire chi viene da fuori città. Tutto questo non sembra impossibile, ma presenta un problema: chi investe deve trovare terreno favorevole da parte dell’amministrazione. Ecco che torna centrale più che mai il tema dei rapporti tra pubblico e privato. Il Comune dovrebbe interagire con i privati in un’ottica di sinergia e pianificazione strategica, senza respingersi, ma collaborando attivamente. In questa ottica forse è anche centrale il recupero dell’intermediazione: serve cioè tornare al dialogo frequente con i corpi intermedi, ai tavoli di dialogo e alla pianificazione tra interessi diversi. Serve una sinergia nuova, strategica, tra pubblico e privato, che sia interessata al futuro della città.

Ecco allora la prima domanda ai candidati sindaco: per favorire le condizioni per un nuovo piano del lavoro, come intendete procedere in un’ottica strategica e cooperativa? E soprattutto in questo senso quale sarà la logica che guiderà il legame tra pubblico e privato? Servirà pensare a nuove sinergie in una logica di area vasta?

In questo punto devo inserire una postilla: non ho inserito una sezione sulla questione sociale perché a mio avviso è nel lavoro che va risolto tale problema. Abbiamo visto tutti quanto sia stata fallimentare ad esempio l’idea di sperimentare il reddito di cittadinanza a Livorno. È chiaro a tutti che con un aumento del lavoro riusciremo a risolvere gran parte della povertà cittadina, nonché delle emergenze abitative, ad esempio.

Porto

Il Porto di Livorno è da sempre settore strategico e inscindibile da qualsiasi politica che riguardi il lavoro, e più in generale il futuro della città. Il futuro del Porto richiede investimenti urgenti per poter ospitare le navi di carenaggio superiore, e restare almeno nel range di “porto regionale”, se questi investimenti non saranno fatti in pochi anni, la prospettiva è quella di un progressivo calo delle merci transitanti, e quindi di un deterioramento che potrebbe divenire irreversibile. In questo scenario c’è un’opera fondamentale che porterebbe con sé molti risvolti: la Darsena Europa. Un’opera i cui costi complessivi si aggirano intorno ai 2 miliardi di euro, ma che permetterebbe l’approdo di navi più grandi e un implemento del carenaggio complessivo di circa di un milione e mezzo di tonnellate l’anno.


I problemi che porta con sé questa infrastruttura sono essenzialmente tre:

1) Dove trovare i soldi da investire in questa opera? Sarebbe anche possibile dare in concessione spazi agli investitori in cambio dei finanziamenti, ma con quali certezze di ritorno dell’investimento?

Progetto Darsena Europa

2) La questione ingegneristica e quella amministrativa. La prima di notevole complessità, vista la portata dell’opera, richiederà un lavoro all’avanguardia che farà lievitare notevolmente i costi. La seconda, quella amministrativa, relativa alle Porte Vinciane, cioè le “porte-dighe” del Canale dei Navicelli, che essendo tenute aperte dal Comune di Pisa, riversano una notevole quantità di fango e detriti nell’area interessata. Bisognerà accordarsi con il Comune di Pisa? Sicuramente sì.

3) L’indotto derivante dall’infrastruttura: una simile opera avrà una ricaduta significativa nell’organizzazione logistica e lavorativa, non solo del Porto di Livorno, ma anche nelle dinamiche occupazionali del territorio. In questo senso non si può prescindere dal pianificare tutto nel dettaglio: un piano regolatore degno di un aumento del transito delle merci in città, nuove imprese legate all’opera, eccetera. In questo senso Darsena Europa è strettamente legata al punto che riguarda il lavoro.

Ma facciamo un passo indietro, Darsena Europa permetterebbe al Porto di Livorno di diventare uno dei porti più grandi del Mediterraneo, se non addirittura di Europa, avvicinandosi a Rotterdam e Amburgo, ma richiederà investimenti e pianificazioni che ad oggi non sappiamo se a livello nazionale e cittadino sarà possibile attuare. L’alternativa è allora quella di relegare Livorno ad essere un porto regionale, ma anche questa dinamica richiederà uno sforzo tempestivo da parte dell’Autorità Portuale, e di tutte le Istituzioni competenti (Ministero dei Trasporti, Regione e Comune). In questo senso il Comune non può pensare a tutto, ma può avviare un lavoro serio destinato a prendere una scelta piuttosto che un’altra, e lavorare sull’indotto.

Ecco allora la seconda domanda, tanto generica quanto da approfondire: in questa ottica qual è il futuro del Porto di Livorno?

Ambiente e mobilità

In questi anni abbiamo assistito alla questione di Aamps, una società risanata, un sistema dei rifiuti nuovo – il porta a porta – spesso osteggiato dai livornesi, ma comunque funzionante. Parallelamente il Sindaco Nogarin ha promesso la chiusura dell’inceneritore in pochi anni, senza fornire alternative sulla destinazione dei rifiuti da incenerire. Una delle tipiche promesse i cui effetti sono impossibili da valutare oggi, ma a cui un futuro Sindaco dovrà pensare bene.

Ecco allora la terza domanda: quale futuro per il sistema dei rifiuti?

Ma proseguiamo con un esempio virtuoso, non tutti i livornesi sanno che nell’ottica di ridurre le emissioni delle navi transitanti in Porto, Livorno si è dotata di un sistema innovativo e d’avanguardia, fortemente voluto dall’Autorità Portuale: è un sistema che permette di collegare le navi – attraverso dei “cavi giganti” – ad una centrale elettrica in Porto, permettendo alla nave o alla crociera di spegnere i motori una volta approdata, e dunque di ridurre quasi a zero le emissioni, che oltretutto richiedono altissimi costi di monitoraggio. Questo è un sistema all’avanguardia, che pone le basi in scelte coraggiose e lungimiranti del passato. In questo senso andava anche la promessa di Nogarin del favorire un trasporto pubblico gratuito per tutti i cittadini. Questa promessa per diversi fattori non si è realizzata, ma la città in molti punti è stata cambiata in modo da sfavorire l’uso delle auto, che però non è calato.

In questo senso sorge la quarta domanda: parlando di uno stretto rapporto tra mobilità e politiche ambientali, come andrà impostato il futuro di Livorno?

Altra circostanza dalla quale non si può prescindere è quella della sicurezza idrogeologica del territorio. Ci ricordiamo tutti dell’alluvione del 10 settembre 2017, e tutti sappiamo quanto sia un tema sempre più centrale. Uno dei progetti fondamentali sarà lo stombamento del Rio Maggiore, che passerà a cielo aperto da Via Cattaneo a Via dei Pensieri (a lato del Campino di atletica), poi dietro alla curva nord dello stadio, dove dividerà in due il parcheggio, continuerà poi in Via Rodocanacchi, Via Toti e infine sarà tenuto sotterraneo a Barriera Margherita ma con una tombatura nuova. Ad ogni incrocio con una via sorgerà un ponte nuovo.

Vecchio ponticello sulla foce del Rio Maggiore

Questo progetto è importante per la nostra città, anche perché dagli studi effettuati sulla tombatura del fiume post-alluvione è stata rilevata una situazione critica: soprattutto in zona stadio, sotto il parcheggio, ci sono problemi strutturali dovuti all’infiltrazione dell’acqua nel suolo provenienti dalla tombatura. Questo cosa vuol dire? Che se non si interviene si creeranno crepe e voragini, e potrebbe persino crollare la strada. La parola d’ordine in questo senso è agire subito. Ma quello del Rio Maggiore è solo uno dei tanti problemi del territorio, che si mischiano al fenomeno dell’abusivismo, della scarsa manutenzione, e spesso anche dell’incuria del nostro patrimonio naturale, soprattutto quello boschivo e collinare.

E quindi ecco la quinta domanda: i candidati come intendono affrontare la questione idrogeologica a Livorno?

Cultura e turismo

Livorno è una città con una storia culturale interessante e particolare, ma spesso poco valorizzata. Puntare sulla cultura a Livorno non vuol dire entrare in competizione con città quali Firenze, Pisa, Lucca o Siena, ma valorizzare le particolarità storiche e attrattive della nostra città, come l’eredità culturale lasciata da artisti e letterati del passato. Magari favorendo il famoso “turismo di ritorno” o facendo leva su quella percentuale di croceristi che resta in città, lavorando in sinergia con la Porto 2000 e perché no, sfruttando i laureati in materie umanistiche e linguistiche per ideare nuovi percorsi di storytelling culturali e turistici.

E allora la sesta domanda è: se in questo senso sia possibile elaborare una strategia di sviluppo del turismo in un’ottica culturale?

Dall’altro lato Livorno è percepita come un ambiente culturalmente e artisticamente prolifico, quelli che mancano però sono spazi e luoghi di aggregazione, che mettano a frutto questi talenti musicali, culturali e artistici in un’ottica sinergica e strutturata. Servirebbero luoghi di aggregazione, ma soprattutto capitali, e un lavoro di pianificazione strategica mirata all’accrescere questa fucina culturale. In molti reclamano ad esempi l’esigenza di una sorta di “Livorno Film Commission” o di nuovi “Studi Pisorno”.

La settima domanda allora è se sia possibile favorire una tale aggregazione mirata ad un rilancio dell’arte e della cultura a Livorno, e in caso come.

Il terzo punto è sempre il solito: valorizzare gli edifici del demanio, riqualificandoli e mettendoli a disposizione di questo settore. Un po’ come è stato fatto dalla Giunta Cosimi e proseguito da Nogarin, con il progetto dei Bottini dell’Olio, che al netto delle difficoltà finanziarie e di gestione, è comunque una grande risorsa culturale restituita alla città. Dunque è evidente che abbia ancora senso continuare a riqualificare gli edifici storici piuttosto che costruirne di nuovi, su questo punto la domanda ha una risposta ovvia.

 In conclusione

In conclusione, avrei potuto ampliare questo articolo con altri punti salienti, quale ad esempio la questione sociale, il nuovo ospedale, il piano urbanistico, il tema della sicurezza, tuttavia se ho scelto questi quattro punti è perché non solo ritengo che questi siano temi fondamentali e strategici per il rilancio della città, ma soprattutto perché sono legati indissolubilmente a un tema ancora più importante, che è quello dei giovani.

Una città che non investe sul proprio futuro è una città che non è fatta per i giovani: una città destinata a inabissarsi lentamente, per poi morire. In questi anni ho assistito alla fuga dei migliori cervelli tra i miei coetanei, e se qualcuno ha scelto comunque di rimanere, lo ha fatto per amore della propria città, ma anche nell’amarezza dell’accontentarsi. Se da una parte questa dinamica è più che normale nei tempi che corrono, penso che non debba divenire la prassi.

Allora ecco il senso del mio appello ai candidati sindaco: il tempo di agire è ora. Servono risposte celeri, servono sinergie, e soprattutto servono tanta passione e molto coraggio. Da giovane interessato alla politica, e innamorato profondamente della mia città, dico senza riserve che meriterà il mio voto non solo chi saprà convincermi di più su questi cinque temi, ma anche chi dimostrerà maggior passione nel volerli affrontare, senza chiudersi ad aiuti esterni. Invito tutti i candidati a rispondere a questo appello.

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